25 - per il venticinquennale della messa in onda su Italia 1

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No, non sono un'emula di Jack Bauer, anche se il doppiatore in comune ci sarebbe... no, è che tra poche ore, il I marzo, ricorrerà il venticinquennale della prima trasmissione di Lady Oscar su Italia 1.
25 anni fa.
Come passa il tempo, verrebbe da dire.
Preceduta da pubblicità anche sui giornali, su Oggi e Gente (fregati a mia nonna) "Le incredibili avventure di una splendida fanciulla travestita da ufficiale alla corte di Versailles" recitava il foglio, dagli splendidi disegni, che già mi avevano catturato e costretto a passare in fibrillazione i giorni precedenti, mi precipitai dalla lezione di danza per vedere, curiosa, decisa (come ogni volta che ho "svoltato" nella mia vita), pronta a mollare (senza indecisioni!!!) la rognosa Isabelle de Paris che andava in onda alle 19,45 su Rete 4 e di cui quella sera andava l'ultimo episodio (era una serie breve, come Jeanie dai lunghi capelli, di cui l'algido remake - niente di paragonabile - è andato pochi anni fa, orario pranzo, su Italia1). E così mollai Isabelle, pallosa, prosaica, scontata pure nel dramma. I disegni non erano paragonabili, la cura realizzativa era superiore, quelle splendide scene disneyane e che mi ricordavano così tanto il primo episodio di Lulù, la ragazzina piena di energie arakiana anch'essa, poi, quella scena incredibile di loro due seduti di fronte allo specchio d'acqua, quei discorsi che anche a noi era capitato di fare, adolescenti, indecisi, rabbiosi, scorati, incompresi, soli (anche tra mille uomini, per citare il sommo Harlock nel doppiaggio di Gianni Giuliano). La sorpresa di trovare la voce di Actarus invecchiata al babbo (!!!) e tante altre cose, compreso il sommo Massimo Rossi, che avevo avuto la fortuna di vedere in intervista l'estate prima su TVQ per Terence e Shia (la cassetta è ancora nel mio fondaco). Venne la primavera, il trauma prima dell'episodio 26, con l'ansia per la sorte di André (era la prima volta che un protagonista veniva gravemente menomato), poi dell'episodio 28, perché fino ad allora le coppie dei cartoni non erano così, erano statiche e teoriche, non si strappavano la camicia, non si baciavano. Poi venne la pasqua di Barcellona, quella con la mia prima incursione in Francia, col giornalino con Oscar e André in copertina sotto il cuscino e la cassetta con l'episodio 28 ascoltata in cuffia per tutto il viaggio, coi ladri nell'albergo e i trans nelle Ramblas. Poi, il trauma dell'ep. 37, perché era chiaro cosa stavano combinando i due e io ero rossa d'imbarazzo, perché non me l'aspettavo, e poi vedere la scena con mio fratello presente, figuriamoci! Poi, l'attesa.
Poi fu l'estate col merchandising, il Corrierino coi fumetti e le interviste a Cinzia de Carolis con quelle belle foto. Per Oscar e André mi adattai in effetti a leggere il Corriere dei Piccoli, che, fino ad allora, avevo disdegnato - salvo alcuni numeri su Candy e immagini del film di Cyborg 009 in un servizio sull'animazione perché ero sempre curiosa di capire come si facessero i cartoni: leggevo Topolino, non mi piaceva leggere cose scritte per bambini, detestavo la Pimpa e la Stefi, non mi è mai piaciuta la letteratura per bambini, ho sempre pensato che ci siano testi validi in universale e non ghettizzanti o scritti per - lo trovo ipocrita, come se i bambini siano scemi e non in grado di capire. Mi adattai pure a sopportare la trasformazione di Candy Candy, che ospitava Lady Oscar in originale (la prima volta che ho letto il nome dell'autrice, finalmente!!!), in Candyssima e simili, io che ero allergica a robe come Cioè e che, mentre le mie compagne di classe sbavavano per Miguel Bosè, Alberto Camerini, Richard Sanderson e Pierre Cosso, mi rifiutavo di vedere pure roba adolescenziale (Il tempo delle mele l'ho visto per la prima volta nell'89!) e passavo senza soluzione di continuità dalle musiche operistiche al repertorio del balletto alle sigle dei cartoni, con una lieve digressione per il poetico e straniante Mario Castelnuovo (che continuo a seguire) e poi per Guccini. Insomma, pur di seguire i nostri, mi adattai a una rivista che sembrava sempre più stipata di modelle bambine e trucchi, cose senza sostanza, e sempre meno di immagini di fumetti, che invece erano quelle che mi interessavano (schiavi già allora della moda...). Sempre di quell'estate, il Bimbumbam in cui Oscar rispondeva alle domande dei lettori con filmati a cui Cinzia aveva prestato la voce. Mi toccò così sopportare le invasioni dei tre conduttori sui cartoni, il fatto che spesso non sapessero di cosa trattavano, e pure l'ignobile Uan!!! Che cosa non si fa... Ci fu, anche, l'invenzione sul Corrierino del compleanno di Oscar il 28 luglio, l'episodio in cui André le regalava un tamarrissimo anello (con brillante) di fidanzamento (maro', che cattivo gusto!!!). La falsa promessa su Italia 1 della seconda serie. Invece, arrivò l'album Panini, dolorosamente e prima che lo svelasse la replica, completa, stavolta, degli ultimi tre episodi, con la fine. La morte.
Fu tremendo leggere come finiva. Leggerlo in anticipo. Ma, col senno di poi, non oso pensare cosa sarebbe stato scoprirlo dalla tv. Tra l'altro l'album non svelava i particolari, il come, quindi ogni attimo di quegli episodi fu una cosa indescrivibile.
Fu come perdere due persone care. Anzi, togliamo quel "come". Lo è ancora.
Ma quel I marzo 1982, ancora non sapevo. Tutto era ancora possibile. Tutto era, ancora, all'inizio.

Laura, I  marzo 2007

pubblicazione sul sito Little Corner del marzo 2007

prima pubblicazione su http://blog.littlecorner.it/ del I marzo 2007 http://blog.littlecorner.it/archivi/2007-03-01.html

 

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