Cercando il Sole

 

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"Vieni o straniero, nella grande Napoli, godi mentre l'attimo fugge, scorda i desideri delusi e i tormenti che un demone ha tessuto nella tua vita, impara a godere, ad essere felice e poi muori." A von Platen 1826

Napoli e la regione Campania sono ormai a tutti i livelli e a buon titolo una delle porte dell'Europa colta e fonte di iniziative che sono di stimolo creativo e culturale per tutte le generazioni.

La nostra regione e Napoli, in particolare, sono da sempre faro di cultura sia per le bellezze naturali sia per la presenza di scienziati, letterati, filosofi e quant'altri a vario titolo son arrivati nella nostra terra e hanno avuto modo di conoscere la nostra gente.

L'Italia con le sue bellezze e le ricchezze artistiche che essa possiede è stata sempre meta di viaggi in tutte le epoche, ma, soprattutto nel XVIII e XIX secolo, essa è stata meta preferita da tanti viaggiatori che, partendo dall'Inghilterra, dalla Germania, dalla Francia o da altri paesi del Nord, sceglievano le nostre terre per cercarvi il Sole, che spesso coincideva non solo con il calore e la luce, cosi generosa dalle nostre parti, ma anche con l'Amore, con l'amicizia e l'innamoramento di alti ideali quali la libertà, la fratellanza tra i popoli e l'eguaglianza tra le classi sociali. Questo ed altro spingeva i viaggiatori fin verso Napoli ed oltre e grazie ad essi oggi abbiamo delle splendide descrizioni di paesaggi, di costumi e di usi che altrimenti sarebbero caduti nell'oblio.

Il Grand Tour, come si chiamava in modo pomposo ed immaginifico il viaggio fatto fino in Italia, è, senza dubbio, uno degli eventi culturali più studiati e ricchi dì notizie per quanti vogliono approfondire o solo accostarsi ad autori famosi ed importanti come Byron, Shelley, StendhaI, Goethe, Sade, Lamartine, solo per citarne alcuni tra i più conosciuti.

"Regge, giardini e fontane" è il prosieguo di un lavoro già sperimentato che ha visto al lavoro docenti, studenti e operatori culturali nel progetto "Cercando il Sole", sostenuto dall'Assessorato alla Cultura della Regione Campania. Obiettivo principale del progetto è quello di far riavvicinare i giovani ed i meno giovani alla storia della città, per riacquistare la memoria di eventi, quali il Grand Tour, che, per quanto conosciuto, è sempre fonte di studio e di ricerca in molti campi della formazione dei giovani.

Napoli, capitale dell'arte e della cultura, delle contraddizioni e della solidarietà deve ritrovare l'orgoglio della sua storia e della sua origine. Il lungo lavoro della trasmissione della memoria storica, della rielaborazione culturale degli eventi, della formazione dei cittadini, passa attraverso progetti che si rivolgono ai giovani e li formino gradualmente promuovendoli dal punto di vista umano e culturale.

"Regge, giardini e fontane" vuole essere solo uno di questi momenti: la ricerca storica, architettonica, artistica, letteraria, sui luoghi più significativi che emozionarono i viaggiatori del Grand Tour, è stata occasione di scoperta di storia e recupero di orgoglio culturale per quanti hanno fatto parte del Progetto e per quanti ne avranno benefici in ricaduta formativa.

La ricerca delle tracce e dei percorsi reali vissuti dai viaggiatori del Grand Tour si è coniugata con la riflessione storica e letteraria ed è diventata ricerca interdisciplinare. Il raccordo con il primo progetto "Cercando il Sole", che ha coinvolto gli Istituti "Isabella d'Este", il Conservatorio di Musica "San Pietro a Maiella", I.P.I.A. "Casanova", il Dipartimento di Studi Asiatici dell'IDO e l'ISEF, è stato ideale nei temi che hanno in comune il periodo storico, il metodo di ricerca e le metafore che riportano alla lettura di elementi vitali come "sole-acqua", percorsi fondamentali dell'avventura dell'uomo.


 

Durante il 1700 e la prima metà dell’’800 si riversò in Italia un grande numero di viaggiatori stranieri che vi si recavano per rendere omaggio ai grandi del passato e per cercarvi le fonti che li avevano ispirati,

Napoli era tra le mete d'obbligo, una capitale della cultura europea, a dispetto dei suoi problemi politici e sociali delle classi sociali ultime che non avevano speranze di promozione umana e sociale.

Napoli ha avuto sempre una sorte contraddittoria, reputazioni contrastanti e una storia tutta ancora da leggere per cercarvi la verità su quanti l'hanno dominata, sfruttata, ma anche resa grande, come capitale della cultura europea nei secoli scorsi.

Qui potrete leggere solo alcune parti di lettere e diari di quanti, viaggiatori nel Grand Tour, hanno cercato e trovato nella nostra città le radici della cultura classica, i motivi che avevano ispirato Virgilio, Petrarca, Boccaccio, Tasso e decine di altri Grandi a sceglierla come riferimento e fonte di ispirazione e a cercarvi la bellezza, l'amore, l'amicizia, il calore...

Da "Graziella" di A. Lamartìne 1830 - "Finalmente, dopo essermi saziato di Roma, volli vedere Napoli. La tomba di Virgilio e la culla del Tasso mi ci attraevano in modo particolare. Per me i paesaggi sono sempre incarnati dagli uomini. Napoli era il Virgilio e il Tasso. Mi pareva che avessero vissuto fino a ieri e che le loro ceneri fossero ancora tiepide... Pregustavo col pensiero Posillipo e Sorrento, il Vesuvio e il mare, attraverso l'atmosfera della loro bella e tenera genialità."

Napoli, dunque, era una grande capitale, riconosciuta come tale da personaggi come StendhaI che scrive nel febbraio del 1817: "Forse perchè Napoli è una grande capitale come Parigi, trovo così poco da scrivere... sono ricevuto in casa dalla Principessa di Belmonte,...con perfetta cortesia, come lo sono stati prima di me cinquecento stranieri e duecento lo saranno l'anno prossimo. Con qualche sfumatura di differenza, il tono è quello delle buone case di Parigi. C'è maggiore vivacità e soprattutto più rumore qui... Napoli è l'unica capitale d'Italia; tutte le altre grandi città sono delle Lione rafforzate."

I napoletani non sempre hanno fatto onore alla loro città e appellativi come "lazzaroni e scansafatiche, gente sporca e disordinata, litigiosi, imbroglioni" non mancano nei diari di illustri visitatori. Poco o nient'affatto clementi con i nostri antenati, ma come sempre, non bisogna fare di tutta l'erba un fascio...

"E' possibile che ci siano qui motti intrighi come negli altri paesi, ma c'è un riservatezza esteriore che mi piace. Da quello che si vede, i Napoletani, contrariamente all'immagine che ci si è fatta di loro, mi sembrano una razza migliore dei Romani o (e mi permettete di dirlo) dei Fiorentini." "Non trovo la gente così selvaggia come me la rappresentavano e ... penso che potrei trovare qui tanta compagnia quanta ne desideri." Lady Montagu 1740

"Tutti lavorano fino a sera, poi si danno al divertimento: gli uomini prendono il loro Colascione (una specie di liuto) o la chitarra (poiché tutti suonano) e vanno in giro per la città o sulla spiaggia a godersi il fresco, talora cantando nel loro dialetto... Le donne siedono davanti alle porte suonando il cembalo." Thomas Gray 1740

Quasi un secolo dopo l'impressione è anche migliore. Lady Blessington, viaggiatrice sensibile e raffinata, ci ha lasciato pagine stupende del suo viaggio a Napoli: "Le strade di Napoli presentano di giorno l'aspetto di una festa, con l'animazione e gli allegri vestiti del popolo e le folle che si accalcano. Da nessuna parte il flusso della vita sembra scorrere così velocemente come qui: non come la densa e torbida marea che scorre lungo Fleet Street e la Strand a Londra, ma una corrente che irradia luce mentre corre." (13 Agosto 1823 "The Idler in Italy")

E poi l'amore e le donne... Lasciamoci incantare da due famosi personaggi che certamente di bellezza si intendevano: "Le donne sono generalmente ben fatte, ma eccessivamente libidinose; il popolo così gioviale e incline alla musica che. i giovanotti quasi universalmente suonano la chitarra

cantando e componendo canzoni in lode delle fidanzate è vanno a lavorare nei campi portandosi il violino; sono felici, arguti e geniali: tutte cose che io attribuisco alla qualità dell'aria." John Evelyn 1645

Shelley a Napoli nel 1818, si trova a passare per Toledo, dove il giovedì e venerdì santo la polizia dell'epoca proibiva il passaggio ai carri e alle carrozze per permettere il passeggio...niente di nuovo sotto il sole... "I saw in that occasion a greater display of female beauty than I had ever seen in this metropolis, and I acquired a better opinion of the Neapolitan fair sex...". "The Neapolitan women are generally short, and inclined to enbonpoint, their beauty is that of the rose in its full expansion, no timid half-opened bud, but a proud full spread blossom, warning the admirer of its approaching decay. Their complexion is very sallow, with a strong tinge of yellow on many, fine eyes, black hair, noses generally aquiline, prominent chins, and mouths rather wide. There are few regular beauties to be seen, but those few are the finest cast." Shelley ("Italy and the Italians" 1818)

"lo vidi in quell'occasione la più grande esposizione di bellezza femminile che non avevo mai visto in questa città e cosi acquisii una migliore opinione del bei sesso napoletano..." "Le donne napoletane sono generalmente basse e tendono all'enbonpoint; la loro bellezza è come quella di una rosa nella sua piena fioritura, non timida come un bocciolo semiaperto ma quel pieno orgoglio che il fiore esibisce così avvertendo l'ammiratore che sta per appassire. La loro carnagione è olivastra con una marcata sfumatura di giallo, con bei occhi, capelli neri, i nasi generalmente aquilini, menti sporgenti e bocche piuttosto carnose. Ci sono poche bellezze regolari da vedere, ma quelle poche sono di prima qualità."

Non trascuriamo poi l'amicizia, quel senso di cordialità che è appannaggio di tutti i ceti sociali e che fa del Napoletano un gentleman in ogni occasione di solidarietà. Persino un puritano ombroso come Milton, in visita a Napoli per incontrare i circoli letterari famosi della città come quello degli "oziosi", non può fare a meno di lodare il Marchese Manso, nobile, cattolico praticante, che pur con fa prudenza dovuta per quei temi, gli è vicino con cordialità durante il suo soggiorno a Napoli:

"Durante il mio soggiorno, Manso mi diede prove particolari del suo interessamento. Da lui fui trattato nel modo più amichevole per tutto il tempo che rimasi lì. Lui stesso mi accompagnò a visitare tutta la città e mi condusse al palazzo del viceré, e più di una volta venne a trovarmi in albergo." Milton 1638

Il clima, poi, oggi come ieri è il riferimento costante nelle lettere di scrittori come Shelley 22 dicembre 1818 (Letter to T. Peacock):

"The climate is delicious, we sit without a fire, with the Windows open and have almost all the production of an English summer. The weather is usually like what Wordsworth calls "the fìrst fine day of March"; sometimes very much warmer, though perhaps it wants that "each minute sweeter than before", which gives an intoxicating sweetness to the awakening of the earth from its winter's sleep in England."

Intelletti arguti, spiriti raffinati, pronti a cogliere, per sensibilità e per abitudine acquisita, gli aspetti salienti del mondo circostante, i "viaggiatori-cronisti" costituiscono una categoria a sé stante nella multiforme e società dell'età illuministica.

In apparenza si proponevano come disimpegnati rampolli di una ricca nobiltà o di una alta borghesia fortunata, alla ricerca di nuovi stimoli attraverso viaggi lunghi nello spazio, ma soprattutto nel tempo; nella realtà, però, questi turisti ante litteram operavano con mansioni ben precise, al servizio delle grandi aristocrazie europee desiderose di conoscere, grazie a preziose e particolareggiate cronache, le realtà sociali, economiche, culturali delle corti straniere, in particolare di quelle esaltate dall'immaginario artistico. E il viaggio organizzato con cura sin nei minimi particolari per non trascurare nulla nel processo della conoscenza, era il più delle volte verso sud, verso l'affascinante Italia, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, verso la terra del sole-"cercando il sole",- appunto - nella più mediterranea delle città europee, la Napoli dalle molte facce, provincia di tante soffocanti dominazioni, prima, finalmente capitale di un regno, poi.

Nascono racconti carichi di suggestioni, gouaches letterarie del colore di un popolo dalla prorompente energia creativa, che, nella fantasiosa confusione dei suoi Orfanotrofi, aveva saputo, da una parte, portare avanti il retaggio di un virtuosistico melodramma serio e, dall'altra, creare il modello europeo del teatro comico, abilmente giocato sul filo sottile di una elegante ironia." V. De Gregario. Direttore del Conservatorio di Musica "San Pietro a Maiella" Napoli.

A Napoli la Musica, ha sempre fatto parte del patrimonio artistico e culturale del popolo. Non solo le bellezze naturali, il clima e l'amore spingevano gli uomini del Nord, soprattutto Inglesi verso Napoli, ma la musica, l'opera, il San Carlo che proprio nel periodo di massimo splendore del Grand Tour era il luogo dove si ritrovavano gli stranieri per godere la bella musica e le belle voci. Nei salotti della Napoli bene, tra cui spiccava quello famoso degli Hamilton, si faceva musica, ci si incontrava, si parlava di politica, di affari e... di altro.

Charles Bouirney organista, compositore di musica teatrale e strumentale, scriveva nel 1770, nel suo "Viaggio musicale in Italia":

"Mi recai al teatro San Carlo alla prima rappresentazione pubblica dell'opera di Jomelli, il "Demofoonte" Mr. Hamilton mi aveva riservato un posto nel suo palco, ma non presenziava alla rappresentazione, tuttavia il suo palco era affollato, soprattutto di Inglesi: i Signori Fullerton, Methuin, Brydone, Forbes, Solly,...

Le feste, poi, erano fastose e lunghe fino a notte fonda... Anche Stendhal, innamorato di Napoli, era solito fare le ore piccole in buona compagnia."

La vita musicale napoletana deve essere stata assai simile al movimento inquieto, all'attività levantina, alla forma desistenza godereccia e non meditata, alla partecipazione timorosa e invadente alla vita locale, alla teatralità in bilico tra sostanza e apparenza, all'astuzia commerciale, alla buona fede di fondo, al carattere caleodoscopicamente variopinto della città." R. Wagner

C'era miseria, ma il popolo cantava e nei salotti si faceva musica, si respirava arte.

Napoli è anche la città dell'aria salubre, della speranza di guarigione dalla tisi che nei secoli scorsi ha fatto vittime illustri:

Laurence Steme nel 1766, ad appena un mese dall'arrivo a Napoli scrive alla figlia: "io mi sento infinitamente meglio di quanto fossi prima e spero di avere aggiunto almeno dieci anni alla mia vita con questo viaggio in Italia. Il clima è divino e trovo in me nuove sorgenti di vigore." e poi ornai prossimo alla fine, sogna Napoli: " Andrò a Napoli e vedremo se l'aria non rimetterà in sesto questo povero scheletro." (Lettera a J. Wodehouse)

Walter Scott, ormai stanco, debilitato e prossimo alla fine arriva a Napoli nel 1831: "Quale speranza di guarigione? lo penso nessuna, quando cerco di tracciare il cammino di questa malattia, che così gradualmente ha danneggiato la mia salute. Se riuscirò a sedere su un ponte guardare il Vesuvio, sarà tutto quello che posso sperare." 25 ottobre 1831

Lasciare Napoli è un tormento. Essa torna nella mente e nei cuori dei viaggiatori che ne parlano cosi: W. Beckford, autore di "Italy, with sketches of Spain and Portugal", viaggiatore certo non clemente con molti degli aspetti della nostra città, dice nel 1782 quando la nostalgia si fa più forte:

"lo desidero ardentemente ritrovare le brezze napoletane e rimpiango ogni giorno di più il fragrante boschetto di Portici e le scogliere vicino alla rotta di Posillipo, dove solevo trascorrere ore ed ore tentando di scoprire l'accesso a quei luoghi sotterranei."

Il fuoco, il Vesuvio è un altro degli elementi che affascinavano i viaggiatori stranieri.

Sentiamo cosa dice Goethe nel 1787: "Le nubi avvolgevano due terze parti di quest'ultima sommità...Fumigava da tutte le parti...I vapori erano cosi densi che io non riconoscevo le mie scarpe...lntanto io so almeno quanto sia difficile respirare in tale atmosfera."

"Il Vesuvio proprio di fronte: la lava corrente, che si vedeva già rosseggiare, essendo il sole da qualche tempo tramontato. cominciava ad indorare il fumo che l'accompagnava; rimbombava la montagna, sormontata da una spessa e immobile nuvola, i cui diversi agglomerati venivano a ogni nuova eruzione solcati come da balene, e rischiarati a rilievo di là fino alla spiaggia una striscia di fiamma e di vapori infuocati; e tutto il resto, il mare e la terra, le rupi e le campagne, visibili nel crepuscolo della sera; in una tranquilla trasparenza, in una magnifica calma."

E Alphonse Lamartine, l'autore di "Grazìella" scrive nel 1830

"Fate che io riveda quella riva felice dove Napoli specchia in mare d'azzurro le sue case e i suoi colli, quegli astri senza nubi, e fiorisce l'arancio sotto il cielo più puro. Senza più indugi, andiamo, voglio vedere ancora il Vesuvio, il suo fuoco uscire dalle acque, voglio dalla sua vetta contemplare l'aurora; voglio, guidando il passo di colei che adoro, scendere come in sogno da questi colli ridenti, seguimi sulle sponde di quel golfo tranquillo, torniamo a quelle spiagge che abbiamo conosciuto, i giardini di Cinzia, la tomba di Virgilio...E dal tempio di Venere presso i ruderi sparsi. Laggiù sotto gli aranci, sotto la vigna in fiore, ove flessuoso il pampino al mirto si congiunge e intreccia sul suo capo una volta di fiori, al suono delle onde, al mormorio del vento, soli col nostro amore, soli con la natura, vita e luce per noi avranno più dolcezza."

 

 

Naples and the Campania Regìon have always been a beacon of culture thanks to the region's natural beauty and the presence of writers, philosophers, artists and scientists who came here on the Grand Tour. The natural and artistic heritage of Italy has always attracted travellers, but in the XVII and XIX centuries it was the favoured destination for visitors from the North looking for the Sun, not only warmth and light, but Love, friendship, liberty and brotherhood. All this brought travellers like Byron, Shelley, StendhaI, Goethe, Sade, and Lamartine to Naples on the Grand Tour and their diaries, letters, sketches and accounts have left us vivid descriptions of customs and traditions that would otherwise have been lost.

The students from Liceo Garibaldi have chosen extracts from the letters and diaries of the Grand Tourists who found the roots of classical culture in our city, those very elements that inspired Virgil, Petrarch, Boccaccio, Tasso and many others to chose the city as a reference point and a source of inspiration, to look here for beauty, love, friendship and warmth..." "Palaces, gardens and fountains" is the continuation of the project "Looking for the Sun" financed by the Assessorato alla Cultura of the Campania Region. Its principal goal is to bring the spirit of the Grand Tour to young Neapolitans, to re-kindle the memory of the city's history.

Naples, a capital of art and culture, of contradictions and solidarity, must rediscover a sense of pride in its history and origins. The transmission of a sense of history and the cultural re-interpretation of events can take place through projects for young people that promote the human and cultural heritage of the city. Retracing the steps of the Grand Tourists and historical and literary study have come together to become truly interdisciplinary.

 

 

Ringrazio sentitamente i Dirigenti Scolastici e, per loro tramite, i Docenti e gli Studenti degli Istituti napoletani che hanno collaborato con il Liceo Garibaldi alla realizzazione del progetto, in particolar modo il Conservatorio di Musica "San Pietro a Maiella" e l'Istituto Professionale "Isabella d'Este", ai quali si deve gran parte del merito per l'ottima riuscita dell'iniziativa.

   La motivazione didattica della scelta del tema "Regge, giardini e fontane" in Grand Tour come fulcro di una ricerca interdisciplinare, deriva non solo dal convincimento dell'opportunità di agganciare lo studio della storia, nel senso più ampio del termine, allo specifico della tradizione del contesto storico, artistico, antropologico della città di Napoli, ma dall'esigenza, alla base del P.O.F. del Liceo Garibaldi, di proporre agli Studenti un corso di studi che sia autenticamente per-corso per viaggiatori aristocratici, in modo che la ricerca di una sintesi armonica tra cognitivo e formativo consenta loro la progressiva conquista di un umanesimo nuovo che, senza rinnegare i valori perenni del passato, sappia trovare risposte adeguate alla sfida del terzo millennio.

 

La Dirigente Scolastica del Liceo "Garibaldi"

Filomena Rinaldis

  

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Ultimo aggiornamento: 05-05-03

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