Calma e pacatezza (alle poste)

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-=Introduzione=-

 

Data di ideazione : 14 settembre 2006

Ultima modifica : 08 marzo 2008

 

 

-= Calma e pacatezza (alle poste) =-

 

L'ufficio postale era affollato quel giorno. Era sabato. Ma a ben pensarci era sempre così: tranne che in rari casi, a qualsiasi ora ci si andasse si trovavano poche persone agli sportelli e decine e decine in attesa dietro di loro.

Pensionati che attendevano la possibilità di ritirare la pensione, altri che speravano di prelevare o versare dai propri libretti postali. E poi ancora gente con bollette in mano, con lettere da spedire, vaglia postali, raccomandate, lettere minatorie, pacchi contenenti antrace... Alcuni anche con posta non propria da riconsegnare. Nessuno invece era lì per acquistare uno qualsiasi dei prodotti che l'azienda tentava di vendere: cd musicali, calendari, collezioni di francobolli, film…

Dopotutto, da quando in qua le poste erano divenute un centro commerciale?

Probabilmente il frutto di accurate analisi di mercato, di riflessioni e domande a cui le Poste Italiane avevano cercato di dare risposta.

Una risposta sbagliata.

E al contempo persisteva nell'offrire alla clientela un servizio scadente, inefficiente. Era più che evidente osservando le espressioni dei clienti in coda: alcuni erano lì dentro da pochi minuti, molti erano in attesa da ore. Una graziosa signorina, addirittura, stava allattando un bambino, concepito, portato in grembo e partorito in attesa del proprio turno.

Secondo alcune voci poi, qualcuno degli anziani era entrato in pensione mentre attendeva il suo turno per pagare una bolletta truffa della Telecom.

Ma di questo, gli operatori al di là del vetro non si curavano.

Come dargli torto? Non era mica colpa loro.

Certo, un po' di responsabilità l'avevano pure ma non era un loro problema. Anzi, sembrava che se la passassero benone nonostante la moltitudine di gente e tutti gli sportelli recanti la scritta “Aperto”.

Beh, in effetti quelli presidiati erano solamente due o tre, ma anche questo sembrava non essere un problema loro.

Alla fin fine, i clienti in fila non avevano idea delle oscure dinamiche legate all'inutile burocrazia, alle nuove regole antiterrorismo (i vecchi di oggi non si sa mai cosa ti possono combinare...basta una pastiglia sbagliata al mattino e poi…), a insensate dinamiche postali che prevedono la compilazione di moduli e moduli, ambigui e mal pensati da riconsegnare completi in tutte le loro parti perché possano poi essere inseriti nel cestino.

Per non parlare delle pause caffé o delle chiacchiere spensierate mentre sul volto dei clienti solo una maschera di sentimenti, un tragico miscuglio di sconforto, follia e odio furibondo per il tempo perduto e che mai più verrà recuperato.

Ingrati! Dovrebbero ringraziare perché invero è solo in luoghi d'inutile attesa come quello che hanno modo di esercitare quella virtù che solo i forti possiedono!

Non tutti però la pensavano allo stesso modo, o come minimo, non lo pensava l'uomo appena entrato.

Indossava un passamontagna nero: solo gli occhi chiari di un colore grigio verde e la bocca con cui minacciare erano scoperti.

Non appena entrò, il suo fedele kalashnikov parlò per lui una raffica di saluti e una benevola presentazione. I proiettili forarono il soffitto mentre la gente prendeva ad urlare terrorizzata!

“State zitti, figli di puttana! Zitti!”

Un'altra raffica in aria e poi il fucile puntato ad altezza d'uomo.

Si fece silenzio, solo il respiro degli ostaggi e qualche singhiozzo.

Il nuovo arrivato incuteva paura tanto era il rancore che dimostravano i suoi modi e quei suoi folli occhi chiari.

“E ora a terra! Tutti!”

La sua voce ruppe il silenzio con violenza. Loro malgrado, tutti i presenti gli obbedirono.

Alcuni piangevano temendo il peggio, altri erano sbiancati e non riuscivano nemmeno a respirare. Il cuore degli anziani pompava forsennato tanto che già qualcuno di loro era prossimo a raggiungere la soglia infarto.

Ma all'uomo non importava niente, non gliene fregava proprio nulla di quei perdenti in coda alle poste!

Anzi, a passi decisi si diresse verso uno degli sportelli presidiati.

Avanzava osservando ora a destra ora a sinistra: qualcuno avrebbe potuto addirittura tentare un gesto eroico ed insensato.

Per cosa poi?

Per i soldi che in quel luogo circolavano?

Per i dati sulla privacy con tutta probabilità già ripetutamente violati?

Oppure per il posto in fila che da ore stoicamente mantenuto?

Ma nessuno si mosse: lo temevano come la morte.

“Tu!”

Glaciale, l'uomo si rivolgeva ora ad una delle operatrici, una signora paffuta dall'accento meridionale che tremava e piagnucolava accovacciata a terra in un disperato tentativo di nascondersi all'aggressore.

“Tu! Alzati, presto!”, nonostante la presenza del vetro separatore teneva il fucile puntato verso di lei, correggendone poi l'inclinazione della canna fino a posizionarla all'altezza della fronte della donna alzatasi in piedi. Ribellarsi era vana follia: sarebbe bastato un colpo o due a mandarlo in frantumi e a colpirla.

Lei, tremante e spaventata, con gli occhi lucidi, teneva le mani in alto in segno di resa.

“Presto ti ho detto! Non farmi incazzare, stronza! Avvicinati!”

Sempre più terrorizzata si avvicinò al banco: pochi centimetri la separavano dalla canna del fucile.

Cosa voleva da lei quell'uomo?

I soldi dell'ufficio postale?

I dati di qualche conto?

“Prendi!”

L'uomo le passò dei fogli attraverso lo spioncino: lei li osservò stupita.

Non riusciva a comprendere le intenzioni dell'aggressore.

“Muoviti!”, l'uomo tornò ad urlarle contro mentre al contempo si guardava a alle spalle. Quindi sparò qualche colpo in aria: iniziava ad innervosirsi

L'operatrice chiuse gli occhi d'istinto e si irrigidì. Poi riprese il controllo e con mani tremolanti afferrò le bollette che l'altro gli aveva allungato.

“Muoviti!”, nuovamente la voce bassa e carica di rancore del criminale.

E mentre lei inseriva i dati al terminale lui controllava che nessuno degli altri si muovesse.

“State calmi, ok? Tra poco sarà tutto finito…”, disse loro.

Poi, rivolto all'operatrice: “Allora? Hai fatto? Quant'è?”

Cosa? L'operatrice non si capacitava di quel che stava accadendo…

“Quant'è?”, le chiese di nuovo.

“Ah, ecco…sono 317…”

“317??”

“S-si..sono 317 euro e 45 centesimi…”

Col fucile sotto il braccio, recuperò il denaro dal portafoglio e lo porse alla donna. Ebbe un po' di difficoltà con i centesimi per via del fucile che rischiava di cadergli ma alla fine ce la fece, senza inutili spreco di proiettili per di più.

“Ha messo tutto, vero? Anche quella dell'Enel?”

“Si, si, ho messo tutto”, la risposta dell'operatrice sempre meno spaventata e al contempo sorpresa.

“Perfetto! Arrivederci allora!”, afferrate le ricevute delle bollette, la salutò con cortesia. Un attimo dopo era fuori, diretto verso la propria auto.

Seduto all'interno finalmente poté togliersi il passamontagna e verificare le ricevute delle bollette appena pagate.

Soddisfatto, con il volto ancora leggermente arrossato per via del camuffamento, mise in moto e accese l'autoradio: i Godspeed You, Black Emperor suonavano per lui. E tutto intorno a lui, improvvisamente, sembrava migliore.

Distrattamente volse lo sguardo a sinistra. Dall'auto parcheggiata accanto vide un pensionato scendere con la tipica lentezza degli anziani ed indossare qualcosa sopra il giubbotto: una panciera con bombe al tritolo incorporate. Quindi, dopo essersi infilato un passamontagna in testa e aver recuperato il detonatore si avviò con passo incerto verso gli uffici postali. A ritirare la pensione con tutta probabilità.

Scuotendo la testa, “Questi vecchi…” disse tra sé e sé l'uomo mentre nascondeva il proprio kalashnikov dietro al sedile del passeggero.

 

Leonardo Colombi

 

 

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Opera proposta sotto una Licenza Creative Commons.

 

 

 

-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti ricevuti via form mail:

da I Grandi (04 marzo 2007):

non fa ridere

da David the best (13 gennaio 2008):

nn fa ridere

da IlProfDiLettere (11 luglio 2008):

Non è molto umoristico. Comunque, complimenti per la buona narrazzione e le forme grammaticali. Anche se, ripeto, il contenuto lascia a desiderare!!

 

Commenti ricevuti su Francamente:

da Luigi Panzardi (11 maggio 2007):

Bravo. Il risvolto della rapina è originale e ben narrato. Forse, piuttosto all'inizio, sarebbe stata utile una limatura più attenta. ma l'ironia grottesca che anima la storia fa sorvolare su qualche inesattezza.
Complimenti

da franca (12 maggio 2007):

Eh, sì! Alle poste ti può venire la voglia di prendere un fucile. La mia poste credo abbia il primato dell' affollamento. Ho rinunciato ad andarci.
Ho fatto il bancoposta. Che dici? Rischio una rapina vera?
Ciao. Franca.

da gdepadova (13 maggio 2007):

Credo che scene come quelle descritte da te in questo simpatico racconto siano spesso immaginate dalla maggior parte degli individui che mettono piede in uffici pubblici.
Molto bravo ad avere ironicamente descritto pensieri tanto comuni.
Un cordiale saluto.
Gioacchino

da scriba (14 maggio 2007):

Bel racconto di fatto nelle poste è in atto una trasformazione in istituti bancari secondo il disposto della comunità europea che vuole i servizi postali privatizzati e le poste dare vita alla Banca Europea delle telecomunicazioni.
Splendido il racconto e la satira veramente grandiosa.
Complimenti
ciao Vittorio

 

Commenti ricevuti su PoesieRacconti:

da Gianfranco Gozzi (14 luglio 2007):

Racconto simpaticissimo!!! Mi è piaciuto assai... Da ex frequentatore di uffici pubblici, banche, poste, ecc. ecc. Bravissimo!!!

da augusto villa (10 settembre 2007):

ahahah.....simpatico e scritto bene!..Complimenti!

 

Commenti ricevuti su Club Poeti (marzo 2008 - giugno 2008):

da Rose Bazzoli (08 marzo 2008):

Bellissimo! Una pseudo-rapina allo scopo di pagare in fretta le bollette. A volte, ci vorrebbe proprio. Io mi sarei fermata a “Perfetto! Arrivederci allora!”, afferrate le ricevute delle bollette, la salutò con cortesia. Un attimo dopo era fuori, diretto verso la propria auto.
Simpatiche le iperboli dei vari personaggi in attesa.
Ben scritto. :-)

da girgio (08 marzo 2008):

Poche parole, per non togliere agli altri il gusto della lettura. Nonostante il tuo nick mi fosse già noto, credo sia la prima volta che riesci ad attirare la mia attenzione. Ben donde, vista l'acutezza delle osservazioni che poi determinano lo svolgimento della trama (sapessi quante volte sono entrato in colluttazione con questa particolare specie di "impiegati statali" e mi limito a defimnirla semplicemente "particolare"). Ma oltre ad essere acuto e brillante maneggi con destrezza lo strumento che dà vita ad una scrittura assai corretta e capace di grande inventiva, come nel caso di questo racconto.

da Mitla (08 marzo 2008):

^__^ bello!

da joe (09 marzo 2008):

Bel racconto. Bravo!

da che guevara (09 marzo 2008):

Mi hai regalato una bella mattinata di lettura. Il tuo scritto è splendido. Bravo davvero. --ciaO-----Mattia Moretti

da Teodora (09 marzo 2008):

qui mi sei piaciuto! ciao!

da Iverson (09 marzo 2008):

Una divertente e amara lettura nello stesso tempo, a rileggerti con piacere

da randagio (10 marzo 2008):

Eh, lo dico sempre io che con la "calma e la pacatezza" si ottiene tutto... :-))) Con un buon AK-47, calibro 7,62mm poi, le tue argomentazioni vengono prese seriamente in considerazione da tutti, anche dagli impiegati postali più restii ai "rapporti con la clientela"... :-))).

Bravissimo Leonardo!
Un racconto ben scritto e ottimamente articolato sino alla fine.
E' divertente e fa riflettere allo stesso tempo.

Ciao.

da alman (18 aprile 2008):

forse ti dilunghi troppo sul disfettismo generale a inizio racconto ma poi la svolta ed il cambio di ritmo

da Bruno Mario (23 maggio 2008):

Un bel racconto, scritto bene . Complimenti.

 

 

 

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