95. Sognando l ' Africa

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[Questa poesia era sul quaderno Numero 2 e non riporta la data in cui è stata scritta, ma indicativamente l'ho scritta dopo il 4 luglio 2001. Non ricordo bene il perché, ma questa poesia parla del terzo Mondo più o meno nello stesso tono della poesia AFRICA che in questa raccolta porta il numero 7: probabilmente risale allo stesso periodo di AFRICA ma l'ho trascritta dopo. Il messaggio è quindi incentrato sulla realtà del Terzo Mondo e sul fatto che si sta facendo ancora troppo poco, benché vi siano molti altri problemi che ci colpiscono più da vicino. Il perché abbia invece deciso di ricopiarlo ora credo sia dovuto alle conseguenze della visione del film “MUZUNGU“ di Giobbe Covatta (un comico italiano particolarmente impegnato ad aiutare il Terzo Mondo), in cui appunto le vicende si svolgono in una missione in Africa (Mozambico mi pare ma non ne sono sicuro). Se avete occasione dateci un'occhiata perché fa riflettere, soprattutto per il discorso che, su invito del vescovo, il finto prete Giobbe (Edoardo - Toto nel film) fa nel finale e in cui arriva ad immaginare l'arrivo degli africani in paradiso dove su richiesta di S. Pietro devono dire il motivo per cui si sono meritati il paradiso, interrogandoli in merito ai comandamenti:”…Ma avete desiderato le cose d'altri? E certo non avevamo niente. E allora perché vi siete meritati il paradiso? Perché abbiamo tanto amato il prossimo, per Dio. Ehi, non nominare il nome di Dio invano; e comunque perché avete tanto amato il prossimo? Perché in Africa non avevamo un cazzo di meglio da fare che amare il prossimo!”. Più o meno il discorso finiva così, ma vi assicuro che così proprio non rende ma fa cmq riflettere sulla realtà quotidiana che milioni di persone vivono nel terzo mondo. E ora la poesia…]

 

 

-= Sognando l'Africa =-

 

Una volta ho fatto un sogno

Ho visto l'Africa

E tutta la gente del Terzo Mondo.

 

Era un uomo

La pelle bianca e candida

Sorrideva in abiti eleganti

Sorrideva e teneva le braccia

Aperte in un caloroso abbraccio.

 

Ma le mani eran rosse

E gli occhi socchiusi

Eran indemoniati.

 

Dietro di lui

Una lunga scia di sangue

E cadaveri

Sulla strada della sua casa

Villa lussuosa e infinita

Nel cuore infranto

Del terzo Mondo.

 

 

Leonardo Colombi

 

 

 

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