Tutankhamon,

il sovrano fanciullo

 

 

                                                              

 

 

 

Forse per trovare una ragione in ciò che non può altrimenti trovare giustificazione, si dice che " muore giovane chi è caro agli dei ". Lo fu Tutankhamon la cui sepoltura si conservò pressochè inviolata fino al 1922 quando la spedizione guidata dall'archeologo inglese Howard Carter ne riportò al mondo la memoria. L'opinione pubblica partecipò con lui trepidamente all'apertura dell'ultimo sigillo, quello che separava il vestibolo della tomba dalla camera sepolcrale dove la mummia del faraone giaceva da secoli entro un sarcofago d'oro massiccio incastonato di gemme preziose. Il corpo del defunto, avvolto da numerosi strati di bende di lino, era contenuto in tre sarcofagi inseriti l'uno nell'altro come in un gioco di scatole cinesi e a loro volta adagiati in sacrari anch'essi infilati gli uni negli altri. La maschera del re, quella che ne ritraeva le fattezze del viso come se il sovrano fosse ancora in vita, è uno dei " pezzi " più preziosi del Museo del Cairo e insieme con i cinquemila oggetti del suo corredo funebre costituisce la testimonianza della ricchezza che gli Egizi riservavano al rappresentante degli dei in terra. Il bellissimo "trono d'oro"  ritrovato nel vestibolo della camera sepolcrale avvolto in un drappo di lino nero fu esaltato da lord Carnavon, l'inglese che aveva finanziato la spedizione, come una delle meraviglie del mondo e a ragione, visto che il preziosissimo intarsio dello schienale che ritrae la coppia reale è un finissimo capolavoro di arte del cesello.

Eppure Tutankhamon non condivise con gli illustri predecessori i meriti che questi avevano accumulato in vita. Regnò solo un decennio e morì a un'età compresa fra i diciotto e i vent'anni, troppo poco per dare prova di doti guerriere o amministrative. Per di più il suo governo si esercitò sotto la pesante tutela del visir Ay, futuro signore del paese dopo la sua morte, una sorta di eminenza grigia che spesso sostituì le proprie volontà a quelle del sovrano e della sua giovane moglie e che qualcuno arriva persino a sospettare di avere ordito trame ai danni del legittimo regnante.

Il nuovo re salì al trono a soli dieci anni, dopo aver vissuto i primi anni di vita nell'Alto Egitto ed essersi quindi trasferito nel Palazzo Nord di Akhet-Aton, probabilmente accanto alla madre, Nefertiti, e alle sorelle. Qui si unì ad Ankhsenpaaton, sua compagna al momento dell'incoronazione avvenuta nel 1328 a.C.

Tra le prime decisioni del sovrano ci fu quella di ritornare al culto di Amon, soppiantato da quello quello di Aton durante il regno incontrastato del suo predecessore. Amenhotep IV si era alienato il consenso della potente casta sacerdotale e il suo rivoluzionario monoteismo era stato accolto con un certo sospetto da chi nella sua svolta aveva identificato un tentativo di rafforzamento dell'autorità del faraone.

Tutankhaton, il suo successore, preferì ripiegare su posizioni più concilianti e ne diede un primo segnale modificando il proprio nome appunto in Tutankhamon, " l'immagine vivente di Amon " . La mossa successiva fu l'abbandono definitivo di Amarna; il sovrano preferì ritornare a Tebe, che in questo modo riprese a essere il principale centro religioso d'Egitto, mentre Menfi si confermava la sua capitale amministrativa.

Una fonte importante, la cosiddetta " stele della restaurazione ", ci fornisce informazioni dettagliate sull'attività di Tutankhamon protettore delle arti. Se molte statue divine e altrettanti monumenti erano caduti in rovina per via della noncuranza di chi l'aveva preceduto nel regno, il giovane faraone si occupò invece personalmente del loro restauro, propiziando ovunque l'attività degli artisti incaricati di riportare all'antico splendore i manufatti che testimoniavano la devozione egizia verso gli dei. Quanto alle novità, si ricordino le decorazioni parietali degli interni del tempio di Luxor raffiguranti la festa di Opet nel corso della quale Amon, uscito da Karnak, si recava in visita alla sposa, e i templi a Faras e a Kawa in Nubia.

Le circostanze della morte del sovrano fanciullo, avvenuta nel 1318 a.C., hanno a lungo alimentato sospetti tra gli storici. In passato, in particolare, ebbe una certa fortuna la tesi secondo cui Tutankhamon sarebbe stato vittima di una congiura di palazzo ordita ai suoi danni dal potente Ay. Il sovrano, colpito alla testa, sarebbe morto a causa dei danni prodotti da un trauma cranico mai superato. Tuttavia l'accertamento di una ferita alla testa perfettamente rimarginata sembrerebbe privare di ogni fondamento tale ipotesi. Altri sospetti sono però alimentati dal fatto che in alcune raffigurazioni il faraone è ritratto assistito amorevolmente dalla moglie e nell'atto di appoggiarsi a un bastone; quale misteriosa malattia, ci si chiede, condusse a una morte prematura il restauratore del culto di Amon?

Altri dubbi sussistono infine circa la sepoltura del re. Sembra infatti provato che la tomba in cui fu seppellito non fosse quella che gli era stata destinata, visto che il sepolcro prescelto per ospitarlo era, al momento della sua morte, ancora in costruzione nella valle occidentale. Chi decise allora di destinarlo altrove? Forse il potente visir che, all'ultimo momento, vittima dei sensi di colpa, gli destinò la sede mortuaria che era stata predisposta per lui?

 

      

Cartiglio di Tutankhamon