Il Libro dei Morti

 

 

 

 

 

I papiri che costituiscono i Libri dei Morti sono generalmente scritti in geroglifici e i più belli hanno anche magnifiche illustrazioni. La lunghezza varia da pochi centimetri a 23 metri, nel complesso contengono circa 200 formule, ma non esiste esemplare che le comprenda tutte.

Ogni Libro inizia con le formule che i sacerdoti recitavano sulla mummia del defunto, mentre mettevano fra le bende, in punti fissi, gli amuleti che dovevano proteggere il morto. Dopo la cerimonia dell' "apertura della bocca", l'anima doveva abbandonare il corpo e passare davanti a demoni e demiurghi, che spesso assumevano l'aspetto di rettili o coccodrilli, armati di affilati coltelli, ma che potevano essere tenuti a bada con la minaccia appropriata: "Indietro! allontanati da me, malvagio! Non farmi dire il tuo nome al dio che ti ha inviato qui... O tu che parli contro questa mia magia, nessun coccodrillo che viva nell'incantesimo me la porterà via!" (Formula 23). Il defunto, in base alla leggenda di Osiride, doveva essere giudicato per le azioni commesse in vita; Horus lo conduceva davanti al dio che era assistito da Iside e Nefti e le formule magiche aiutavano l'anima  a superare la prova. Lo stesso avveniva nella sala del giudizio quando essa estraeva il cuore dal corpo e lo porgeva ad Anubi pronunciando altre formule magiche. Anubi poneva il cuore su un piatto della bilancia e lo pesava con la piuma di Maat; Thot aspettava, con la penna in mano, che il cuore venisse giudicato, per poi scrivere la sentenza. La protezione del Libro dei Morti faceva sì che Osiride giudicasse l'anima "di voce sincera", consentendole di raggiungere i suoi antenati nella Terra delle Canne. Senza l'assistenza del Libro, era invece probabile che il cuore venisse giudicato colpevole; in questo caso l'anima del defunto sarebbe stata subito divorata da Amenti, uno spirito mostruoso con fauci di coccodrillo, metà leopardo e metà ippopotamo, e sarebbe morta una seconda volta, per sempre.