I Geroglifici

 

 

 

 

È il nome della più antica scrittura in uso nell'antico Egitto. La parola greca hieroglyphikòs, che significa "segno sacro inciso", ben evidenzia il carattere monumentale di questa scrittura, utilizzata essenzialmente per testi su pietra incisi con martello e scalpello. Consta di circa 750 segni tutti consonantici - gli Egizi non scrivevano le vocali -, che raffigurano uomini, animali e oggetti di ogni genere. Di questi, 24 sono alfabetici (cioè a ogni segno corrisponde un unico suono), mentre gli altri hanno valore di bilitteri, trilitteri, ideogrammi, determinativi. La scrittura geroglifica non separa i vocaboli e non usa segni di interpunzione; i testi possono essere scritti lungo linee orizzontali o su colonne verticali e, in ogni caso, tanto da destra a sinistra che da sinistra a destra. Si leggono nella direzione verso la quale guardano tutti gli esseri animati. La scrittura geroglifica appare all'alba della I dinastia (3100 circa a.C.) e perdurerà fino alla fine del IV secolo d.C.: l'ultima iscrizione in geroglifico a noi nota è contemporanea dell'imperatore Teodosio e risale al 394 d.C. L'area di diffusione di tale scrittura è immensa e coincide con quella dell'impero egizio: comprende non solo la valle inferiore del Nilo, ma anche buona parte del Sudan, le oasi occidentali, il Sinai e molti domini in Asia Minore. La sua decifrazione risale al 1822 a opera di Jean-François Champollion. Insieme alla scrittura geroglifica nacque anche il suo corsivo, lo ieratico, dal tratto grafico più semplice.