Home
Su

 

MUSULMANI

Sunniti
Sciiti

GLI SCISMATICI

Balikiti
Drusi
Yazidi
Ibaditi
Kharijiti
Mutaziliti
Wahabiti 
Hashemiti
Assassiniù
Zayditi
Ismailiti
Carmati
Fatimidi
Nizariti
Musta'lieni
Duodecimani o Imamiti
Nusairiti o Alawiti
Mahdiya
Sanusi'a
Ahmaditi
Ahl-I-Haqq
Shaikhismo, babismo e baha'ismo
Fratelli Musulmani

L'altra forte componente della popolazione Libanese è la parte Musulmana, arrivata o conquistata all'Islam a partire dall'VIII secolo. I Musulmani in Libano occupano la costa  e la e pianure della Beqaa (nord-est), di Akkar (Nord) e di Nabatiyeh (Sud). I musulmani si dividono anche loro in diversi gruppi o comunità, ma questo non deve far pensare ai criteri che dividono le confessioni cristiane.
Nell'Islam il senso della ummah (comunità) è così forte che non si possono individuare divergenze dottrinali o dogmi che non siano accettati da tutti i Musulmani.
D'altronde l'Islam non ha sacerdoti e quindi nemmeno un'autorità religiosa o centrale come i Cristiani; ma l'Islam è anche religione e comunità. L'Islam ha la sua fonte nel Corano e nello Hadyth, insieme di tradizioni orali, queste due fonti formano un insieme di affermazioni di fede e di norme di vita politico-sociale.
Le affermazioni di fede riscuotono il consenso e la sottomissione di ogni musulmano, a qualsiasi cultura appartenga.
Le norme della vita politico-sociale, inseparabili dalle affermazioni di fede, hanno presto separato e diviso il consenso (Igmaa') dei Musulmani, divisione quanto alla vita da praticare, ma non in merito alla verità da credere. Queste divisioni hanno anche avuto per conseguenza di suscitare e sviluppare l'Igtihaad (giurisprudenza) e l'Isnaad (interpretazione delle fonti del diritto), per capire il senso autentico degli insegnamenti coranici. In base a questi principi di giurisprudenza, di consenso e del modo di interpretare le norme e le leggi dell'Islam, i Musulmani si dividono in due rami maggiori: I Sunniti e gli Sciiti; da questi derivano le altre comunità o gruppi
.

Sunniti

I Sunniti (Ahl al Sunna Wal-Jama'a: le genti della tradizione e della comunità si presentano come i depositari dell'ortodossia islamica, perché sono rimasti fedeli alla "tradizione” del Profeta; per questo vengono chiamati  <<uomini della tradizione e della comunità >>. Mettono l'accento sul Corano e sulle tradizioni; non importa per loro l'origine o la persona del Califfo: basta che sia fedele alle prescrizioni e alle norme della comunità. Costituiscono la maggior parte dei Musulmani in tutto il mondo.
Sono chiamati Sunniti perché seguono la sunna (norma,via) rivelata nel Corano. Sunnite sono le maggiori scuole giuridiche e le correnti filosofiche dell'Islam classico e moderno, ciò spiega l'esistenza nell'Islam sunnita di un così grande spazio di tolleranza religiosa e culturale e di un adattamento progressivo e reale alle diverse situazioni sociali o civili, senza per questo rinunciare alle proprie caratteristiche, i Sunniti mantengono un giusto equilibrio tra i valori religiosi dell'Islam e le richieste delle nuove e diverse situazioni di vita. I Sunniti, che pretendono di essere i soli ortodossi interpreti della volontà di Maometto, costituiscono la maggioranza dei musulmani: riconoscono legittimi i primi quattro califfi elettivi e sulla scorta di questa divergenza sono andati elaborando una dottrina che si stacca in qualche punto da quella delle altre sette. Attualmente i sunniti (gli ortodossi, coloro che seguono la Sunnah, ovvero la tradizione musulmana) rappresentano la maggioranza dei musulmani.

Il sunnismo, ramo maggioritario dell'Islam, accetta l'interpretazione delle quattro grandi scuole giuridiche (Madhabit) dell'VIII e del IX secolo: l'hanafismo, il malikismo, lo sciafismo e l'hanbalismo.

Si oppongono, con maggiore o minore violenza, a tutte le "dissidenze" dell'ISLAM.
 


Sciiti 

Gli Sciiti si distinguono dai Sunniti prima di tutto per ragioni politiche, essi parteggiarono  in modo  incondizionato per Alì, cugino e genero del profeta e << il più degno della sua successione >>; da qui il nome "sciita" o anche metuali (addetto). Alla morte del Profeta Maometto, nel 632, un gruppo di musulmani si radunò intorno ad ali (Shi'at ali, partito di ali), ritenendo che il Califfato e l'Imamato gli spettassero di diritto, in ragione del suo grado di parentela con il Profeta. Essi, infatti, preconizzavano che la leadership della comunità musulmana dovesse spettare alla famiglia del Profeta ed alla sua discendenza.

All'inizio il movimento intendeva recuperare il diritto della "Casa" (Ahl al-Bayt) al califfato.
Sopraggiunsero poi altre motivazioni di ordine giuridico e dottrinale, come per esempio l'importanza dell'Igtihaad (giurisprudenza), il valore delle prove legali, dei culti e delle venerazioni varie. La loro nota specifica rimane però la figura stessa dell'Imam; non solo considerano Alì il più degno e il più preparato alla successione del Profeta, ma alcuni di loro si  spinsero oltre fino a riconoscergli una specie d'infallibilità e di connotazione divina.
Al di là della comune particolare venerazione nei confronti dei primi Imam, gli Sciiti si sono divisi in diverse sette a seconda degli Imam riconosciuti. Non c'è alcun contrasto tra gli Sciiti in merito al diritto, all'imamato della discendenza di Alì, tutti sono concordi nel riconoscere i primi quattro Imam, Alì (661), i suoi figli Hassan (669) e Hussain (680) e Alì Zayn el-Aabidyn (711); essi però si dividono sul numero degli Imam realmente vissuti: 
Zaiditi, riconoscono Zayn el Aabidyn come ultimo Imam, non riconoscono come pretendenti all'imamato se non i discendenti di Alì e di sua moglie Fatima, figlia del Profeta;
Ismaeliti, o anche Settimani; alla morte di Zayn el-Aabidyn, chiamarono all'imamato Gia'far ben Muhammad al-Baakir (733), poi Gia'far as-Saadyq (765) e infine Ismail, per loro termina qui la lista degli Imam realmente vissuti. Gli Ismaeliti professano che il Corano ha un senso apparente (Tzaahir) e in senso nascosto (Baatiny) che solo Alì ha capito, perché gli fu dato di conoscere <<i misteri dell'universo e le cose del futuro>>.
A loro volta si dividono in due gruppi: 
ORIENTALI che fanno capo all'Imam Agha Khan

OCCIDENTALI rimasti nel Golfo Persico e nei paesi arabi, in modo particolare in Siria, dove sono conosciuti con il nome di Alawiti, seguaci di alì, o Nusairiti, da Nusayr, il loro primo condottiero.
Imamiti o Dodicimani. Avendo proclamato Imam al posto di Isamil, Muusaa al-Qaa'im (799), gli Imamiti portano a dodici il numero degli imam, essi infatti riconobbero dodici Imam come realmente vissuti. L'ultimo, Muhammad al Qaa'im al-Mahdy (l'Imam della resurrezione), ritornerà appunto dalla "grande occultazione" (al-Ghaybat al-kubraa) il giorno della resurrezione universale.
Gli sciiti riconoscono la guida non di un califfo - sovrano che, secondo loro, non ha alcun rapporto privilegiato con la divinità - bensì di un Imam (una guida) che, appartenente alla famiglia di ali, è dotato di potere sia temporale sia spirituale. La maggior parte degli sciiti si trova oggi in Iran. Una corrente particolare dell'Islam è il sufismo, ovvero il misticismo musulmano.


Balikiti

Sono i seguaci di Balik Abdallah al Firuz, un mullah Sciita fanatico proveniente dalle terre a nord ovest di al Haz che predica che la magia è un abominio proibito da Dio. Egli sostiene che tutti i maghi sono uomini malvagi e devono essere uccisi in nome di allah. Balik ha dichiarato una Guerra Santa contro coloro che praticano la magia, ovunque si trovino. I Mussulmani che rimangono uccisi nel tentativo di assassinare un mago sono martiri, che si guadagnano l'ingresso immediato in Paradiso. Questa fede incrollabile fa dei balikiti degli assassini temerari. Per tutti i territori a nord e a ovest di al Haz gli stregoni sono caduti preda di bande di Balikiti. Lo stesso Balik č stato condannato, anche se a malincuore, dai mullah Sciiti. Il Sultano è comunque furioso, in quanto uno dei suoi più fedeli consiglieri è stato rapito dal suo letto e fustigato a morte, soltanto perché esistevano delle voci riguardo al fatto che fosse un mago. Il sultano ha offerto un'enorme quantità di oro a chiunque gli porti la testa di Balik. I Balikiti sono stati colpiti anche ad al Wazif dove, se catturati, sono pubblicamente torturati a morte. I maghi nei paesi islamici hanno iniziato a pagare guardie del corpo, sospettando che i balikiti si nascondano nell'ombra.  

 


Drusi

La loro origine risale al X secolo, quando al-Haakim, Califfo fatimida d'Egitto, pretese, verso la fine della sua vita, di essere una <<incarnazione divina >>. I suoi seguaci, diretti dal suo ministro al-Darasi - da qui il nome darasi, dursi, durus (Drusi) - spingendosi ancora oltre con la nuova teoria, pretesero l'adorazione del Califfo al-Haakim, ciò che li fece considerare eretici dagl'altri musulmani. Un tentativo di imporre la nuova religione a tutto l'Egitto fallì con la morte del Califfo al-Haakim, i Drusi, suoi fedeli, non credettero che fosse morto, continuano a pensare che si  <<assentato>> e aspettano il suo ritorno <<al momento opportuno>>.

Dopo la sua misteriosa scomparsa, nel 1021, venne creata in Egitto una nuova setta, quella degli hachimiti o drusi, dal nome del suo capo Muhammad Darazi. La setta, diretta in seguito da Hamza Ibn ali, proclamò al Hakim manifestazione dell'intelletto universale e, secondo l'archetipo del messianesimo avventista sciita, ne attende il ritorno in qualità di Mahdi.

Dall'Egitto, la comunità drusa si spostò verso la Siria, il Libano (ove conta circa 400.000 adepti) ed Israele (circa 7.000 elementi). Credono nella trasmigrazione delle anime. 

Dall'XI secolo si trovano in Libano, accettando senza opposizione tutti i passaggi e dominazione sul Paese, dagli Ayyubiti, ai Mamelucchi, agli Ottomani, fino al mandato francese nel 1918. Druso era l'emiro Fakhred-Dyn (1516-1544), che viene considerato da tutti i Libanesi come il padre della Patria, e che estese il suo potere da Aleppo fino a Gerusalemme, fu un grande amico dei Medici della Toscana, presso i quali trovò appoggio e sostegno politico, culturale, umano, sociale. Egli si distinse per un grande senso di patriottismo e liberalismo, grazie al quale fece di due elementi eterogenei (i Maroniti e i Drusi) le due colonne del Libano moderno.

 


Yazidi

La setta degli Yazidi deriva il proprio nome da Yazid, assassino dell'Imam Husain, figlio di ali. Nei rituali, sono presenti elementi propri della tradizione cristiana, ebraica, manichea ed islamica (vengono contemporaneamente praticati il battesimo, la circoncisione ed il digiuno musulmano). 

La comunità yazida è composta da circa centomila elementi, che abitano nel Kurdistan e nella regione caucasica.

 


Ibaditi

 

Partigiani di Abdallan Ibn al Ibadi, presunto fondatore della setta verso la fine del VII secolo, gli Ibaditi sono attualmente i soli superstiti dello kharigismo nella sua versione moderata: non considerano i non Kharigiti degli empi e si rifiutano di uccidere gli apostati e le loro famiglie.

 


 

Kharijiti

I Kharigiti (uscenti), in origine partigiani di ali, lo abbandonarono allorché egli, in occasione della battaglia di Siffin (giugno 657), accettò una procedura di arbitrato con il contendente omeyade Mo'wiya. Essi si rifiutarono di accettare che la nomina del califfo potesse essere sottoposta alla valutazione di un uomo, poiché ritenevano che tale decisione dovesse essere presa dall'insieme della comunità (in quanto espressione della volontà di Dio).

La setta difendeva il principio secondo il quale ogni musulmano poteva essere eletto califfo senza preclusioni di tipo razziale o di ascendenza familiare o tribale. Il solo requisito richiesto era quello dell'adesione alla fede.

Per la setta, la condotta del califfo doveva essere irreprensibile: qualsiasi grave colpa lo faceva passare dallo status di credente a quello di infedele, mutamento che legittimava l'insorgergli contro. In generale, l'adepto che commetteva un peccato grave era considerato un apostata e doveva essere punito con la morte. I Kharigiti, inoltre, dichiaravano empi tutti i musulmani che si rifiutavano di seguire i loro insegnamenti.

Questa setta mussulmana è l'equivalente islamico degli Ospitalieri. I Kharijiti sono devoti al concetto di jihad, la Guerra Santa Islamica. Diversamente dalla setta terrestre da cui discendono, i Kharijiti di Yrth sono specificamente un ordine di pii cavalieri islamici. Il luogo in cui sono più numerosi è al Wazif, dove possiedono alcune potenti fortezze. Sono i più acerrimi nemici degli Ospitalieri, che hanno i loro avamposti sulle frontiere del nord. I capi Kharijiti sono continuamente impegnati a convincere il Califfo perché organizzi un'invasione dei regni cristiani.  

I Kharijiti ritengono che la jihad sia il sesto Pilastro dell'Islam, importante quanto il pellegrinaggio. Pertanto considerano se stessi Mussulmani migliori dei loro più miti correligionari, e ciň li rende impopolari in molte situazioni. In ogni caso il Califfo li lascia fare, dal momento che sono ottime guardie confinarie. I loro occasionali sconfinamenti nel territorio di Megalos hanno poche conseguenze senza il supporto dell'esercito del Califfo, ma forniscono a quest'ultimo utili informazioni.  

La magia, per quanto non proibita dal credo dei Kharijiti, non č praticata comunemente. Ciň non ha niente a che vedere con dei pregiudizi, ma solo dal fatto che ad al Wazif tutti i maghi devono servire  per due anni, nell'esercito del Califfo, e i Kharijiti preferiscono non ricevere ordini da chi non č totalmente devoto alla jihad.


Mutaziliti

Seguaci di un indirizzo o sistema di teologia musulmana. L' origine del movimento va ricercata nelle lotte politiche dell' inizio dell' VIII sec. d. C., quando un gruppo di uomini pii assunse un atteggiamento di neutralità (questo è il significato della denominazione) tra i ribelli Kharigiti che giudicavano 'infedele' il peccatore musulmano, e la maggioranza che gli attribuiva ancora la qualitŕ di credente: i Mutaziliti affermavano che la posizione del peccatore era 'intermedia' fra quei due opposti. Col declinare delle lotte civili, il partito Mutazilita perdette il suo originario contenuto politico, e si trasformò in scuola teologica. I principali dogmi furono: affermazione del libero arbitrio, eternità delle pene infernali per i peccatori rei gravi peccatori, anche se musulmani; negazione di Dio anche nella vita futura. Dopo aver trovato adesioni tra alcuni califfi Abbasidi nel IX sec, il Mutazilismo decadde nel XIII sec, dopo aver trasmesso parte del proprio dogma nella religione degli Sciiti e degli Ibaditi.


Wahabiti 

Movimento dell'Islam fondato nel XVIII secolo da Mohammad ibn Abd al-Wahab che si proponeva di riportare l'Islam alla purezza originaria, abolendo l'adorazione di santi e martiri. Esso si richiama agli insegnamenti di Ibn Hanbal e di Ibn Tayuiya.

al Wahab convertì alla sua dottrina un capo politico, Muhammad Ibn Sa'Ud, il cui figlio, 'Abd El-'Aziz, fu il fondatore del primo impero wahabita.

Il wahabismo non è dunque una setta, ma un movimento fondamentalista, caratterizzato da un grande rigorismo morale e che intende riportare l'ISLAM alla sua primitiva purezza. La dinastia dei Sa'Ud governa l'Arabia Saudita dal 1932. Nel regno saudita, l'hanbalismo è la scuola giuridica ufficiale.

Le moschee wahabite sono semplici e senza minareto. Wahabiti conquistarono la penisola arabica e La Mecca. Wahabiti sono gli attuali regnanti dell'Arabia Saudita. Wahabita è Osama Bin Laden, come pure il leader dei guerriglieri ceceni Shamil Basaev. I Wahabiti sono storici nemci degli Hashemiti.

Gli Wahabiti sottolineano più delle altre correnti la necessità della Jihad. Uno degli obiettivi dichiarati da Bin Laden stesso nell'atto di costituzione del Fronte Islamico Mondiale, nel 1998, è, oltre alla liberazione della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, l'occupazione della Santa Moschea dell'Islam alla Mecca, nel territorio di un regime-quello saudita-assogettato all'America. Per gli wahabiti, quindi, le uniche regole per una vita religiosa sono contenute nel Corano e nella Sunnah. Ogni altra regola non è valida.


Hashemiti

Sono i discendenti diretti del Profeta Maometto e i guardiani dei luoghi santi. L'attuale re di Giordania Abdallah II è il quarantaduesimo erede di Maometto. Gli hashemiti sono stati scacciati dall'Arabia dai wahabiti, sostenuti dagli inglesi. 

Secondo alcuni il re hashemita avrebbe pieno titolo a rivendicare il titolo di guardiano della Mecca. A distanza di quattro secoli il confronto continua.


Assassini

La setta fu fondata nel 1090, al momento del massimo imperversare del Banestorm. alcuni membri furono trasportati a Yrth insieme ad altri Mussulmani e portarono con sé le loro credenze e la loro organizzazione. Seguendo l'esempio del loro fondatore terrestre, costruirono una fortezza sulla vetta delle montagne nell'occidente di al Haz e la chiamarono al Amut, cioè Nido dell'Aquila. Lì risiede il capo della setta, noto ai profani col nome di Veglio della Montagna, da cui invia i suoi seguaci a compiere missioni di terrore.  

Gli Assassini prendono nome dalla parola Hashishin, cioè "consumatori di hashish" (la droga di Yrth che porta questo nome è diversa da quella della Terra, ma produce gli stessi effetti). Il loro fine ultimo è da sempre quello di diffondere la loro concezione dell'Islam su tutta la faccia di Yrth. Tuttavia il primo passo consiste nel far cadere tutti i governi islamici ortodossi. I principali metodi adottati sono l'assassinio in pubblico e l'intrigo politico. Praticamente ogni città nei territori Islamici ospita membri del culto degli Assassini.

La  setta pratica una versione misticheggiante dell'Islam, che non rispetta le normali preghiere e la pratica del digiuno. Gli Assassini ritengono che esistano nove livelli di sviluppo spirituale e che solo quando tutti i fedeli avranno raggiunto il nono, ci sarà l'avvento del Mahdi, il Redentore. Credono inoltre che tutte le proprietà debbano essere godute da tutti e che l'adorazione della Roccia a Geb'al Din e la venerazione dei santi sia un sacrilegio. Gli agenti degli Assassini sono chiamati fedayn, e ricevono un eccezionale addestramento nella loro arte. Sono maestri nel travestirsi piuttosto che nel muoversi furtivamente, dal momento che i loro omicidi vengono sempre commessi in pubblico. Ciò serve a dimostrare che i nemici della setta vengono sempre puniti e a garantire il martirio dell'assassino, che viene quasi sempre linciato. I fedayn amano colpire durante la preghiera del venerdì nella moschea, dove possono contare su un vasto pubblico e sulla possibilità di avvicinarsi facilmente alla vittima.


 

Zayditi 

 

(Zayditi, drusi e alawiti non sono più considerati musulmani dagli ortodossi)

Partigiani di Zayn Ibn Li (ali Za'n U'L'A Bidin), morto nel 740, bisnipote di ali e nipote di Hussein, sono i soli a riconoscerlo come quinto Imam. Per gli altri Sciiti è suo fratello, Mohammad al Baqir (morto nel 731), ad essere il quinto Imam.

Contrariamente alle altre sette sciite, lo zaydismo (o Shi'a moderata) (Per la Shi'a moderata, l'Imam è "colui che è rettamente guidato") riconosce la legittimità dei due primi califfi. 

In teoria, essa lascia la designazione dell'Imam alla libera scelta della comunità, nella pratica ha sostenuto il diritto alla successione dei discendenti di ali, della sua sposa Fatima (figlia del Profeta) e dei loro figli, Hasan ed Hussein.

Per gli Zayditi, l'Imam è il depositario del sapere e deve far valere i propri diritti, impadronendosi del potere con le armi.

La particolarità che distingue questa setta dalle altre fazioni sciite è il rifiuto della "Taqiya", ossia dell'obbligo di dissimulare le proprie credenze, in caso di pericolo per se stesso o per la comunità.

Lo zaydismo conta almeno 6 milioni di aderenti ed è la religione ufficiale dello Yemen del Nord.

 


 

Ismailiti

 

Poco prima della morte, nel 765, Ja'Far al Saddiq nominň quale suo successore Musa al Kazim, scartando per motivi oscuri Isma'Il, suo figlio primogenito. I sostenitori di Isma'Il fecero di quest'ultimo il loro settimo ed ultimo Imam (donde il termine ad essi applicato di Settimani), alla morte del quale si rifiutarono di credere. Isma'Il si sarebbe infatti nascosto per tornare un giorno come Mahdi a ristabilire la giustizia sulla terra.

In tal modo, gli Ismailiti si separarono dai Duodecimani (o della Shi'a media) (Secondo la Shi'a media, l'Imam è colui che è dotato di "infallibilità ed impeccabilità" e che viene "illuminato dalla luce divina”), che invece riconoscono Musa al Kazim come settimo Imam.

Gli Ismailiti si pongono l'obiettivo di rovesciare il Califfato sunnita, ai loro occhi illegittimo, e di sostituirvisi.

L'ismailismo (cui aderiscono alcune centinaia di migliaia di musulmani che vivono in Siria, in Libano, in India, in Pakistan ed in Israele) ha generato molte sette scismatiche, tra cui quella dei Drusi, dei Nizariti, dei Mustaliani (detta della Shi'a estrema) (Per la Shi'a estrema, l'Imam č "colui che rappresenta la personificazione di Dio”).

Quelle dei Carmati e dei Fatimidi da molti non sono considerate sette religiose, ma gruppi politico-militari, che hanno governato senza lasciare successori.

 


 

 

Carmati

 

Riunitisi intorno ad Hamdan Qarmat, propagandista ismailita, ritenevano che Muhammad, figlio di Isma'Il, fosse il Mahdi atteso. 

I  Carmati fondarono, nell'899, uno Stato a Bahrein e giunsero perfino ad attaccare e conquistare la Mecca, nel 930. Il loro Stato indipendente, di tipo comunitario ed egualitario, sopravvisse fino al 1077 circa.

 


 

 

Fatimidi

 

Costoro credevano che il Mahdi fosse uno dei nipoti di Isma'Il e pretendevano di discendere dalla figlia del Profeta, Fatima.

Si stabilirono dapprima nell'Africa del Nord, poi fondarono il Califfato fatimida d'Egitto (nel 969), ove mantennero il potere fino al 1171.

Carmati e Fatimidi hanno condiviso l'opinione secondo cui si doveva distruggere "l'illegittimo" Califfato sunnita e difendere la propria dottrina, praticando il terrorismo rivoluzionario.

 


 

Nizariti

 

Sono i seguaci di Nizar, figlio primogenito dell'ottavo califfo fatimida, al Mustansir (morto nel 1094), che è allo stesso tempo il loro diciottesimo Imam. Nel 1090, un proselita di al Mustansir, Hasan Ibn Sabbah (morto nel 1124) si impadronì della fortezza al Amut, in Persia, ove insediò l'organizzazione terroristica dei Fidawiya (meglio conosciuta con il nome di setta degli "assassini", poiché praticava l'omicidio politico e faceva uso di hashish). Questa comunità scomparve verso il XIII secolo e gli Ismailiti del ramo nizarita, dopo essersi nuovamente divisi in diverse fazioni (tra cui la setta dei Khodjas in India).


 

Musta'lieni

 

Sono i seguaci del figlio cadetto di al Mustansir, al Musta'li (morto nel 1101), che fu designato da suo padre e dal governatore militare alla successione del potere, a detrimento di Nizar. alcuni Musta'lieni hanno formato la setta dei Bohoras in India e non riconoscono come loro guida l'Agha Khan.

 


 

 

Duodecimani o Imamiti

 

Aderiscono alla Shi'a media e costituiscono la maggioranza tra gli sciiti (oltre 50 milioni di aderenti).

I Duodecimani chiudono la successione degli Imam al dodicesimo di essi, Muhammad al Mandi, scomparso nell'infanzia nell'874. Essi ritengono che egli non sia morto, ma che sia entrato in "occultamento". 

Essi lo chiamano Sahib al Zaman (signore del tempo) e ne attendono il ritorno come Mahdi per ristabilire la giustizia sulla terra.

 


 

 

Nusairiti o Alawiti

 

Muhammad Ibn Nussair al Namiri (morto nell'884), fondatore e teologo della setta nel IX secolo, sosteneva che 'alI al Hadi o al Naqi, decimo Imam (morto nel 868), fosse un'incarnazione dello Spirito Santo e rivendicò per sé la successione. I suoi adepti contestano la nomina dell'undicesimo Imam, Hasan al Askari, accettato invece dai duodecimani.

Gli alawiti riservano un culto particolare ad al I. La loro dottrina e i loro rituali presentano elementi extra islamici, circostanza che li pone lievemente al margine dell'Islam.

I componenti della setta, circa 400.000, vivono nella Siria nord-occidentale e nella regione libanese di Tripoli.

 


 

Mahdiya

 

E' un movimento fondato in Sudan, verso la fine del XIX secolo, da Muhammad Ahmad Ibn Abdallah (morto nel 1825). Costui si proclamň Mahdi di allah e "califfo del Profeta", chiamato a ricostituire l'unità dell'Islam.

Egli incitava alla guerra santa ( Jihad ) tutti coloro che intendevano ribellarsi ai regimi "corrotti". 

Il Mahdi importò in Sudan un Islam epurato e puritano che ricorda, per certi versi, il wahabismo. La tribù degli Ansari, nel Sudan, è l'erede dei Mahdisti.

 


 

Sanusi'a

 

E' una Confraternita mistica, fondata da Sidi Muhammad al Sanousi (morto nel 1859) e diretta, dal 1918, da suo nipote, Muhammad Idris, che fu, dal 1951, il sovrano dei primo regno di Libia fino al colpo di stato del 1969.

 


 

Ahmaditi

 

Mirza Ghulam Ahmad (morto nel 1908), fondatore di questa setta, nata nel Punjab (India), si proclamò "messaggero universale", affermando di essere allo stesso tempo il Mahdi dei musulmani, il Messia dei cristiani e l'Avatar di Krishna.

Un gruppo dissidente della setta costituì a Lahore una società per la propagazione dell'Islam. I Lahori si rifanno al sunnismo. Essi sono presenti in India, Pakistan, Iran, Arabia, Egitto e Malesia.

 


 

Ahl-I-Haqq

 

La comunità degli Ahl -I - Haqq (gente della Veritŕ) è stata fondata nel XV secolo da Sultan Suhaq. Il culto si basa sul raggiungimento dell'estasi attraverso il totale annientamento del proprio essere in Dio e sulla resurrezione finale. I principali centri degli Ahl -I - Haqq si trovano nel Kurdistan e nell'Azerbadjan e sono formati da elementi di estrazione prettamente agricola e contadina.

 


 

Shaikhismo, babismo e baha'ismo

 

Lo shaikhismo è un movimento fondato da Ahmal al Asa (morto nel 1826), il quale afferma che, in assenza dell'Imam, l'esistenza di un intermediario tra quest'ultimo ed i fedeli è indispensabile. Quest'intermediario, lo "sciita perfetto", è il portavoce autorizzato (Bab) dell'Imam atteso.

 

Il babismo venne fondato nella prima metà del XIX secolo da Sayyed alI Muhammad al Shirazi (giustiziato nel 1850), che si proclamò Bab nel 1844, incitando a prepararsi ad accogliere "colui che Dio manifesterà".

 

Il baha'ismo, nato dal babismo, è un movimento che venne fondato da Mirza Husain 'all Nuri, soprannominato Baha Allah (morto nel 1892), che dichiarò, nel 1863, di essere colui di cui il Bab aveva annunciato la venuta. Il baha'ismo si sviluppò ad opera del figlio di Baha Allah, Abbas Effendi (soprannominato Abd al Baha e morto nel 1921) e di suo nipote Shoghi Effendi, morto nel 1957. La loro dottrina pacifista ha per scopo l'unificazione politico-religiosa e la fusione delle razze. I Baha'i credono nella fraternità universale e nell'educazione permanente, tesa a realizzare l'avvento di un governo mondiale. Il primitivo messaggio messianico di impronta sciita si è trasformato, nel corso del tempo, e soprattutto a seguito del contatto con l'Occidente, in una dottrina spirituale di tipo umanista-liberale.

 

Riconosciuta come organizzazione non governativa dalle Nazioni Unite, la Comunità Baha’i è attivamente impegnata nella lotta contro le discriminazioni di sesso e razziali ed in quella contro gli armamenti. Abbandonate le suggestioni esoteriche, i Baha'i propagandano la compatibilità della scienza con la fede, l'idea del progresso continuo, rifiutando gli elementi soprannaturali e miracolistici della religione.

L'organizzazione è centralizzata e fa capo alla Casa Universale di Giustizia, che ha assunto la guida della fede Baha’i alla morte di Shoghi Effendi. Essa è costituita da nove membri, eletti ogni cinque anni dalle Assemblee Spirituali Nazionali del mondo intero ed ha potere legislativo. Il Centro Mondiale è situato ad Haifa (Israele), dove si trova anche il "tempio d'oro".

Insediatisi originariamente in località della Palestina e dell'Iran, ove sono stati duramente perseguitati dal regime khomeinista, i Baha'i (3-5 milioni di seguaci) sono attualmente dispersi in varie parti del mondo, specie nell'area terzomondista.

La diffusione della fede è affidata alle Assemblee Spirituali Locali nonché, stante il fervore "pionieristico" di molti seguaci, all’iniziativa  individuale.

 

 

Fratelli Musulmani

 

I Fratelli musulmani (in arabo: جميعة الإخوان المسلمين jamī'at al-Ikhwān al-muslimīn, letteralmente Società dei fratelli musulmani; spesso solo الإخوان المسلمون, Ikhwān al- Muslimūn, Fratelli musulmani, o semplicemente الإخوان al-Ikhwān, i Fratelli) costituiscono una delle più importanti organizzazioni islamiche con un approccio di tipo politico all'Islam. Furono fondati nel 1928 da al-Ḥasan al-Bannāʾ in Egitto dopo il collasso dell'Impero Ottomano.
 

I Fratelli musulmani si oppongono alle storiche tendenze alla secolarizzazione delle nazioni islamiche, in favore di un'osservanza da essi ritenuta più ligia ai precetti del Corano. Rifiutano l'influenza occidentale e inoltre il Sufismo più estremo. Loro campi d'azione sono i settori della politica tradizionale, dell'insegnamento, della sanità e delle attività sociali in genere, oltre l'organizzazione di incontri di preghiera e di spiritualità.

Il motto dell'organizzazione è: "Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. Il jihād è la nostra via. Morire nella via di Allāh è la nostra suprema speranza"

I Fratelli Musulmani costituiscono in Egitto una formazione politica che si richiama al dovere di fedeltà ai valori islamici tradizionali e uno dei temi maggiormente dibattuto al suo interno è quello del jihād.

Il loro impegno si esprime talvolta con iniziative di legge parlamentare e in altre occasioni tramite "fatāwā" (pl. di fatwa) emesse da alcuni suoi appartenenti.
 

Il movimento fu fondato nel marzo del 1928 da al-Ḥasan al-Bannāʾ, un insegnante egiziano operante a Ismāʿīliyya, sulle rive del Canale di Suez. La nascita dei Fratelli musulmani si collocava nel quadro di un risveglio culturale e religioso che, nei primi decenni del XX secolo, reagiva all'occidentalizzazione della società islamica. L'intento del fondatore era di promuovere la dignità e il riscatto dei lavoratori arabi egiziani, nella zona del Canale di Suez; di seguire l'etica e la concezione civica proposta dall'Islam; il tutto ottenuto con l'educazione delle persone agli insegnamenti islamici della solidarietà e dell'altruismo nella vita quotidiana.
 

L'organizzazione crebbe velocemente fino a diventare un soggetto politico dal largo seguito, che sposò la causa delle classi in difficoltà e giocò un ruolo preminente nel movimento nazionalista egiziano. Essa promuoveva inoltre una concezione dell'Islam che coniugasse tradizione e modernità.

La diffusione del movimento si accompagnò con le istanze di islamizzazione delle società, seguendo due vie principali:

  • la diffusione dall'alto attraverso la presenza all'interno del potere politico;

una via neo-tradizionalista con uno sviluppo dal basso a partire da nuclei dalla forte islamizzazione, coagulati solitamente intorno alle moschee.
 

La repressione di Nasser

Gamāl ʿAbd al-Nāser, Presidente (raʿīs) egiziano, fece sciogliere l'associazione e fece arrestare, torturare e giustiziare un numero imprecisato di militanti (secondo i Fratelli Musulmani alcune decine di migliaia) a causa della loro implacabile ostilità al progetto nasseriano di cambiamento della società egiziana. Una seconda ondata di repressione, dopo un fallito attentato alla vita del ra’īs egiziano, li colpì verso la metà degli anni sessanta, quando molti dirigenti del movimento, fra cui Sayyid Qutb, furono impiccati.

Dopo la guerra dei Sei giorni

La sconfitta dell'Egitto nella guerra dei Sei giorni del 1967 provoca una perdita di consenso del regime laico di Nasser, favorendo così la ripresa dei movimenti di ispirazione religiosa. A partire dal 1969, i Fratelli Musulmani iniziano a prendere le distanze dalle posizioni radicali di Sayyid Qutb, abbandonando quindi l'ipotesi della lotta armata. Dopo la morte di Nasser, nel 1970, il nuovo leader egiziano Anwar Sadat sceglie una politica di apertura nei confronti dei movimenti islamisti, anche per contrastare le organizzazioni studentesche di sinistra, senza con questo legalizzare pienamente i Fratelli Musulmani. Questi, anzi, iniziano a perdere consensi tra i militanti più estremisti che si richiamano allo stesso Qutb, e che dal 1979 torneranno a praticare la lotta armata, fino ad uccidere Sadat nel 1981, senza che questo porti alla caduta del regime.

Sotto Mubarak

Solamente con il nuovo leader egiziano Mubarak, a partire dal 1984, i Fratelli Musulmani potranno partecipare alle elezioni, per quanto non direttamente ma in alleanza con i partiti laici di opposizione, tornano ad espandersi nella società, in particolare tra i professionisti urbani. Da questo momento il gruppo, presente in Parlamento, si troverà in una posizione intermedia tra il regime, che mantiene un controllo autoritario sulla società, e i gruppi islamisti dediti alla lotta armata, che invece i Fratelli Musulmani rifiutano, e la cui presenza rappresenta comunque la principale motivazione con cui Mubarak giustifica le periodiche limitazioni alla piena libertà di movimento dei gruppi di opposizione.