a cura di Emilia Majorana della Libera Facoltà di Scienze Antiche
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Il cielo di Dicembre

Il Toro, una delle più belle costellazioni dello Zodiaco, rappresenterebbe, secondo la leggenda, uno dei più famosi "travestimenti" di Zeus che, assunte le sembianze di un bellissimo toro bianco, rapì la principessa fenicia Europa, di cui si era invaghito. Per scoprire la costellazione del Toro, fra Orione e Perseo, basta trovare Aldebaran, una stella arancione particolarmente brillante, che rappresenta l'occhio del Toro. Aldebaran significa "colui che segue"; e infatti Aldebaran segue le Pleiadi, un gruppo di sette stelle blu che formano una specie di piccolo carro nella parte della costellazione più vicina a Perseo. Della costellazione del Toro fanno parte ancora Ml o Nebulosa del Granchio (nome attribuitole in seguito all'avvistamento di filamenti luminosi simili a tentacoli e come fuoriuscenti da essa) la quale si presenta come un tenue chiarore di forma ovale. Normalmente classificata come nebulosa planetaria, è il più notevole resto di supernova e certamente il più studiato, tanto che si è detto che l'astronomia può essere divisa in due periodi: prima e dopo le ricerche sulla Nebulosa del Granchio. Nel centro si nasconde una pulsar, cioè una stella di neutroni che emette un sottile pennello di luce, di raggi X e di onde radio. E' il primo resto di supernova osservato anche nella luce visibile. M45, invece, è la sigla astronomica delle Pleadi, l'ammasso aperto di stelle più famoso, non soltanto in astronomia, ma anche in letteratura. Situate sulla groppa del Toro celeste, queste stelle sarebbero le mitiche figlie di Atlante e di Pleione/a (= la navigante), che per ben cinque anni vennero inseguite dal cacciatore Orione, innamorato di loro e della loro madre, fnché Zeus, per sottrarle all'importuno, non le trasformò prima- in colombe e quindi nell'omonima costellazione del cielo boreale. Secondo un'altra leggenda, subirono tale metamorfosi a causa del dolore per il padre, condannato da Zeus a sorrggere il cielo sulle spalle. Le Pleiadi (o Atlantidi) erano ben note anche nell'antichità: ricordate negli annali cinesi del 2357 a.C., segnalate in documenti precolombiani in Messico, compaiono in una leggenda degli indiani Cheyenne; mentre i Maya e gli Aztechi attribuivano loro poteri magici. Molto spesso le figure delle costellazioni sono formate da stelle molto distanti fra loro, che appaiono vicine soltanto per un effetto prospettico. Invece, le Pleiadi fanno parte di un ammasso aperto, cioè sono stelle che si trovano davvero raggruppate le une vicine alle altre; inoltre, non sono soltanto sette, e con un piccolo telescopio se ne possono contare diverse decine, ma sono molte di più: le moderne fotografie consentono di individuarne fino a duemila. Le stelle principali dell'ammasso sono stelle di quinta grandezza, localizzate presso le Iadi. e possiedono un nome proprio sin dall'antichità. I loro nomi mitologici sono: Alcyone (la più brillante) e, in ordine di luminosità decrescente, Atlas, Electra, Maia, Merope. Taygeta, Celaeno e (A)sterope (che è doppia). Alcyone è mille volte più luminosa del Sole. Molte Pleiadi ruotano velocissime su se stesse, Pleione in particolare è cento volte più veloce del Sole. Inoltre, numerose stelle di questo gruppo sono legate gravitazionalmente in sistemi doppi o multipli. Alcyone, per esempio, fa parte di un sistema quadruplo ed è, anche da questo punto di vista, uno dei soggetti più interessanti dell'ammasso. Il loro nome è di origine greca (II>,,sta5só), ma non tutti sono d'accordo sulla sua etimologia: chi lo fa derivare da pleios (= molti), e chi dalla radice plei(n) o paein (= salpare, navigare), giacché in primavera la loro levata assai per tempo segnava l'inizio della stagione della navigazione. Ma la forma pindarica Peleiades (= stormo di colombe) era forse qualla originaria. perché contrapposta a Yades (Iadi), che sono i porcellini. Plinio, che descrive dettagliatamente il mitico nido dell'alcione (= lo zoofito chiamato "alcyoneum" da Linneo), dice che l'alcione si vede durante i due solstizi e al tramonto delle Pleiadi. Ciò prova che questo uccello era in origine una epifania della dea-Luna, la quale veniva rappresentata alternativamente come dea della Vita nella Morte al solstizio d'inverno, e della Morte nella Vita al solstizio d'estate; inoltre, nel corso di ogni Grande Anno (all'inizio di novembre), quando le Pleiadi tramontano, annunciava al re sacro l'approssimarsi della sua morte rituale. Un altro significativo nome che contraddistingue le Pleiadi è Botris (= grappolo). Il nome latino invece è Vergiliae, forse derivato da virga (= rametto). Come avveniva per Orione, così anche le Pleiadi venivano osservate dagli antichi per stabilire il calendario dei lavori agricoli. Esiodo fissa le prime semine invernali al momento in cui le Pleiadi tramontano nel primo crepuscolo, o quando le ladi o Orione tramontano presto; il raccolto quando le Pleiadi si levano presto, la trebbiatura quando sorge presto Orione, la vendemmia quando sorge presto Arturo, e così via; per Esiodo la primavera ha inizio quando Arturo comincia a sorgere tardi. Da noi le Pleiadi sono conosciute con il nome di Gallinelle e costituiscono una costellazione invernale. A questo proposito, un proverbio siciliano ricorda: A Santa Caterina / la 'sterna china / e la puddara a la marina = A Santa Caterina (25 novembre), la cisterna piena e le Pleiadi al mare. Per il 25 novembre, infatti, le Pleiadi la mattina sono già vicino al tramonto. Se la cisterna dell'acqua è già riempita vuol dire che la stagione è stata piovosa. Come afferma il Pitré «Questa puddara (= gallinelle) in inverno esce ad un'ora di notte, e quando è 'n perni (= nel centro a perppendicolo sulla terra) è l'ora della mezzanotte. Cu li setti steddi (= con le sette stelle: tante appaiono infatti le Pleiadi) al primo far dell'alba». Secondo la mitologia greca, dunque, Pleione (figlia di Oceano e Teti) generò ad Atlante le Pleiadi, oltre alle Iadi e a Iante. Fra l'altro Atlante era anche padre delle Esperidi. Si racconta che le Pleiadi, insieme alla loro madre, si trovarono un giorno in Beozia quando incontrarono il terribile cacciatore Orione che si pose al loro inseguimento. Si dice che le Pleiadi fossero le vergini compagne di Artemide. In realtà, tre di loro si giacquero con Zeus, due con Poseidone, una con Ares e la settima sposò Sisifo di Corinto. Il vano inseguimento delle Pleiadi da parte di Orione, che avviene entro la costellazione del Toro, si riferisce al fatto che le Pleiadi sorgono poco prima che appaia Orione. Si raccontava altresì che le Pleiadi e le loro cinque sorelle, le Iadi, erano state trasformate in stelle in seguito alla morte del loro fratello Iante, morso da un serpente. Esisteva un'altra tradizione, seguita da Callimaco in un poema del quale ci è giunto solo un frammento, secondo cui le Pleiadi erano invece figlie di una regina delle Amazzoni, e si doveva a loro l'istituzione dei cori, delle danze e delle feste notturne. In questa tradizione i loro nomi erano: Coccimo, Glaucia, Proti, Partenia, Maia, Stonichia, Lampado. Infine, Calipso e Dione sono talvolta ritenute delle Pleiadi. Ma, tornando alla versione più accreditata, le Pleiadi ebbero tutte come sposo un dio, ad eccezione di Merope, che sposò il mortale Sisifo; vergognandsi di essere l'unica Pleiade con un marito nell'Oltretomba (e criminale per giunta, come racconta il mito di Sisifo), si vuole che per questo la stella che porta il suo nome sia la meno brillante della costellazione; secondo un'altra versione, invece, Merope abbandonò le stelle sue sorelle nel cielo notturno e nessuno la vide più (una delle sette Pleiadi, come è noto, si spense all'inizio dell'epoca classica). Anche Elettra, che fu la progenitrice della stirpe dei re troiani, aveva avuto un analogo destino: al momento della caduta di Troia, addolorata per la distruzione della casa di Dardano, abbandonò le sorelle e fu mutata in cometa. A conferma di ciò, Igino ricorda come la settima stella del gruppo si sia estinta verso la fine del secondo millennio a.C. Dal matrimonio di Prometeo con la pleiade Celeno nacquero fra gli altri, Deucalione ed Elleno. Secondo un'altra versione, Celeno fu moglie di Poseidone e madre di Lico e Nitteo. Aretusa, ninfa al seguito di Artemide, oltre ad essere una delle Nereidi, sarebbe anche una delle Pleiadi. Asterope fu moglie di Enomao. Di Alcione (questo fu, tra l'altro, anche il soprannome di Cleopatra) si dice che fosse figlia del re dei venti Eolo e di Enarete; avendo appreso in sogno la morte del marito Ceice di Trachine (figlio della stella del Mattino Eosforo o Lucifero), avvenuta in un naufragio, si gettò in mare per la disperazione; gli dèi impietositi, la mutarono negli omonimi uccelli marini, dal grido lamentoso. Le circostanza in cui si verificò la morte di Ceice dimostrano che gli Eoli, famosi navigatori, onoravano la dea come "Alcione" perché li teneva lontani dalle secche e li proteggeva dai venti contrari. La folgore di Zeus che si abbatté sulla nave di Ceice rappresenta una sfida al potere della dea. Tuttavia si continuò ad attribuire all'alcione la magica facoltà di placare le tempeste (il Mediterraneo è quasi sempre calmo durante il solstizio d'inverno) e il suo corpo impagliato era usato come talismano contro la folgore di Zeus, forse in base alla credenza che la folgore non cade mai due volte nello stesso punto. Un'altra versione narra di quanto Alcione e Ceice fossero felici insieme, tanto da paragonarsi a Zeus ed Era; questo atto di superbia fu punito con la loro trasformazione in uccelli (lui in smergo, le in alcione). Ma siccome Alcione faceva il nido in riva al mare, le onde glielo distruggevano senza pietà. Zeus, impietosito, ordinò che i venti si calmassero nei sette giorni precedenti e nei sette seguenti il solstizio invernale, periodo durante il quale l'alcione cova le uova. Sono infatti questi i cosiddetti "gg dell'alcione", che non conoscono tempesta. Alcione è anche il nome della Pleiade rapita da Poseidone, da cui ebbe Anthas. Si suole rappresentarla come la stella più luminosa della costellazione. Ànthas fu il leggendario fondatore della città di Trezene d'Argolide. Alcione era a capo delle sette Pleiadi. Col sorgere di questa costellazione, a maggio, iniziava il periodo dell'anno propizio alla navigazione, che si chiudeva al loro tramonto quando soffia un gelido vento del Nord. Si racconta che il giorno in cui Elio, giunto a metà del suo viaggio nel cielo, fermò il cocchio e voltò i cavalli verso l'alba, anche le sette Pleiadi e tutte le altre stelle modificarono il loro corso e quella sera, per la prima ed ultima volta, il sole tramontò ad Oriente. Gli Indiani del Nordamerica credono che le Pleiadi siano un gruppo di bambini i quali, danzando vorticosamente, avevano finito per avvitarsi salendo in cielo dove erano rimasti per sempre, continuando a girare in tondo. Secondo altri si trattava di sei cacciatori e del loro cane, i quali avevano infranto le norme della caccia e per punizione erano stati confinati lassù. Secondo altri ancora, le Pleiadi erano sette graziose fanciulle, figlie del Sole e della Luna. Spesso scendevano di nascosto sulla Terra, all'interno di una grande cesta, e qui, nascoste nei boschi, cominciavano a danzare. In quel tempo accadde a un giovane indiano che si era recato a pescare proprio vicino al luogo di riunione delle sette fanciulle, di udire a distanza le note di un canto. Si guardò attorno ma non vide nessuno. Intanto il misterioso canto sconosciuto si avvicinava. Il pescatore volse il capo all'insù e vide un grande canestro scendere dal cielo. Si nascose, allora, sotto un albero e attese. Dal canestro posato sulla riva uscirono sette ragazze vestite di bianco che, continuando a cantare, si presero per mano e cominciarono a danzare. Il giovane fu incantato dalla dolcezza del canto e dalla loro bellezza delle fanciulle e nelle sere successive tornò alla riva del lago sperando di poterle rivedere. Così avvenne ed egli, nascosto, le ammirava. Una volta, non sapendo resistere al richiamo di quell'incantesimo, si unì al canto delle fanciulle che immediatamente si nascosero nella cesta e salirono in cielo. Da quella volta, si recò sempre nel luogo dell'incontro e sempre cercando di trattenere una delle fanciulle di cui si era innamorato. Così una sera si appostò dietro un albero e quando le fanciulle cominciarono a danzare, si avvicinò loro furtivamente finché riuscì ad afferrare la sua amata prima che questa potesse raggiungere il cesto con le sorelle. Passato il momento di sgomento, la fanciulla fu felice dell'amore del ragazzo, tuttavia replicò che non poteva restare con lui né lui avrebbe potuto seguirla per ottenne il consenso del Sole perché le sette sorelle erano scese sulla Terra contro la volontà del loro padre: per questo sceglievano l'ora del tramonto, quando il Sole è basso sull'orizzonte e quindi non poteva vederle. Ma il giovane insistette e così la sera dopo il canestro scese a raccogliere i due innamorati. Il giovane impetrò dal Sole il perdono per le sette sorelle che gli avevano disobbedito e chiese in sposa la sua amata, ottenendo perfino che ogni tanto entrambi potessero scendere sulla Terra, cosa che fu invece impedita per sempre alle altre sei. Ed è per questo che ogni tanto si vedono soltanto sei Pleiadi.

 

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