Orchis simia (Lam.)


Era forse l’ultima delle specie che avrei immaginato di trovare in quel posto, ma soprattutto in quel periodo.

Era infatti il 14 Maggio e, insieme ad Antonio Di Pede, decidemmo di recarci a Balsorano, (cittadina fra il Lazio e l’Abruzzo famosa per il suo omonimo castello) per cercare qualche orchidea. Si trattava precisamente di un boschetto che si estendeva fin sopra la collina, molto ombroso a causa degli alberi che non permettevano ad alcun raggio solare di oltrepassare. La prima cosa che mi venne in mente fu quella di domandare ad Antonio (che conosceva quella zona molto meglio di me) quali tipi di orchidee potevamo trovare in un bosco, se non qualche Neottia nidus-avis o qualche Cephalanthera, tenendo conto che non era ancora periodo

di Epipactis, tipica dei boschi e delle macchie, che queste zone non è poi neanche molto frequente.

La spiegazione era molto semplice ma poco attendibile: un tempo quel luogo era un immenso campo coltivato, successivamente abbandonato e su cui dopo furono piantati dei Pini.

Inizialmente incontrammo proprio sul sentiero tre Himantoglossum adriaticum, inseguito una Cephalanthera damasonium che per mia sfortuna era del tutto rovinata e infine tre esemplari di O. simia. Due di questi erano sfiorite e avevano già gli ovari rigonfi, come d'altronde si poteva intuire dal periodo, mentre l’altra, contro tutte le previsioni, era ancora fiorita.

Non esitai quindi ad analizzarla:

l’infiorescenza era molto densa e raggruppata, lunga circa 6 cm; i fiori erano molto simili a quelli della Orchis italica, morfologicamente, trascurando il colore del labello che è decisamente più acceso e intenso, e con un po’ di immaginazione, considerando i lobi laterali come braccia e quello mediano (a sua volta bilobo) come arti inferiori, la sua forma si avvicina incredibilmente a quella di una scimmia o di un uomo, tant’è che lo afferma proprio il nome scientifico: simia = scimmia!!!

I tepali esterni e quelli interni sono più o meno riuniti in un casco rivolto in avanti e color porpora che tende ad essere una difesa naturale al gimnostemio. Anche se però sono riuniti in un casco, al contrario di altre specie quali lo stesso Himantoglossum e la Serapias, non sono conniventi, ovvero non sono saldati fra loro. Il labello è biancastro con macchie purpuree disposte in senso verticale; lo sperone è lungo quasi la metà dell’ovario, di colore bianco, quest’ultimo è lungo 1 cm ed è ritorto. Le brattee erano cortissime, circa ¼ dell’ovario. Lo stelo è verde-bruno, abbastanza robusto.


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