Orchis morio L s.l
(Orchis morio L & Orchis longicornu Poiret)


Nelle mie continue ricerche nel territorio sorano, nel circondario della mia città natale Sora, nel Parco d'Abruzzo e nella Valle di Comino, ho potuto constatare, confermando quanto libri e manuali di botanica regolarmente ripetono, che l'orchidea del genere Orchis s.s. più frequente è l'Orchis morio L. Ovviamente sarà difficile o quasi impossibile trovarla nei pascoli alpini (Gymnadenia s.l.), ai piedi di un ghiacciaio o in una densa faggeta (Epipactis s.l.), ma dalla costa a circa 1300 metri d'altitudine molti cacciatori di orchidee credo si siano stufati dell'abbondante presenza di Orchis morio L, che diventa talora comune quanto le centauree campestri o più. La prima volta che la vidi, quando ancora le mie attenzioni non erano rivolte alle orchidee ma alle poche Liliaceae e Iridaceae, la scambiai, come successivamente seguitai a fare, per Orchis mascula (L) L, reputando quest'ultima specie molto frequente. Oggi sono costretto ad affermare che Orchis mascula (L)L.  è abbastanza rara dalle mie parti, e ho avuto l'opportunità di trovarla soltanto nei dintorni dell'abbazia di Trisulti, nell'ameno paesaggio dei monti Ernici ciociari, cioè quella parte dell'Appennino laziale che rientra nei confini della provincia di Frosinone. La rara specie mi ha portato a delle ricerche anche riguardanti la sua tassonomia, scoprendo con molta sorpresa che il suo nome di base era "Orchis morio L var. masculus L"; lo stesso Linneo però 2 anni dopo averla descritta come var. di O. morio L., si corresse elevandola a specie [perciò è corretto scrivere Orchis mascula (L) L]. Non dobbiamo meravigliarci di ciò, basti pensare che Linneo in Serapias L. includeva anche Epipactis Zinn!

Orchis morioIl discorso a questo punto si rende complicato, dovrei entrare nelle "soggettive" regole della tassonomia, dando ragione ad alcuni botanici, criticandone altri che tuttavia sono altrettanto validi… è meglio tornare alla distribuzione di Orchis morio L. Finora abbiamo accennato a come un tempo si riteneva così vasta la variabilità di Orchis morio L, oggi fortunatamente riorganizzata in modo accurato con i criteri di classificazione moderni, che, al contrario della tradizione popolare, hanno dato vita a 3, talvolta 4 specie nuove. La cultura etnobotanica italiana, che ha lasciato una frammentata onomastica per le orchidee, distinte spesso solo tra Ophrys L s.l., Orchis L s.l., e Epipactis Zinn s.l., nel caso di Orchis morio L ci ha dato una serie di nomi interessantissimi e singolari derivati ovviamente da caratteristiche evidenti della pianta. La ricchezza di nomi è dovuta in primo luogo alla sua distribuzione e al suo intenso antico utilizzo nella preparazione del salep con i suoi bulbi, specialmente nelle culture mediorientali.

La pianta ha alcuni caratteri che sono frequentemente variabili, in particolare il colore dei fiori, che dal rosa cangiante possono diventare color vinaccia e talora con tendenze al grigio, più o meno sfumati di bianco e puntati di viola. L'ambiguità nei colori è una delle probabili cause che hanno spinto Linneo a darle il nome "morio", infatti in greco moriov significa "sciocco", "pazzo", quindi pazzo nei colori (altri fanno riferimento al morione, in latino morio -onis, un tipo di elmo che ricorda il casco tepalico particolarmente compatto nella specie che sto analizzando.

Non si tratta di un'orchidea molto alta, solo raramente supera i 40 cm o scende sotto gli 8 ed alla base vi sono i due pseudobulbi ovali o sferici utilizzati per il salep e stimati come possessori di poteri afrodisiaci e che potevano aumentare la fertilità maschile (v. Orchis mascula). Il fusto è eretto, circolare, verde e all'infiorescenza violaceo scuro o totalmente violaceo, ed ospita le foglie guainanti erette. Le fogli basali sono invece patenti e lanceolate, lunghe 6-12 cm per 1-1.5 cm. Il fiore, a parte la già citata classificazione del grande Linneo, ha determinato lo smembramento in altre entità, a livello specifico, sottospecifico o varietale, che oggi sono comunemente riconosciute e accettate da molti. Alcune piante presentano delle particolarità morfologiche nel fiore, piccole ma determinanti. Le infiorescenze si presentano lasse o dense, con fiori dotati di sepali conniventi, forse anche raramente patenti (io non li ho mai visti, cfr Orchis x alata Fleury), ovati e venati di verdastro come i petali, questi ultimi però più brevi. Il labello si presenta in due forme, convesso o meno, quasi reniforme, con lobo più lungo dei laterali e sfumato di biancastro (nella parte più chiara sono le punteggiature violacee).

La caratteristica che però ha spinto diversi botanici a creare diverse nuove specie da Orchis morio L è stata proprio la variabilità dello sperone, che a seconda delle popolazioni assume delle poco notabili ma determinate caratteristiche. Nella penisola italiana e in parte del bacino mediterraneo settentrionale, prevalentemente nelle zone costiere o con clima simile si può rinvenire dei gruppi di Orchis morio L con lo sperone più lungo o quasi uguale all'ovario [Orchis morio L subsp picta (Loisel) Arcangeli], distinguendola da Orchis morio L subsp morio che ha lo sperone sempre più breve dell'ovario. Nella provincia di Frosinone credo di aver trovato nel circondario di Casalattico, tra Sora e Cassino, in Valle di Comino, degli esemplari con sperone più lungo dell'ovario, gracili e con spiga lassa e pauciflora; negli stessi posti vegetavano però anche Orchis morio L subsp morio e Ophrys crabronifera Mauri. I luoghi che ospitano queste orchidee hanno un clima tipicamente mediterraneo, infatti le leccete abbondano nel versante meridionale delle Gole del Melfa, presso Casalattico, e insieme al Monte Caira sono le località più interne in cui il clima mediterraneo entra in contatto con quello appenninico (come nella catena degli Ausoni-Aurunci-Lepini, tra le province di Frosinone e Latina).

Nella Sicilia e in Sardegna Orchis morio subsp picta si presenta con dimensioni dello sperone molto più grosse ed è stata classificata come Orchis longicornu Poiret, con il labello corto la metà o più dello sperone! A mio parere anche quest'ennesima specie dovrebbe essere una subsp di Orchis morio L, anche se vi sono altre caratteristiche nella forma del labello varianti però da Orchis morio L s.l., a Orchis longicornu Poiret. Anche quest'ultima è un'orchidea mediterranea, in Italia presente solo in Sicilia e Sardegna, con probabili sporadiche stazioni in Calabria.

Possiamo studiare la variabilità di Orchis morio L s.latissimu solo durante la fioritura, quindi da marzo a maggio.

L'Orchis champagneuxii Barn, ha tutte le caratteristiche della variabilità di Orchis morio L subsp morio, ma regolarmente ha tre bulbi; non la troviamo in territorio italiano ma solamente nella Francia Mediterranea e nelle Baleari, forse anche in Corsica. Io però escluderei da una valida classificazione scientifica quest'orchidea, perché, seppur la caratteristica dei tre bulbi è importante, si rischierebbe di eliminare dalla Provenza e dall'arcipelago di Mallorca, Minorca, Ibiza e Formentera qualsiasi forma di Orchis morio L s.l. perché per determinare se un eventuale orchidee rinvenuta è Orchis champagneuxii Barn o Orchis morio L si dovrebbero cavare centinaia di orchidaceae… mi auguro che non lo faccia nessuno.

NOMI VOLGARI:Cimiciattolo (anche varietà di vite), Zonzelle, Giglio Caprino, Pan di Cuculo, Salep, Thaleb (Arabo, da cui salep).

SINONIMI Orchis morio L:Orchis crenulata Gilb;
SINONIMI subsp picta (Loisel) Arcangeli: Orchis picta Loisel, Orchis morio L var longecalcarata Boiss, Orchis morio L var parviflora Cariot & Lager, Orchis skorpilii Velen, Orchis syriaca Boiss & Balansa in Boiss;
SINONIMI Orchis longicornu Poiret: Orchis morio L subsp longicornu (Poiret) Douin in Bonnier;
SINONIMI Orchis champagneuxii Barn: Orchis morio L subsp champagneuxii (Barn) EG Cam

IL VOLGO L'HA CHIAMATA ANCHE: Pan di Cuculo, Orchidea minore, Zonzelle, Giglio (color) vino.

ALTRI NOMI SCIENTIFICI: Orchis crenulata Gilb.


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