La semina (addendum)


Volete sapere come è andata la semina delle Phalaenopsis del 2000?

Beh, un disastro. Infatti avendo messo troppi semi, ho pensato che se ripicchettavo i piccoli protocormi avrei potuto fare una bella cosa. Invece mi si sono inquinate tutte le fiasche, ottenendo alcune bellissime coltivazioni di multicolori muffe :-(

Per nulla scoraggiato ho riprovato con altri semi, con altri composti, con altri metodi. Infine sono tornato al metodo descitto nella 'prima semina', usando però un composto commerciale, il Sigma 'Phytamax', usato al 50% della dose consigliata, con agar 'professionale'. In questo composto ho seminato delle Bletilla striata.

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Questi sono i famosi, minuti, semi di orchidea. La foto non sarà un granchè, ma l'ho fatta rispolverando il vecchio microscopio 'semi-giocattolo' di quando ero piccolo. Abbiate comprensione per la qualità ;-)
In ogni caso si può immaginare la piccolezza dei semi (ripresi a 150 ingrandimenti) ed il fatto che siano completamente privi di nutrimento per le future piantine.
Le 'macchie' più scure che si possono scorgere all'interno dei semi sono gli embrioni vitali.
La Bletilla dopo 10 giorni dalla semina. I semi si sono gonfiati ed hanno assunto una colorazione verde. Le fiasche sono tenute sotto luce artificiale (neon) a 20-24° per 14 ore al giorno. Bletilla a 10 giorni dalla semina
Bletilla a 18 giorni dalla semina
Dopo soli altri 8 giorni (18 dalla semina) l'aspetto è ben diverso. I semi non sono più semi ma qualcosa di più. Nei giorni precedenti hanno assunto una forma tondeggiante simil-lenticchia tipica del protocormo, stadio intermedio tra seme e piantina tipico delle orchidee. Adesso, tuttavia, già si scorgono i primi segni dello sviluppo della prima foglia. E' uno stadio questo che è stato superato velocissimamente ed i protocormi sono rimasti piccolissimi, ma dovrebbe essere peculiare delle Bletilla. Altre orchidee infatti, impiegano mesi per arrivare a produrre la prima foglia.
A 25 giorni di distanza dalla semina, già le piccole Bletilla (piccolissime, sono circa 2-3 mm di altezza) cominciano ad assomigliare un po' di più a delle piante. Le foglie sono adesso ben visibili e si intravedono i 'rizoidi', una specie di 'barbetta' che spunta dal protocormo e che serve ad assorbire il nutrimento. Le radici vere e proprie non sono ancora spuntate e presumibilmente non lo faranno ancora per un po' di tempo.
Bletilla a 25 giorni dalla semina
bletilla_26_07_2001.jpg (27048 byte) Dopo 3 mesi, oramai alte fino a 2 centimetri, sono già delle piccole piante, con due o tre foglie.

Finalmente :-)

Pur avendo usato prodotti 'professionali', sono rimasto convinto, convintissimo, che sia possibile ottenere risultati passabilissimi anche con componenti comuni. Tant'è vero che ho da pochissimo effettuato una nuova semina, sempre con le Bletilla striata, utilizzando tempi e tecniche identici a quelli usati per le Bletilla presentate, solo con diversi composti fatti 'a mano', usando 3 diversi concimi come basi (Peters 20-20-20, Peters 30-10-10, KB 'Gerani' 13-16-18 + 3MgO), 3 diverse concentrazioni di agar 'cinese' (già qui vi posso dire che 10gr/litro sono più che sufficienti e che 16 grammi sono troppi) e aggiungendo in circa il 50% delle fiasche 0,5cc/litro di solfato di ferro. In comune hanno due grani di nitrato di calcio (circa 0,1 grammi), 20 grammi di zucchero e 1 grammo di polvere di carbone attivo.

cattleya_forbesii_15_08_2001_2.jpg (36153 byte) Ed infatti, ecco qui una semina di Cattleya forbesii, su composto (per 1 litro):
1,5 gr. "KB - Gerani"
2 grani nitrato di calcio
1 gr. carbone attivo
20 gr. zucchero
10 gr. agar (grezzo)
1000 cc. acqua

La foto è fatta dopo 65 giorni dalla semina.

A questo punto si deve procedere al ripicchettaggio, da farsi nella stessa 'cabina' della semina. La sterilizzazione di ambiente e attrezzi è adesso anche più importante, in quanto le fiasche rimarranno aperte ben più a lungo e gli stessi protocormi e/o piantine, rimarranno a contatto con gli attrezzi per tempi maggiori. Quindi si consiglia per la sterilizzazione una soluzione 'più forte' di candeggina. Al 30% sembra che vada bene. Anche qui si preparano le fiasche con più o meno lo stesso composto usato per la semina, anche se l'aggiunta di banana sembra dare un notevole impulso allo sviluppo. Franco Bianco consiglia un vasetto di banana omogeneizzata (per bambini) in un litro di composto. DOpo l'esperienza disastrosa con le Phalaenopsis, sono stato piuttosto titubante al momento del ripicchettaggio, anche se, finalmente, sembra andato tutto bene, sia nel ripicchettaggio di protocormi (di un orchidea senza nome, protocormi omaggio di Franco Bianco), sia di piantine già sviluppate (di phalaenopsis, che mi ha regalato Dario Ugolini).

bacca_thai_26_07_2001.jpg (56640 byte)       phal_26_07_2001.jpg (31267 byte)

 

Occorrono almeno due ripicchettaggi. Il primo quando i protocormi sono già abbastanza sviluppati e si iniziano a vedere le foglie. I protocormi vanno distribuiti uniformemente sul nuovo composto e lasciati crescere per qualche mese. Quando avranno sviluppato foglie e radici, si dovrà procedere ad un nuovo ripicchettaggio su composto 'fresco' e qui lasciate fino a quando non arriva l'ora di togliere dalla fiasca e metterle in vasetti comunitari.

Infine non rimane che aspettare. Molto. Dai due-tre anni per quelle più veloci, fino ad arrivare ai 10-15 anni per quelle più lente (come alcune specie di Paphiopedilum). Dopodichè, saremo finalmente in grado di vedere i risultati dei nostri sforzi e poter dire agli amici, con orgoglio, <Questa l'ho seminata io> :-)

In definitiva, non occorrono laboratori attrezzatissimi, ne composti chimici introvabili per riuscire a seminare e far nascere orchidee. Chiunque può provare, con un po' di buona volontà. Certo, non è la cosa più semplice del mondo. Probabilmente l'amatore che si accontenta di poche piante da tenere in casa, non vorrà neanche provare (in definitiva, cosa se ne fa uno di 50, 100, 10.000 piante dello stesso tipo?). Però è una cosa che intriga e che porta, con il tempo, ad enormi soddisfazioni, con una spesa, in definitiva, realmente minima.

 

(C) 2001 Giulio Farinell

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