Istantanee dalla Turchia..

 

 
 

La Turchia è bianca e rossa come i colori della sua bandiera.

Il rosso della terra, che a volte diventa viola da quanto è intenso.

Il rosso del sole al tramonto sui campi di girasole e sulle enormi distese di grano saraceno.

Il bianco delle montagne di tufo, e della polvere lungo le strade.

Il bianco di quello sottile striscia di cielo, proprio sopra la linea blu del mare all’orizzonte.

 

La Turchia ha lo sguardo paterno dello zio Alì, che ha un ristorante a Istanbul e vive dall’altra parte del Bosforo. Dopo cena ci ha portato a fumare il narghilé raccontandoci storie di politica, calcio e religione, per poi tirar fuori dalla tasca un bellissimo braccialetto. Un regalo. Per me.

 

La Turchia ha lo sguardo infido del cameriere che è riuscito a farci spendere uno sproposito per una cena mediocre, e dopo le nostre lamentele voleva anche aver ragione. Per fortuna che era segnalato sulla Lonely Planet!

 

La Turchia ha la risata simpatica dell’albergatore di Bergama, che ci ha ospitato in una vecchia casa ottomana preparandoci una colazione favolosa a base di ogni ben di dio, valsa da sola gran parte del prezzo pagato.

 

La Turchia ha gli occhi chiari di uno dei poliziotti motociclisti che ci hanno scortato attraverso le caotiche vie di Istanbul facendoci attraversare semafori rossi e percorrere corsie preferenziali.

 

La Turchia ha gli occhi tristi dei cani che girano soli per le strade in cerca di qualche tozzo di pane, e le unghie affilate dei gatti senza padrone che si procurano da vivere miagolando sotto i tavoli dei ristoranti.

 

La Turchia ha il sorriso della donna che, davanti a una moschea, mi ha coperto il capo con un velo, accarezzandomi il viso con le sue mani segnate dagli anni, come solo una mamma sa fare.

 

La Turchia ha i suoni e i colori del Gran Bazar, un luogo enorme e caotico dove puoi trovare davvero di tutto.

 

La Turchia ha i silenzi di Mustafa, ragazzo di poche parole ma con un cuore infinitamente grande, che conosce il vero significato dell’amicizia e si è prodigato in mille modi per rendere il più piacevole possibile il nostro soggiorno nella sua città. Prima di partire ci ha regalato un’anfora, regalo di matrimonio del suo bisnonno, e a me veniva da piangere.

 

La Turchia ha la curiosità della bambina che mi mandava i bacini con la mano vedendomi andar via, e di tutti i bambini che si sono sbracciati per salutarci, vedendoci passare in moto.

 

La Turchia ha la diffidenza dei vecchi seduti lungo la strada, che svanisce in un attimo quando, al nostro saluto, non esitano a rispondere con un cenno del capo, un sorriso o una mano alzata.

 

La Turchia ha il viso sincero di Turgut, che si illumina di una luce speciale mentre mi parla della sua terra. È il mio fratellino turco, quello che mi ha aperto le porte di casa per pranzare all’italiana con la sua famiglia. Quello seduto accanto a me con il Corano sulle ginocchia a spiegarmi ciò in cui crede, senza pretendere che ci creda anche io. Quello per cui sono la sua sorellina Fatıma. Quello a cui ho promesso che tornerò, per vedere nel suo paese il secondo tramonto più bello del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

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