Jane Toppan

Secondo una statistica sui metodi usati dalle donne per uccidere, nell'80 % dei casi, risulta essere il veleno. Jane Toppan non rappresenta un'eccezione.

Nata a Boston, nel Massachusetts, nel 1854, Jane visse un'infanzia infelice; la madre morì quando lei era ancora un'infante e, a cause del padre troppo instabile mentalmente per occuparsi di lei e delle sue tre sorelle (un giorno venne sorpreso a cucirsi le palpebre con ago e filo e venne rinchiuso in un manicomio), venne dapprima affidata alle cure della nonna,e in un secondo momento rinchiusa in un orfanotrofio dove, dopo poco tempo, venne adottata (Toppan è il nome della famiglia adottiva, fino a quel momento si chiamava Nora Kelley).

La ragazza crebbe in un clima sereno, diventò ben presto una studente modello, apprezzata e amata da tutti. Conobbe un ragazzo, e dopo una storia d'amore, venne lasciata; questo provocò in lei un esaurimento nervoso e tentò più volte il suicidio.

Uscita dal periodo di depressione, all'età di 26 anni, annunciò ai suoi genitori l'intenzione di diventare un'infermiera professionale, e frequentò un corso in un'ospedale di Cambridge nel Massachusetts, dove venne apprezzata per il suo impegno e dopo poco tempo si diplomò. L'unica nota stonata era il suo morboso interesse per la morte e le autopsie.

Presto, però, le furono assegnati due pazienti che morirono misteriosamente, per questo motivo fu allontanata dall'ospedale. Per niente scoraggiata da questo fatto, con il diploma in suo possesso, trovò lavoro rapidamente come infermiera privata.

Jane era considerata un'infermiera sensibile e professionale che regolarmente si prendeva cura dei pazienti malati o anziani delle migliori famiglie di Boston. Tra il 1880 e il 1901 Jane lavorò in diverse famiglie del New England, e solo perchè la morte per malattia era un fatto assai frequente in quel periodo, nessuno si allarmò più di tanto se un gran numero di suoi pazienti persero la vita.

Quando venne a mancare l'ultimo suo anziano assistito, una delle figlie dell'uomo chiese alla premurosa infermiera se potesse restare con loro, dato che anche il resto della famiglia era finita inspiegabilmente in malattia. Un'occasione per Jane, tanto che decise di rimanere e, con calma e pazienza, riuscì ad avvelenare tutti i membri della famiglia Davis. Quando tornò da un lungo viaggio il marito di una delle quattro vittime, decise ad ogni costo di ordinare alla Polizia di Stato del Massachusetts di eseguire un'autopsia del corpo della povera moglie. Le autorità, ad autopsia eseguita, confermarono che la povera donna era deceduta a causa di una cocktail letale di morfina e atropina.

Intanto Jane è riuscita a scappare, e, prima che la polizia riesca a rintarcciarla, riesce ad uccidere la sorellastra. Quando gli agenti la trovarono, l'infermiera ha già un altro lavoro in un'altra città. Finalmente, il 29 Ottobre del 1901 Jane fu arrestata ad Amherst e processata.

Per qualche tempo Jane si dichiarò innocente, ma durante un'interrogatorio confessò 31 delitti, anche se in realtà si crede che le vittime si aggirino tra le 70 e le 100, e come se non riuscisse a nascondere la propria soddisfazione personale dichiarò :"Si, li ho uccisi tutti io!...Li ho fregati tutti, ho fregato tutti i dottori e i loro parenti ignoranti; li ho fregati per anni e anni...". Nel 1902, durante il suo processo, i dottori dichiararono che Jane era nata con condizioni mentali instabili, e lei con arroganza dichiarò di non essere pazza e di conoscere perfettamente la distinzione fra bene e male e che la sua ambizione era di uccidere più persone - persone inermi - di ogni uomo o donna fino ad allora vissuto.

Ascoltata la sua testimonianza, la dichiararono insana di mente e la rinchiusero in un manicomio a Tauton, nel Massachusetts dove morì alla veneranda età di 84 anni, nell'agosto del 1938.