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Purtroppo nelle società in cui viviamo ci tocca ancora pagare uno scotto non indifferente all'ignoranza e alla meschinità: la rappresentazione totale dell'immagine artistica risulta praticamente impossibile. Cercherò, comunque, di offrirne una parte indicativa servendomi di materiale trovato sul web, modificato graficamente e quindi presentato in altra cornice. Si tratterà di immagini che, per qualche ragione, mi hanno colpito, dedicate alla Bellezza in qualsivoglia sua accezione, ma sempre fortemente interconnessa alla sessualità, ovvero la parte più profonda e nascosta di noi e certamente la più autentica. La bellezza d'altronde ci chiama, ci trascina e ci obbliga in un vortice da cui non vorremmo più uscire; il nostro desiderio è perderci in esso, e su queste pagine proveremo a perderci un pò. Avremo tutto il tempo che vorremo per ritrovarci dopo, quando ci ricorderemo che purtroppo la realtà attorno a noi non è tutta così, ma fortunatamente "anche" così.

Nelle culture cosiddette "cristiane e cattoliche" il sesso, quando non è apertamente condannato, suscita ilarità e imbarazzo mentre guardacaso ne suscita molto meno l'esposizione continua della violenza in tutti i suoi aspetti. Quindi niente distinzioni manichee e ultraipocrite tra "erotismi" o sedicenti "pornografie" che non stanno nè in cielo nè in terra. L'unica differenza è tra immagini belle ed immagini brutte e nella facoltà eidetica di chi le osserva. Il resto è pura ipocrisia e nessuno di noi ha tempo per quella. D'altra parte sappiamo benissimo che se è vero che esiste molta pornografia squallida e volgare è anche vero che ne esiste di ottima come in qualsiasi altro settore; escluderla tutta senza operare alcun distinguo sarebbe un grave errore ed una totale consegna nelle mani peggiori. Oltretutto considerando il fatto che non sono mai le immagini a risultare volgari, nè potrebbe mai essere volgare la rappresentazione di atti che si compiono tra adulti consenzienti, bensì i tristissimi commenti che il più delle volte le accompagnano, quelli sì frutto della peggiore diseducazione e della violenza.

Apriamo una piccola parentesi.
Da decenni si discute, appunto, del confine fra erotismo e pornografia. Erotismo uguale arte, creatività; pornografia come cosa squallida, da maniaci. Soprattutto - si dice - la pornografia è banale, ripetitiva, noiosa. Sembra vero e chiarissimo. Chi potrebbe negare oggi la differenza, proprio dal punto di vista della qualità, della bellezza, fra le foto di uno scalcinato set per fotoromanzi porno e i capolavori immortali di Michelangelo? E potremmo continuare con i quadri, le statue, il teatro, il balletto; e la letteratura, naturalmente, i fumetti...
Ma è davvero così chiaro? Così facile "distinguere"?
Agli estremi - del bello e del brutto - diremmo di sì, come già specificato in precedenza, ma in mezzo, in mezzo c'è una sterminata produzione che sfidiamo chiunque a classificare con certezza come appartenente all'uno o all'altro campo. Se escludiamo le cose clamorose - clamorosamente belle, clamorosamente brutte - poche sono così indistinguibili come l'erotismo e la pornografia. Anzi, proprio il fatto che da anni si cerchi di tenerle ben separate, e continuamente se ne discuta, si cerchino le definizioni, le prove, proprio questo dimostra la difficoltà dell'impresa. Erotismo e pornografia si attraggono inesorabilmente come calamite.
E poi, non è questo il punto. Anche al peggior fumetto pornografico, alle immagini più stereotipate e noiose, non è detto che corrispondano una lettura, una visione, una fruizione altrettanto noiose. Chi può dire quali fantasie personalizzate siamo in grado di proiettare o mettere in moto anche dalle immagini più banali? Questa distinzione non si fa mai, ma è quella fondamentale (ed è quella che abbatte il confine tra pornografia ed erotismo): è la nostra fantasia che decide, non lo strumento in sé. Siamo convinti che la gran parte delle persone che per eccitarsi usa la pornografia - del tutto analogamente a chi utilizza i più raffinati mezzi erotico-artistici - metta in gioco una dose di fantasia che mai immagineremmo vedendo cosa guarda. Siamo convinti, infatti, che non veda ciò che ha realmente davanti agli occhi, ma si serva di quello che guarda per vedere le cose che ha in testa, per proiettarsi i propri personali "film", quelli che la gran parte delle persone custudisce gelosamente nel cervello e nel cuore; le fantasie più personali ed eccitanti, le più belle.

Se vuoi saperne di più: SEX 10 di questo sito, dove si parla di Pippe e altre meraviglie.
SEX 16 di questo sito, dove si parla di Porn Design.
Se invece vuoi approfondimenti sul tema "pornografia": II° Rapporto ISPES sulla pornografia in Italia.

Ritornando al discorso iniziale, volevo dirvi che ho volutamente optato per la forma più consolidata di rappresentazione popolare del sesso perchè è lì soltanto che si può trovare la verità e la vita. Questo tipo di immagini vengono quasi sempre guardate di sfuggita o utilizzate soltanto per la masturbazione, mentre varrebbe la pena di soffermarsi su ognuna di loro anche al di là della loro portata erotica, operando una sorta di azzeramento semiotico come sempre si fa davanti a qualsiasi quadro, ma con un ritorno emozionale ben maggiore, magari anche ricorrendo col pensiero ad altre dimensioni dell'esperienza spirituale che tali immagini hanno talvolta la forza di evocare proprio a partire da una profonda carnalità che sublima sè stessa nel momento in cui si presenta nuda e cruda al nostro sguardo più o meno sguaiato. Ci troveremo così di fronte a sorrisi che non sempre sapranno rispondere di sè stessi, ma anche a sgomenti che anticiperanno la morte; come ci ricordava Lèvinas "L'Essere è totale solo nella sua necrologia": ed è solo l'Arte che ce ne potrà recare la testimonianza.

Forse è proprio vero che l'unica vera forma d'Arte dei nostri giorni è la pornografia. L'intera storia dell'Arte altro non è che storia di infinite censure e repressioni della rappresentazione del corpo, mentre la pornografia, fosse pure per raggiungere i suoi fini commerciali e ben poco nobili, è costretta, volente o nolente, a rappresentare la realtà dei corpi nel loro momento più estremo nuda e cruda. E questa sarebbe la vera definizione di ciò che è l'Arte.

Mi pare doveroso illustrare ora, a grandi linee, il percorso fatto dall'erotismo all'interno della pittura e della scultura, nel corso della storia artistica.
Tutta l'arte occidentale ha avuto un solo culto: quello del corpo. Dalle statue greche fino alla fotografia di oggi. All'inizio, però, il nudo era solo maschile. In Grecia gli dèi, gli eroi e gli atleti venivano rappresentati assolutamente senza veli, scolpiti nel marmo in tutta la loro perfetta nudità, mentre le dee, persino Venere, avevano al massimo il seno scoperto.
Con la fine dell'era pagana le cose cambiano. Poco per volta sono le rappresentazioni femminili a costruire l'immaginario erotico, anche se artisti e committenti non rinunciano alla bellezza maschile dipingendo o scolpendo splendidi ritratti di giovani nelle vesti di San Sebastiano, David o Ganimede.
Il Rinascimento, che recupera gli ideali classici, è una vera fucina di nudi: maestri indiscussi dell'erotismo sono Correggio e Tiziano. Le loro immagini di Danae e Venere, contese da re, imperatori e cardinali, erano talmente vere e carnali che spesso venivano coperte da drappi sollevati solo in occasione di visite speciali e private. Tiziano dipinge una lunga sequela di Veneri e Correggio addirittura una serie degli "Amori degli dèi".
Nel Seicento il maestro dell'erotismo trionfante è il fiammingo Pieter Paul Rubens. Una delle immagini più celebri della felicità dell'amore è la sua "Venere in pelliccia", il ritratto della moglie sorpresa nuda, come appena uscita dal bagno, sotto i drappi di una pelliccia scura, sensuale e ambigua.
Nel secolo galante, il Settecento, sono soprattutto i francesi a dettare l'iconografia dell'erotismo. Francois Boucher diventa il pittore del Re di Francia anche per quella sua speciale abilità nel dipingere morbidi fondoschiena femminili: i suoi quadri, che siano "trionfi di Venere" o "riposi di Diana", sono in realtà pretesti per ritrarre floride cortigiane e amanti del re. Il suo connazionale Jean-Honoré Fragonard non è da meno nello spogliare le donne, ma la sua immagine più erotica è paradossalmente "L'altalena": in un giardino d'Arcadia una donna vestita di tutto punto si fa spingere all'altalena da un corteggiatore mentre lei, birichina e ingenua Lolita, fa cadere una scarpetta di seta, scoprendo il piede e il pizzo della sottoveste. In Spagna, invece, il nudo è rigorosamente proibito: esistono solo due immagini. Una è la splendida "Venere allo specchio" di Velazquez: chi guarda ha l'impressione di entrare, non visto, nella stanza dove giace una bellezza italiana (l'amante di Velazquez quando soggiornò a Roma) e di sorprenderla di spalle. Ma poichè la donna si sta ammirando allo specchio, il suo sguardo incrocia quello di chi guarda, smascherando così il nostro voyerismo. Il secondo capolavoro erotico è la "Maja desnuda" di Goya, commissionato all'artista spagnolo da Manuel Godoy, il favorito della regina che non disdegnava i favori di altre bellezze e conservava il quadro nella sua stanza privata.
Nell'algido perido neoclassico Antonio Canova farà comunque la sua parte fermando nel marmo i fremiti di "Amore e Psiche" nel momento in cui le loro labbra si avvicinano. Ma ancora, per quanto audaci fossero le immagini, non si era mai osato rappresentare un dettaglio: il pelo pubico.
Ci penserà Gustave Courbet, nell'Ottocento, con il suo scandaloso primo piano detto, con un eufemismo, "L'origine del mondo".
Un'immagine tanto audace almeno quanto lo fu, nella Vienna fine secolo, la "Danae" di Klimt. La pioggia d'oro, mescolata a bianchi fili di spermatozoi, che scendeva fra le gambe di una "femme fatale" dai capelli rossi, sfidava il rigido perbenismo di una società che aveva scoperto le nevrosi e le ossessioni erotiche grazie a Freud.