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una vita così





La mia vita è un romanzo, credimi, diceva la donna con l'aria di chi la sa lunga nel bene e nel male.
In effetti aveva l'aria un po' polverosa, tipica di chi ha passato il tempo ad inventariare vecchi ricordi nel tempo da perdere d'un lento pomeriggio da passare sul finale d'una partita già finita, quando ieri, oggi, domani, non servono più a niente se non a fare un po' di ruota sul dolore, sui sacrifici fatti, sulle benemerenze acquisite. E poi, quello che importa è sentirsi in pace con noi stessi, stava filosofando la donna, mentre lui si godeva la sensazione del “niente importa niente” solo perché - era costretto ad ammetterlo - un flusso di pensieri più profondo gli sarebbe costato una fatica che non aveva proprio voglia di fare. Quello che viene dalla vita, quello che rimane. Un romanzo? Ma non esageriamo! Sarà mai il dolore il protagonista d'un romanzo? Per lui era diverso. Non aveva proprio fatto niente per vivere. Poco importa dove fosse nato o quando e come si fosse lasciato scivolare nella rete dell' età, come le sue memorie dovessero essere morte prima dell' essere nate, come i suoi piaceri si fossero dissolti prima ancora d' essere esistito. Una vita banale per essere stata vissuta, per essere raccontata, per arrivare alla fine conseguente, morire d'una malattia che lui non avrebbe potuto raccontare e che forse sarebbe stata l'unica vera avventura della sua vita? ma come avrebbe voluto la sua vita? come? In un certo modo si sentiva un diversamente abile: molta fantasia ed immaginazione, ma niente vita vissuta. E se la sua immaginazione avesse cessato d' inventare cavalieri nella tempesta, marinai nelle burrasche, amori impossibili? Troppe domande.
O era soltanto una? Intanto è difficile star lontani da chi si ama. Ed in mare sei sempre troppo lontano.
Lui la sognava tutte le notti, e non poteva essere diversamente, dato che durante il giorno pensava sempre a lei. L’ultima volta che si erano incontrati non avevano nemmeno fatto l’amore. Lei era venuta a trovarlo all’improvviso. Sapeva dove la nave avrebbe fatto scalo, quindi era salita su un treno per farsi trovare sulla banchina. Lui non voleva che viaggiasse di notte, e l’aveva rispedita solo dopo un paio d’ore. Niente più improvvisate, per favore, che poi si sta anche peggio. Se la guardava e riguardava, nella mente: era bellissima. Quando se l'era trovata davanti era rimasto lì come un allocco, ed aveva odiato con tutto il cuore gli uomini che erano là attorno e che se la mangiavano con gli occhi.
«Ehi! Non avete proprio niente da fare, voialtri?»"
L’aveva portata via subito dal porto. Sporco e con la barba trascurata, in compagnia di lei, a cercare un angolo tranquillo. Niente più improvvisate, per piacere, avvisami, che mi sistemo un po’. Un paio d’ore, solo un paio d’ore, con il timore di sporcarla solo standole vicino. Alla Stazione, lei continuava a domandargli se era arrabbiato. No, amore, non sono arrabbiato. Ma non mi voglio nemmeno mettere a piangere. La vide salire sul treno, scomparire e riapparire subito dopo da un finestrino. Si tennero per mano e per gli occhi, finchè il treno si mosse.
Dopo, si sentì solo come un cane. Il resto, erano quisquilie.
Dove domani è solo un altrove? Così s'accese e si spense, in quel risveglio dall' incoscienza. Senza verità né certezza, nemmeno quelle dei suoi ricordi, o erano vecchi sogni? Dedicò una pagina al fallimento della sua inesistenza poi si perse nel rumore sottile d' uno strappo assente.







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