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Un amore appena







Vado su e giù, come una ruota ben oleata, fasciata nella mia longuette viola e trasparente con annesso reggipetto a balconcino, vedendomi distrattamente ad ogni passaggio davanti al grande specchio molato. Intanto mi chiedo come mai io sia ancora là e mi rispondo che forse no, forse è finito il tempo, basta coi controlli ansiosi alla pettinatura, al continuo 'ultimo' tocco di cipria. Mi ripasso le scuse più indulgenti, ma non mi sento più una confezione regalo da scartare. Insomma, mi soffermo un attimo davanti allo specchio e mi guardo fissa negli occhi: non sono più un giocattolo nella sue mani, questa sarà l'ultima volta. Lui non si è nemmeno accorto di quanto io sia cambiata. Ma non è il caso di meravigliarsi: non si è mai accorto di niente, a parte il mio profumo, ma d'altra parte me l'aveva regalato lui, hai un buon odore, un odore familiare, mi pare, ah sì? chissà se le sue donne hanno odorato tutte di Chanel n° 5?
Le sue prime parole sono sempre le stesse, scusami, scusami, ma sai, ho dovuto inventarmi una scusa per mia moglie. L'ennesima nuova debole scusa per la donna che ha perso la sua partita da chissà quanto tempo, semmai vi è stata una partita, o forse è per un'altra, ma la cosa non m'interessa più. Non si ferma mai, dopo, ho sempre tanto da fare, dice, scusami amore, ti telefono, è stato molto bello, a meno che non s'addormenti di botto come uno che ha mangiato troppo.
Guardo la stanza d'albergo, mi sa che forse pensa di fermarmi, o almeno ci prova. La nostra relazione si è svolta tutta tra queste quattro pareti con finestra sul parco; il copriletto avorio, i brutti comodini in arte povera, il piccolo tavolo a tre zampe, le due sedie dove mai ci siamo seduti, nemmeno per fumare una sigaretta.
Lo specchio è bello, invece. Antico, grande e molato, uno specchio adatto per fantasticare e mi sembra davvero una specie di fantasia l'essermi vista riflessa in atteggiamenti a dir poco sconvenienti, estranea a me stessa sbattuta da un estraneo e tutte le volte mi domandavo cosa stavo facendo in quel letto, con quell' estraneo che ormai conoscevo così bene da riconoscerne la falsità anche dai sospiri.
Non sono qui per lui, oggi. Sono qui per salutare questa stanza. Per dirle addio, anche se è un' ordinaria stanza d'amori clandestini. Ne ha tutto l'aspetto, ne ha tutto l'odore, io lo sento. E' una camera puttana. Chissà quante ne ha viste di donne come me. Donne che nel grande specchio molato si ritoccavano il trucco prima di ritornare dai propri mariti. La stanza mi ha sempre raccontato quelle storie ed adesso racconterà anche la mia, ma potrà testimoniare che io non ho mai gridato di piacere. Almeno quello me lo sono risparmiato e lui, in fondo, non ha mai saputo chi io sia davvero. Non se l'è mai meritato, no. Mai.
Stavolta non lo aspetterò. Annuserà anche lui la stanza, la sentirà diversa, vuota. La maschera d'uomo serio di mezz'età e sicuro di sè gli cadrà per terra, se la calpesterà dalla sopresa, e finalmente mostrerà la sua vera faccia da egoista egocentrico, un malcresciuto bambino coi capelli grigi cui hanno rubato la caramella e che m' inveirà contro perchè la sua favola non si è conclusa nel modo in cui tutte le sue favole si concludono.
A dirla tutta, questa favola mi sembrava troppo scontata, ma a parte tutte le riserve, mai m'ero domandata cosa potesse essere capitato dell'amore. Vero: all'inizio la storia sembrava conferire un'importanza determinante all'amore, ma poi neanche ci badavo più; forse l'amore é solo un effetto speciale, un giocattolo rubato da qualcun' altro, un oggetto misterioso, una specie di nostalgia di casa quando se n'è lontani.
Mi rivesto in fretta e mi rifletto ancora una volta nel grande specchio molato. Non male: solo un paio d'anni di più. Un' impercettibile piccola piega amara sulle labbra, che solo io vedo, come quando ci si sveglia da un brutto sogno, poi si guarda in su, si vede che è ancora notte e ci si rimette a dormire. Sulla porta mi soffermo, senza sospiri e già senza quel passato. Chiudo la porta dietro di me e m'incammino nel lungo corridoio. Nostalgia di casa, sì, l'amore è proprio una cosa così.






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