ilgrandesonno


sogno o son desto?







Serenamente, meticolosamente, l'Orditor dei Sogni sfece una ragnatela, poi la ricompose: non ne lasciò indietro nemmeno un filo. Inghiottì un paio di farfalle, una penna di gabbiano, bevve un bicchiere d'Oceano puro dopo averlo spolverato con Polvere di Stelle ed avervi strizzato uno spicchio di Luna, poi ruttò.

«Che hai da guardarmi così? Mi sembri un po’ strano, stamattina!», dice a me? Sì. Dice proprio a me, non capisco bene ma rispondo:«Ho fatto un sogno strano, mamma, anzi, non so bene se son sveglio o se dormo ancora..», mi suona un po' strana la mia voce, come dire? un po' più giovanile. «Mavvia! Un’altra delle tue scuse per non andare a scuola! E siamo al primo giorno...forza! Su! Scendi dal letto e vai a lavarti, che è già tardi!»
Scendo dal letto mentre la mamma si piega per rifarlo ed in quel mentre qualcosa mi afferra lo sguardo, qualcosa che si prende l'orlo del mio sguardo strattonandomi come un bimbo che fa i capricci. Un raggio di luce penetra dall'unico vetro trasparente della stanza e sta rischiarando la scollatura della sua vestaglia. Ci sono dei momenti che veramente il tempo sembra fermarsi. Beh, quello dev'essere uno di quei momenti, perchè mi sembra di non aver mai ammirato il solco del seno che intravedo. Ci scivolo proprio dentro, mi sento fagocitato nel suo gonfiore, stretto nel caldo della sua seta odorosa. La mamma se ne accorge.
«Che cosa guardi? Ma che sei cresciuto tutto insieme, stamani?», nel dir questo chiude la vestaglia fino al collo.
Orbene, la linea di demarcazione tra sogno e realtà a volte può essere sottile assai, ma non svegliamo il can che dorme. Galileo faceva bene a lasciar cadere oggetti, dalla sua torre, invece di sogni, sennò sarebbe rimasto un emerito nessuno, ed anch'io avrei fatto bene ad attenermi alla realtà che può essere sempre una cosa misurata anche se non sempre prevedibile. Ma, tutto sommato, visto che è imprevedibile posso anche scrivere che sì, sono cresciuto tutto d’un colpo o sono ringiovanito in un esistenza segreta, in un abuso di sogno, e resta pur sempre il fatto che sto indossando un corpo quattordicenne e che non posso fare a meno di ammirare la bellezza di una mamma che ne ha trentasei.
Potrei essere suo padre, osservo dentro di me e questo mi fa meditare sul fatto che io mi sia dedicato a cose sbagliate fino a quel momento. Posso anche pensare d'essermi dedicato a questo o a quello o a quell'altro, ma ho veramente inseguito i miei sogni oppure no? Dicono che i sogni non mentono mai, basterebbe non dimenticarli al mattino. Ma cosa mai ho sognato finora?
In bagno mi guardo allo specchio con calma. Prima spiego un po' di carta igienica tanto per far qualcosa: non ho nessuna barba da radere e questo è un bel vantaggio. Niente peluria sul petto e poca sulle gambe. I capelli sono un po’ troppo lunghi per i miei gusti: me li farò tagliare alla prima occasione. Torno in camera ed indosso i Levis che sono appoggiati su una sedia: mi andranno bene per un paio d'anni. Devo ancora crescere. Mi rufolo in tasca e tiro fuori una manciata di monete. Sono 450 lire. Non bastano nemmeno per acquistare un biglietto del treno per Livorno, però ne bastano 280 per un pacchetto di Marlboro in piazza XX Settembre.
D’un tratto, mi rendo conto che ho perso la mia indipendenza economica. Bisogna che trovi il modo di arrangiarmi. Andrò in cerca di ferro.
Vado in cucina e mi metto a tavola mentre la mamma mi prepara il caffelatte. Anche con quella vestaglia pesante si vede che ha un bel personalino. Viene prima il sogno e poi la fantasia o è viceversa? La cinta della vestaglia stretta in vita fa risaltare le spalle ed i fianchi ben proporzionati.
«Si può sapere cos’hai da guardarmi stamani? Se continui così mi farai vergognare. Cosa c'è che non va?», mi chiede ed io le rispondo niente, mamma, ma perchè? non ti posso guardare? e lei mi fa «Mi guardi strano, ecco cosa c’è e mi metti in imbarazzo. Sbrigati che perdi il treno!»
Ha i capelli castani e mossi, con una lunga ciocca che le ombreggia lo sguardo. Ma dentro quell’ombra brillano occhi verdi sfumati d'ambra dal guizzo ancora sbarazzino. E' bella la mia mamma, e inizio a capire perché mio padre sia sempre litigioso, con lei. E' geloso. Ed ora io sono geloso più di lui.
Prendo i libri di scuola tenuti insieme da un elastico e mi avvio verso la porta ma la mamma mi chiama.«Niente bacino, stamani?», mai perdere le buone abitudini, mi dico, torno indietro volentieri, socchiudo gli occhi e le appoggio le labbra alla guancia, anche se le avrei volentieri baciato la bocca perdendoci di consenso morale. Del resto mi son sempre considerato un fuorilegge: l'amore è amore o no? L'annuso: sa di frutta e di fiori. Anche lei mi bacia sulla guancia e l’umido di quel bacio sembra marchiarmi di rosso tutta la faccia. Un rossore è pur sempre un rossore, qualcosa che divide chi arrossisce da chi non arrossisce mai o non arrossisce più. Col tempo la pelle si fa più insensibile, senza accorgersene si finisce per soffrire di una certa callosità emotiva, la pelle dell'anima si fa più spessa e la mente del cuore perde un po' di memoria. Chi arrossisce ha sempre una purezza, una vulnerabilità, una generosità, un affetto sincero, vive su un altra sponda. Dimmi se arrossisci e ti dirò quanti anni ha la tua anima. Se non ti interessa arrossire non fai per me. Rosso di sera buon tempo si spera. Insomma se ne potrebbe parlare a lungo del rossore, ma non ho tempo: è il mio primo giorno di scuola quindi scappo saltando per le vecchie note scale. Qualsiasi accidente mi stia accadendo, lo sto vivendo con foga estrema: non capita tutti i giorni di avere un corpo da quattordicenne.
Prima di uscire dal portone in fondo alle scale, metto la mano sopra il contatore della corrente. Al tatto sento il pacchetto di sigarette ed i cerini che nascondo sempre là, prima di entrare in casa. Ridacchio sotto i baffi che ancora non ho: il meglio che posso fare è vivere alla giornata e questa è una cosa che so fare molto bene. E' una vita intera che lo faccio, figuriamoci...


All’attenzione dell'Orditor dei Sogni.

Allegata alla presente troverà la documentazione e i diagrammi dell’ultimo sogno effettuato.
La Centrale di Controllo di Tutti i Sogni Mai Fatti, con scansione euristica, ha riscontrato diverse piccole incongruenze. Fortunatamente, tutte risolvibili con minimi ritocchi. Onde evitare paradossi onirici dall’esito nefasto, si consiglia di prendere adeguate misure.
Le si raccomanda, altresì, di agire con la ben nota celerità che da sempre La contraddistingue.
Nella documentazione allegata sono riportati i dati anagrafici e temporali che necessitano il Suo intervento.
Rimaniamo a disposizione per fornire ulteriori spiegazioni in merito, e porgiamo distinti saluti

Direzione del CCTSMF













(C) ilgrandesonno - Tutti i diritti riservati