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         Ritorni distanti

 

ilgrandesonno

   

 

 

 

Per cominciare diciamo ch'è finita.

«Potrei fare a pezzi qualche cosa», mi dico, «potrei spaccare i vetri della finestra, tagliare i fili della luce, spegnere la televisione assurdamente allegra, infilare la porta sulle scale ed uscire all'aperto e correre, fare chilometri da qui». Mi domando se ciò mi servirebbe. D'altra parte qualsiasi cosa può sbocciare sotto due palpebre spalmate d’ombretto rosa cipria e qualsiasi cosa può accadere. La mia attenzione torna nella stanza, rivolta a lei che attende una risposta(?). Ora tutto mi si può dire ma non che a domanda pertinente io non risponda. E' quel che volevi sapere, no? Ora lo sai, puoi dividere con me questo segreto che mi son portato dietro per mesi oppure no.

No. Non mi sento più leggero, ora che sai, e quel che dev'essere sia e basta così, un secondo prima che tu agguanti il vaso da fiori e lo scagli sul pavimento ed un singhiozzo t' esca dalla gola, non so se di rabbia, di dolore o tutt'e due.

I cocci di vetro si spandono a raggiera, tintinnano argentini, quasi allegri, mentre le loro molecole si sgranano come i grani d' un rosario. Le rose troppo rosse invece restano lì sul pavimento, i petali sgualciti e bagnati, a galleggiare in una pozza d'acqua acquitrinosa che manda un odore - ancora accettabile - di minima decomposizione, quella dei cimiteri. Lacrime capillari, solo una velatura liquida, come se da una donna potesse piovigginare, e sono le peggiori, sono pianto di vento, vento che porta scompiglio tra capelli e pensieri, fischiando stringe la testa in una morsa, infilandosi tra le trame fa stringere il bavero al collo. Eppure ora tutto è più limpido. Il più è fatto: il vento ha ripulito l'aria.

Quanto ancora può durare questo test? Quando potrò andare per le strade della città alla ricerca  di un bar ancora aperto? Si festeggia sempre la fine, perchè il rientro non sia solo una scia bavosa di lumaca. Si ritorna dal vivo al quasi niente, mezzi sfumati, appena abbozzati, strappi da ricucire, aghi per suturare, ricami sui bordi, orli slabbrati dal tempo sprecato e istanti che mordono il cuore, ritorni distanti.