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La stanza bianca









L'uomo vestito di bianco la chiamava la stanza bianca. Aveva conosciuto altri nomi nel corso della sua vita, negli anni trascorsi prima che il sole sparisse dal suo orizzonte, prima che la luna spiccasse livido e fioco faro della notte, prima che i sogni provenienti dalle stelle diventassero sempre meno numerosi e che i motivi di un'ambizione di vita si facessero sempre più scarsi.
La stanza bianca sembrava estendersi a vista d'occhio, se il suo occupante l'avesse potuta contemplare dall'esterno, cosa che non faceva mai, d'un bianco quasi abbagliante. La stanza bianca era cresciuta intorno all'uomo vestito di bianco e l'aveva avviluppato nel suo candore, s'era incanalata nelle sue vene e l'aveva sigillato dentro dopo averlo alterato ed imbrigliato cosicchè lui non si ricordava nemmeno più dell'esterno, non si ricordava da dove provenisse ed in fondo non gli importava nemmeno. In effetti si era addobbato per la bisogna, vestito tutto di bianco, là piantato su uno dei lati di quella stanza evidentemente senza nemmeno un mobile, un arredo qualsiasi che ne interrompesse il bagliore ed il biancore. Ma c'era uno specchio, dove spiare sé stesso rivestito del suo lui interiore, quello da mostrare al visitatore venuto da Fuori, dall'altro mondo, dal mondo delle cosiddette emozioni, quello dentro lo specchio.
L'Altro, fino a quando aveva potuto spiarlo senza sentirsene turbato, portava delle vesti stazzonate, consunte, dai colori sbiaditi e male intonati, un pugno nell'occhio nel candore della stanza ed una riprovevole mancanza di gusto nei suoi confronti, per lui così lindo nel suo classico candore dalla testa ai piedi. Se gli si fosse avvicinato, se glielo avesse permesso - cosa che non avrebbe fatto mai - avrebbe anche scommesso che si portasse appresso qualche odore poco piacevole. Qual' era la novità di cui gli stava parlando?
Cosa si era messo in testa di spiegargli, l'Altro?
Tuttavia, quel che gli stava dicendo doveva essere grave, evidentemente.
«D'altra parte io conosco bene la tua storia e quel che vorresti coprire»
«Coprire? Non ho niente da coprire. Ti sembro uno che abbia qualcosa da nascondere? Guardami meglio. Non vedi come sono tutto vestito di bianco?»
«Non di quello stavo parlando. Mi riferivo all'inganno. Il tuo biancore è solo fumo, nebbia in cui nasconderti»
«Mai avuto paura di niente in vita mia. Mai»
«D'accordo, d'accordo. Non è necessario che ti scusi. Secondo me non puoi più farcela da solo. Ma nemmeno io posso più farcela da solo. E' essenziale che ci si dia una mano»
«Smettila. Vorresti farmi saltare per aria la stanza solo perchè tu non sei in grado di andare avanti?», sibilò l'uomo vestito di bianco.
«No. Penso che tu sia messo molto peggio di me. Penso tu sia quasi alla fine. E comincio a pensare che questa faccenda della stanza bianca, così come la stai mettendo in pratica, ha altrettante fregature come il Fuori. A cominciare dalla polvere», e l'Altro passò il dito sullo specchio. Ci scrisse ATSAB e soggiunse: «Dovremo organizzarci, accompagnarci, aiutarci. Non ci sono scappatoie, uniti fino alla fine»
«Ed io dovrei rinunziare a tutto questo per unirmi a te? Guarda le mie bianche pareti lisce e senza finestre. Guarda la porta dalla quale sono entrato qui dentro. Oltre quella porta ci sono colori impazziti, rumori tormentosi, suoni indicibili, gli Altri: quelli come te. Tutte le incomprensibili variazioni di un mondo confuso, insalubre ed emotivo. E' terribile quello che mi proponi», l'uomo vestito di bianco ha gli occhi spalancati.
«Qui invece é tutto un bianco abbagliante», vi era una genuina compassione nella voce dell'Altro, «sì. E' solo bianco, é troppo bianco. Esageratamente bianco. Qui è davvero terribile. Qui non accade mai niente. Qui non ricorderai mai niente. Qui non hai precedenti e nemmeno futuro. Qui confini solo con il nulla. Le emozioni, le complicazioni, sono solo oltre quella porta. Basta un semplice gesto. Un piccolo passo e ne verrai sommerso»
«Lo dici come se fosse una cosa piacevole. E la paura? Dove la metti la paura?»
«Tu non sai cosa vuol dire piangere. Tu non sai nemmeno cosa sia la paura. Ma conosci bene quell'angoscia permanente e latente che ti porti dietro. L'aver tirato su un muro tra te e le emozioni ed aver evitato ogni contatto ti ha separato anche da una parte di te stesso. Questo ti angoscia»
«Ma tu chi sei? Cosa vuoi da me?», l'uomo dal vestito bianco ha un tremito nella voce.
«Guardami meglio. Io sono l'Altro te. Quello che era Fuori. Abbiamo sbagliato entrambi. Io volevo vivere di sole emozioni e ne sono stato marchiato a fuoco. Tu eri qua dentro. Ad evitarle»
«Ma il tempo nella stanza bianca non passa. Qui è tutto così calmo»
«In questa stanza non passa il tempo ma nemmeno succede mai niente. E non è calma, è il vuoto»
L'uomo vestito di bianco aveva camminato all'indietro fino alla porta che dava sulla vita e senza voltarsi l'aveva socchiusa. I rumori stavano penetrando nella stanza con disivoltura, come schiuma di mare rombavano, echeggiavano rimbalzando sulle pareti e gli ottundevano la mente, perdeva l'equilibrio, era un delirio. Si chinò e serrò gli occhi, perchè la stanza stava diventando trasparente e lui non aveva alcun desiderio di vedere. Sospettava che se avesse dato un'occhiata Fuori la cosa sarebbe degenerata, sarebbe stata la volta dei colori a mescolarsi impudenti al suo biancore. Affranto guardò l'altro, che a sua volta lo fissava con uno sguardo indeciso.
Si stavano già dividendo un'emozione, sentivano entrambi d'avere uno spirito appena dotato, forse al primo ricordo sarebbero fuggiti, e che dire di un piccolo futuro, d' una minima possibilità d'averne uno?
L'uomo dal vestito bianco aprì gli occhi e spalancò la porta. Il rumore forsennato, i colori traboccanti, la vita ordinaria lo travolsero sulla soglia, lo spinsero contro lo specchio che s'infranse in mille pezzi mentre lui l'attraversava da parte a parte.
Ecco qual'era la novità. Non era più vestito di bianco.
Bisognava abituarsi.
Ma non era spiacevole.
Perchè non sei venuto prima? domandò all'Altro. Percepì solo un "Zitto e pensa a vivere". Ebbe un sussulto, ci fu un silenzio stupito, oltrepassò l'angolo e scomparve più in là, lungo le strade della vita.













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