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La prima volta
raven
Come l'eroe venne paracadutato, senza aver mai messo piede su un aereo,
in una palude sconosciuta dove incontra
i suoi ricordi di bambino. Ci si spintona, dentro la carlinga. Il paracadute mi sfonda le scapole, mi aggrappo alla fune di vincolo.
Vorrei ricordarmi tutto quello che posso aver dimenticato. Mi tirano. Mi spingono. Il portello dell'aereo è aperto. Una stupida bocca spalancata. Lasciatemi. Non voglio
buttarmi. È un suicidio. No, voglio buttarmi, lo devo. Che idea! Farsi
paracadutare, ma come mi è venuto in mente? Schianto.Nel vento. Devi contare. Conta. Ma perchè contare?! E' gia aperto. Che incredibile silenzio. Dove sono gli altri? Dov'è l'aereo? Dove cadrò? Lo stradone sterrato ed il fossato, eccoli là. Devo
evitare di sprofondare in quella maledetta melma puzzolente. Riderebbero di me. Se mi attacco alle bretelle di sinistra
dovrei scivolare via. Non c'è il tempo, ma ne sono fuori. Sto per toccare. Cado all'indietro. Un pezzo di azzurro mi passa
tra le gambe. Che ci fa lì, il cielo? Non è quello il
suo posto. Sono miei quegli scarponi? Non molto serio,
come atterraggio, figliolo! Subito in piedi, hanno detto! Avrò tempo, nel futuro, di ricordare questo giardino
incantato, fatto di canne secche e di terra melmosa, questo cielo azzurro e
questo sole abbacinante, questa tramontana fredda
che asciuga il sudore dell'emozione. Corri! Corri perdìo!
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