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L'amore scappa







«Buonasera signora, sono io. Ho bisogno di parlarle.»
« Cos’è successo? Qualche problema? »
«No, signora, non si tratta di lavoro e, mi perdoni, ma le devo assolutamente parlare, e di persona»
« Ma cos'è successo? Si rende conto dell’ora..non so, è molto tardi..»
"Ascolti, signora, mi troverà nello stradone del Gitano, al primo spiazzo. Sono con la moto. Aspetterò qui per due ore...poi..»
Chiudo il telefono senza attendere ulteriori commenti e mi guardo intorno. M’illumino la faccia con una sigaretta. E’ un’ enigmatica e stellata serata di dicembre, fa molto freddo e sto sudando. La tensione di quella telefonata m’ ha reso impetuosi i battiti del cuore, o è lo stomaco che pulsa vuoto? Da un po’ di tempo ho perso l’appetito. Chissà se davvero si può campare d’amore? E’ chiaro che devo provarci. Suo marito è all’estero, quindi non può esserci occasione migliore: non è più tempo di bisbigli. Dopo un anno passato a preparare la rete, tutto è disposto per calarla nel mare dell' amore - bella l’immagine, no? Il grande mare dell’amore…quanto sarà grande? Quanto sarà profondo? - e senza indugi. "Stasera mi gioco un anno", peno, un po’ dubbioso riguardo all’esca.
Accendo la moto e lascio girare il motore per qualche minuto, che si scaldi e che mi scaldi. Il borbottio dei due grossi cilindri al minimo, fuori da qualsiasi sincronia, ammicca al battito del mio cuore, quale batte meglio? Quello della moto mi piace di più. Parto lentamente, rabbrividendo nel freddo pungente e mi dirigo al luogo scelto per l'attesa.
Verrà? Non verrà? La canzone di Battisti mi frulla allusiva per la mente, e non mi ricordo come finiva la solita storiella. Di solito Battisti le fa finire male, insomma, se andavano male a lui figurarsi a me.
Poco più di un anno prima, quella donna mi era apparsa irraggiungibile da ogni preghiera e da ogni supplica. Avevo accortamente orchestrato e progettato ogni millimetro che m'aveva avvicinato a lei.
Nel frattempo però, me ne sono innamorato. Ci sono un sacco di proverbi al riguardo, ma quello che mi si addice di più è: tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Gatto, non gatta. Come un soffio di vento errabondo, l'amore per lei m'ha avviluppato, spinto, sbattuto perdutamente. Eppure tutto era iniziato molto logicamente. Una delle mie solite scommesse con me stesso. Ed ora..”che farò, se non viene?” Il tempo mi sorveglia e sembra non passare mai. Apro il secondo pacchetto di sigarette. Non ho un piano B: sono entrato nel labirinto, il labirinto che io stesso ho creato per lei ma mi sono dimenticato dove sia l’uscita, o forse non l’ho nemmeno pensata, una via di fuga, così convinto di non aver bisogno di nessun soccorso,” se non viene, devo sparire di giro. Se viene, è già qualcosa."
Mezz'incredulo vedo due fari avvicinarsi, così scendo dalla sella e mi avvicino al bordo dello stradone. Si sta mettendo bene: è la sua auto. Dalle tante volte che l'ho spiata la riconoscerei anche da cieco. L'auto si ferma e mi avvicino alla portiera del passeggero. Lei mi fa cenno di salire. Nei suoi occhi, brillanti nel buio, si legge l'ansia di chi paventa tragedie. «Buonasera signora », esalo rauco ed infreddolito, « Salga su, presto!», mi risponde lei, senza degnarmi d’uno sguardo e come richiudo la portiera l’auto riparte sgommando.
E' beaucoup nervosa. Le osservo il profilo e la vedo mordersi le labbra. Guarda la strada ad occhi spalancati. Non le deve esser accaduto spesso di trovarsi con un estraneo in auto di notte. Marito assente.Sto in silenzio, ancora incapace di pronunziare un’altra parola; eppure, dato il mio ruolo, a quel punto del gioco la parola spetta solo a me. Fingo un colpetto di tosse e farfuglio un:«Possiamo fermarci qui sulla destra: siamo al coperto da chi passa »
Lei non mi risponde ma esegue.
L'auto é ferma, il motore spento ticchetta nel gelo della notte.
Lei estrae un pacchetto di sigarette dalla sua borsa, studia accuratamente ed a lungo quale sigaretta scegliere, poi mi porge il pacchetto: non è la prima volta che questo succede, ma di solito succede nella baraonda del lavoro. Anch'io penso a lungo quale sigaretta prendere. Effettuata la scelta, accendo un fiammifero. Nel gioco di ombre e di luce tremolante, lei mi appare più bella del solito;mi avvicino per accenderle la sigaretta. Lei piega la testa verso la fiammella ed il suo profumo mi inonda le narici ed il cervello. Non è venuta sola, si è portata dietro tutte le armi che ha a disposizione. Nel silenzio dell'abitacolo si percepiscono i nostri respiri, gli sbuffi di fumo, un sospiro va e viene e tutta questa nostra aria riempie l'abitacolo, si mescola e ci origlia.
Respiro profondamente, fisso fuori nel buio insondabile, davanti a me. «Succeda quel che succeda, signora, ma non posso più tenermi dentro quel che provo per lei. Sin da quel mattino che me la trovai davanti sulla banchina, non è più passato un giorno senza ch’io non l’abbia guardata a vista, anche se mi era lontana mille chilometri. Non c’è stata un’ alba senza ch’io non pronunziassi il suo nome e nessuna notte senza che le mie palpebre non cadessero sul suo viso, nella segreta speranza di sognarla. Una pazzia, lo so, una pazzia nella quale mi sono perso ed adesso non so più come uscirne – le guardo il profilo - lei si è presa tutto di me, la mia mente, il mio cuore ed il mio corpo. Ora che gliel'ho detto, vada pure via, io scendo qui, e mi perdoni», faccio per scendere, ma lei mi trattiene. «Ma dove va? E' freddo fuori..»
Lei continua a guardare nel buio, fuori del parabrezza appannato, si tira una ciocca davanti agli occhi, si da un morsetto al labbro inferiore, quel labbro che sogno di succhiare ogni volta che parliamo,«Io sono una donna felicemente sposata, anche se devo dire…come donna, non mi sono mica offesa per quel che mi ha detto...», per una mezz'ora fa da cerimoniera affettuosa delle gioie del suo matrimonio, e non dissimula il dispiacere per quello che mi è successo a causa sua.« forse dovevo stare un po' più sulle mie», dice, ed io ormai, sono in fase depressiva, monco ed intollerante di me stesso ed in fondo non vedo l'ora di togliermi da quella situazione ormai imbarazzante e preoccupante per la mia sorte, suo marito tornerà, verrà il giorno anche dopo questa notte e si sa, alla luce del sole ci si nasconde male, ma continuo ad esaminarle i riccioli che le ricadono così carini sulla fronte, così vicini eppure così lontani, mi basterebbe allungare un braccio, pochi centimetri e potrei toccarli, sentirne la seta ed udire le campane che scampanano a pasqua, invece non vedo l'ora che lei finisca la delicata e stupenda storia del suo matrimonio per salire sulla mia bicilindrica rossa, darle una sgassata, sentire il ruggito del motore ed arrazzare nella notte, volare via lontano più velocemente possibile per andare a crogiolarmi nella mia vergogna e nella mia arrogante imbecillità.«Ha capito?», mi son perso tutta la storia ma ho capito, certo, dico, sbattendo la testa su e giù, come un asino, chissà, forse ci saranno delle conseguenze o forse no, pensavo davvero che mi sarebbe stato permesso di stare in eterna contemplazione dei suoi capelli?
Certo che ho capito!
Faccio per scendere dall'auto ed allungo la mano destra: «Mi permetta di stringerle la mano..»
Appena i polpastrelli delle nostre dita si toccano, le parole dette fino a quel momento si spezzano e cadono, svaniscono chissà dove, ne svanisce anche il ricordo del suono, svanisce l'auto, il freddo, la notte e la paura. Svanisce la mia bocca scaraventata in un tunnel che entra dentro la sua bocca che tante volte ho sognato. Le labbra si incontrano timide ma affettuose, si socchiudono, si salutano; le lingue, lisce come seta, sfiorano i denti e si cercano, come animate di golosa vita propria. Io non respiro, lei non respira, forse i cuori respirano per noi, dietro le fragili palpebre serrate.
Il bisogno di respirare ci fa allontanare con un singulto, inferno e paradiso nelle menti. Non possiamo guardarci negli occhi, non sappiamo come si fa, così apro la portiera, scendo dall'auto e scappo di corsa nell'ombra della notte. Ritrovo la moto, nel buio fitto, perchè i fari di un'auto, me la illuminano da dietro le spalle. Dal rombo del motore, quasi imballato, capisco che è la sua auto. Mi sorpassa guardandomi come se fossi un fantasma: anche lei scappa come me.
Scappiamo l'una incontro all'altro.






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