La marina










Non partirò né ora né chissà quando a malapena desto nella casa fredda.
Accendere il fuoco riscalda le unghie.
Se ti piace potremmo sorridere dei nostri piedi freddi. Io già sorrido di noi.
Non ho mica bisogno di domandarmi perchè o per cosa.
Per la passeggiata ci sarebbero le scale. Il soffitto di travi di castagno è il cielo di un'altra vita.
Sdraiato sul letto mi riscaldo artificiosamente. Sarà per il quadro appeso sulla parete di fronte, in cui si vede il mare là in fondo, Venere che s’è appena accesa ed il golfo.
La marea è bassa e camminiamo coperti dalle nostre incerate col cappuccio.
Tutto intorno è deserto.
Non c'è che la pioggia insieme a noi, e laggiù  in fondo, il promontorio imperturbabile si intravede a malapena nel vapore o nella bruma.
Io ti tengo la mano mentre avanziamo un po' curvi controvento: due figure giallo fosforescenti in una "marina" in bianconero un po' drammatica, un po' di maniera, un po' turbinosa, ventosa, northern come la vedo io.
Quando ci penso.Tu ti trasformi in onda ed io nel rumore che fai.
I pensieri scrivono delle parole e mi trasformo in ponte. Le dita diventano cavi d'acciaio e le gambe pilastri, il corpo una campata tesa sospesa nel nulla, interrotta sul vuoto.






 

 

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                  

  

                                                                    

 

 

 

 

 

 

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