Il mosaico





Laddove non sarei mai voluto arrivare, arrivai passando attraverso la burrasca, nel disorientamento successivo alla perdita della bussola, nelle nebbie fosche, nella fatica; perfino entrando nei dettagli per scovarvi un diavolo nascosto, nell'interpretare certi segni premonitori, persi l'orizzonte, ed allora me ne inventai uno per me, uno per me soltanto, in fondo l'orizzonte può essere anche una concezione, una variabilità, c'è chi lo vede e chi non l'ha mai visto o forse non ha mai guardato là, sazio del circostante. Dapprima non lo vedevo o vedevo ogni cosa in dissolvenza attraverso il suo mutamento in altro che non conoscevo, forse era per la controluce ma appariva tutto molto bianco come la solitudine e l'assenza di tutto, come un silenzio dopo una nevicata abbondante, gelida l'aria, bugiardo immacolato che nella mia immagine scolorita mi regalava un altro me, abbastanza indistinto ma per questo nuovo? Un volto od un espressione che fuggono nel bianco sullo sfondo di un orizzonte bianco si sottraggono a qualsiasi interpretazione, decisi allora che ero nulla o forse meno, che anche gli altri fossero nulla ed il tutto insieme potesse essere solo decomposizione. Ma avevo i miei ricordi, seppure bianchi ingessati anch'essi ed è vero che facevano un rumore bianco, ma si susseguivano a frammenti ed io li volli comporre come un mosaico su una parete bianca, colorando pietruzze colorate senza nessun ordine come la vita fa. Iniziai con le parole non dette o quelle che avrei voluto dire e non fu facile attaccarmi ai loro filamenti sospesi nel vuoto come funi nel cielo o stelle filanti cadute per terra e calpestate. Mi furono d'aiuto certi aquiloni trasparenti ai quali m'appesi per non venire calpestato anch'io e per non affondare anche il possibile nel bianco delle profondità impossibili. Iniziai a comporre il mio mosaico incollando pietruzze gialle, azzurre, arancio, qua e là, finchè un giorno m'apparve una sfera gialla e la chiamai sole, un altro giorno chiusi una serie di verdi e di azzurri e di blu e mi apparvero proprio come un mare, poi fu la volta delle nuvole che appesi in un largo spazio molto simile al cielo e d'un tratto m'accorsi che avevo inventato l'orizzonte e questa è una ragione per la quale mi sveglio, perchè temo sempre che arretri il passo fino a scomparire di nuovo ed a rimbalzare laddove non potrei raggiungerlo più.