il mare d'inverno


Ho deciso. Vado a fare una passeggiata sulla spiaggia.
E che nessuno mi venga a dire che non è romanticismo, questo. Insomma dovete fidarvi. Non ho niente di meglio da fare, è vero. Poi non costa niente e di questi tempi si può dire che sia una vera pacchia godere di tutte queste centinaia di chilometri quadrati d'acqua salata, spiaggia bagnata e scogliere umide e scivolose, senza metter mano al portafoglio. Stare da solo su una spiaggia desolata, in una brumosa e a tratti piovigginosa giornata d'inizio dicembre, mentre i negozi in città s'addobbano per le feste, mentre le vetrine si dipingono di rosso, mentre la gente inizia a fare i conti con la tredicesima, mi regala veramente un senso di strabiliante libertà.
Il mare mantiene le sue distanze. Un po' me ne sono allontanato e non so se è colpa sua o colpa mia, o forse tua? Il fatto è che dopo un po' che non ti ci trovi a tu per tu con l'acqua fonda, si perde un po' di confidenza, anche se per anni non hai fatto altro che lavarti il salmastro di dosso.
Oddio, non è che ci si guardi in cagnesco, quando ci si incontra ci si saluta, ma il tempo passa e diventa sempre più improbabile che si torni ad avere la dimestichezza d'una volta.
Mi accorgo che la marea si sta ritirando, mentre io avanzo verso il bagnasciuga, caracollando lentamente e godendo dell'umidore sulla faccia, il che mi fa piacere. Non mi voglio bagnare le scarpe. Sono nuove. Indosso anche il mio miglior vestito, quello che mi metterei se andassi ai matrimoni o alle cresime, ma dato che non ci vado mai lo uso quasi esclusivamente per i colloqui di lavoro, per fare buona impressione. E' un buon vestito, anche se ha quasi la metà dei miei anni e mi sta ancora bene addosso. Diciamo che gli anni son passati su di me senza fare eccessivi danni. Immagino che se lo tengo di conto possa essere l'abito che indosserò per l'ultima cerimonia della mia vita, ma non posso certo usarlo come ho fatto oggi, se non voglio comperarne un altro. Infatti ce l'ho indosso da quando mi sono svegliato ed ora mi ritrovo qui sulla spiaggia, un po' umido di piovviggine, un po' sudato, ma che razza d'autunno-inverno, con il vestito stazzonato e le tasche della giacca gonfie d'ogni genere di merce.
Oggi non avevo colloqui di lavoro e nemmeno matrimoni e nemmeno era il giorno del mio funerale.
Allora perchè me lo son messo? Ma per fargli prendere un po' d'aria, no? M'ero immaginato che avrei fatto un po' di struscio in centro, un saluto qui, un saluto là, un caffè, un negroni, il giornale, insomma proprio come una persona normale. A volte anche a me piacerebbe essere una persona normale, non aver bisogno di fermarmi per riprender fiato prima di ripartire, non vedere sotto il pelo dell'acqua il passato che è affogato, non tenere le spalle curve e la testa bassa sotto certi pesi invisibili e non parlo di forza di gravità. Intanto cammino, con la sensazione che appena avrò superato la prossima duna qualcuno sarà lì ad aspettarmi, che ci vuoi fare? Passo sopra le mie vecchie orme e nulla più. Ne ho lasciate tante in giro che dovrei camminare di soppiatto per non farmi scorgere da esse che mi prendono sempre di sorpresa. M'imbatto in una specie di cerchio di sassi vetrosi, lontano dalla battigia con al centro un mucchio di legna trascinata dalla corrente, mezza carbonizzata ed annerita. Tutt'intorno ai resti del falò la sabbia è calpestata come se ci fosse stata gente in attesa ed avesse camminato avanti ed indietro, in attesa di qualcosa. Ma nessuno usa più la sciabica, oggigiorno, la legge l'ha proibita, e le barche da pesca ormeggiano al porto, ed i contrabbandieri di sigarette ormai sono morti tutti o quasi e di vecchiaia, ch'io sappia, come i pescatori con il tritolo, di quelli conosco diversi orfani, e l'amore oggi lo fanno in automobile con sottofondo musicale e deodorante al pino silvestre, mica dietro ad una duna.
La fila delle orme che ho lasciato finiscono proprio dietro una di quelle.
Prendo le mire e forse mi sbaglio d'una decina di metri, ma il cielo comincia a cadere, era forse la bionda alta con un bel culetto, oppure la biondina bassa ed i capelli corti con la bocca perennemente un po' schiusa come se stesse sempre sorridendo? Quella aveva la faccia di una che sapeva qualcosa che avrei voluto sapere anch'io, non sembra buffo? fingevo di dormire con il viso sul suo seno, «sarà meglio che torniamo?», s'è fatto buio, soggiungo, «Non me ne sono accorta», dice lei, «nemmeno io», meglio così, faccio, s'è fatto scuro e non ci vedrà nessuno. Penso a te, immagino di toccarti, immagino che tu mi tocchi e ti vedo nuda ed il nome che esce dalle mie labbra dove l'avevo nascosto? Eppure c'erano altre cose che avrei voluto averti detto. C'erano un sacco di altre cose che avrei voluto averti detto.