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Ho camminato







Ho camminato.
C'era il cielo, c'erano i diciassette verdi del bosco, ed a volte c'era anche quella luce vaga del sole dietro un batuffolo di nuvola che passa, come passa una tristezza che a volte nasconde un' ammissibile felicità.
Vedete, è più facile sentirsi vivi in certi momenti sospesi tra le due rive all'apparenza inconciliabili della tristezza e della felicità.
Ci voleva un po' di questa bruma mattutina, una fuga dalla costa su per le colline e ritrovarmi tra certe strane rocce squadrate e rosso-brunite dall'ossido di ferro così simili alle rocce di Marte, tracce di cui poco importa conoscere l'origine: sono là, vive da millenni, e parlano a modo loro, riservando la loro impassibilità solo alle domande che restano trattenute. M'hanno detto di una specie di pace, di un modo di riposare sconosciuto ma forse intuito ed a guardarle meglio son riuscito anche a collezionare le enigmatiche figure che contengono, figure senza alcun dubbio leggere più del niente, così elementari ed immaginarie, qualcosa che sa anche del mondo tangibile ed evidente che mi dimora accanto, non meno dissimulato, non meno squadrato ed inquadrato, accanto a me, intorno a me, una presenza-essenza di cui a volte mi son sentito derubato.
Ho camminato.
Ed avrei voluto che piovesse, per sfuggire a quel cielo così azzurro da supplicare la notte. Avrei voluto che il cielo fosse completamente grigio, con qualche strappo di luce qua e là, quei passaggi miracolosi ed obliqui nello spessore dell'ombra, ed avrei voluto degli uccelli solitari, sovranamente solitari, che si tuffassero con me dall'altra parte del mondo e delle cose. Avrei voluto che piovesse. A lungo. Una pioggia interminabile. Una pioggia d'aprile o di settembre, incessante, nutriente, sotto la quale correre stravolgendo canzoni incongrue, inventaticci di parole, stupide parole dissipate, buffe o strambe, disordinarie, luminose, veloci, sciocche, le più sciocche, gridando forse io ti amooo o io me ne frego! o io vivo, non so perchè ma vivo, una pioggia che mi facesse sentire uguale ad un albero, mille e mille volte di foglie spogliato e rivestito, essere tronco, mi faccio scorza, con gli occhi spalancati allargo i rami, il vento mi frusta di pioggia sotto l'inesplicabile bellezza d'un cielo caduto per caso sulla terra, strisce di luce aggrappate a nuvole cobalto.
Ho camminato.
In una bolla di tempo assolato.












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