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gene-razionale







L’esistenza? Un rebus a sei facce, dadi che vengono lanciati sul tappeto rosso-mistero tessuto dai destini incrociati. Enigmi irrisolvibili in alcun modo, esperimenti senza la controprova scientifica, equazioni impossibili. Discese nel profondo dell’anima, se ce l’hai. Giochi perversi e passatempi superficiali, se non ce l’hai.
Lei sbatte le lunghe ciglia.«Vorrei qualcosa da bere, andiamo in cucina», mi dice. A volte alla realtà seguono anche i sogni, pensai, mentre la sua voce mi carezzava i peluzzi delle orecchie. S'alza stiracchiandosi e va un po' su e giù per la camera. Vedendola così, vestita solo d'un maglione blu e di slip bianchi, è facile capire cosa si cerca sempre nelle donne. Ci siamo rivestiti, di colpo resi pudici dal sole che ci illumina ed ancora incerti di quel che insieme abbiamo vissuto: di certo abbiamo alleviato le nostre sofferenze.«Anch'io ho sete», le rispondo, fatto sta che mi piacerebbe fare qualcosa per alleviarne altre. Lasciando il soggiorno cerco di prenderle il braccio, solo per poterla toccare. Lei si scansa, non toccarmi, ti prego, mi fa, ed inspira forte, come se volesse controllare un tremito che la strattona. Fantastico di infilarle la mano sotto il maglione, infilarle la lingua in bocca, morderle il collo. Lei s' appoggia al frigorifero, tiene il bicchiere con entrambe le mani e sorride, ma ha ancora quell'aria da sono andata all'università ma non m'è servita a niente.
Beviamo avidamente un bianco leggero, secco e frizzante.
«Mio padre era un uomo ricco, sai?», mi dice, ed io gli rispondo e lo penso veramente, non sono un invidioso, «buon per te, il mio era un contadino».
«E’ morto lasciando quasi tutto alla giovane badante», continua, così ho un altro tassello da mettere a posto.«Non stimi molto gli uomini, vero?», le chiedo, e non è una domanda, è chiaro che è delusa dagli uomini e dall'amor romantico, un tantino confusa, ma c'è sempre tanto da imparare, no?
«Dovrei?», mi fa, e penso che ha tutte le ragioni del mondo,«però li usi - le dico ed aggiungo - usi anche me?»
«Versami ancora del vino e mi spoglierò di nuovo», dovrei darmi da fare subito ma chissà perchè alzo gli occhi verso un calendario. Chissà che giorno è?
Ho perso il conto dei giorni, ma sono dentro a questa storia fino ai baffi e non ho voglia di essere disturbato. Il cuore mi pompa puro succo d'amore, di quello che fa venire l'acquolina in bocca solo a pensarlo ed ho abbastanza testa vuota e tremito da capo a piedi, sapete, come quando si è inghiottito un bel po' di farfalle. Verso parte del vino nel lavandino, e riesco a farlo, in qualche modo, senza guardarla. Quando mi volto per poco il bicchiere non mi cade di mano.
Lei è ancora appoggiata al frigo, ma adesso il maglione blu si trova sul pavimento; il suo seno libero, sfacciato ed orgoglioso, mostra i capezzoli eretti e sta indugiando con i pollici all’altezza degli slip.«Puoi posare bottiglia e bicchiere là sopra», ammicca e mi canzona, e mi darei una gomitata alla mascella per svegliarmi un po'.
Mi guarda come se un ricordo improvviso le si fosse affacciato alla mente. «Sai - mi dice - somigli a mio padre, ce lo rivedo, in te»,«davvero? dici sul serio?», le domando, con voce appena percettibile. Le farfalle sono scomparse, ma non l’'eccitazione, perciò ringrazio, senza entrare nei dettagli. Inizio a sbottonarmi i jeans.«Tu me lo ricordi. Era ombroso, aveva il tuo stesso sguardo. Lo sguardo di chi non ne ha mai abbastanza, di chi non si ferma mai, eppure l'avrei seguito in capo al mondo.»
«Togliti gli slip - le dico - l’amore trova sempre un modo.»
«Sì - mi risponde, mentre si piega in avanti per togliersi gli slip, sparendo per un attimo dietro i lunghi capelli - sì. Dimmelo, dimmelo ancora.»







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