ilgrandesonno


d'un dove









d'uno sguardo obliquo d'un mese di settembre ormai scaduto d'un'aurora dove si combinano delle strane gocce cristalline d'arcobaleno agli angoli degli occhi dove
l'aria fredda stanca e strappa giusto per provare a volare dove vivere un po' più vicini alla luna scimitarra dove chiudere gli occhi non ci dona le ali ma sabbia nei polmoni d'un vento battente d'autunno ma non é un quartetto d'archi d'una refola eccitata di burrasca da leccare dove chi sragiona e non finisce più si schianta in una piega solida d'orizzonte d'un mare in media sponda lacerato di fantasmi neri precipitati dall'altra parte del mondo rovesciato dov'è una terra d'asilo dov'é una shangri-là disperata dove s'ingolfa un balbettìo dove avrà un valore l'essere nati avrà un valore l'essere avvisati d' un'altezza delle montagne d'una profondità dei precipizi dove frugare cogli occhi nella nebbia dov'è soltanto un abolirsi in uno specchio dove la notte si cuce con l'attesa molle drappeggiata alla finestra dove
d'un cancro di colori s'attizza la fiammella d'un giorno dopo giorno scolato denso fiotto alimentare dove la passione fa crescere la fame dove dissi bellezza é luce scura d'un istinto forse inutile dove s'inventa maestosità eterea schiantata al suolo dove l'effervescenza palpita d'una demenza di petto indifferente a tutto dove niente é più intero ma solo frattaglia dove senza inizio non c'é fine non c'é obbligo d'equilibrio nella stupida magìa d'un dove ma tu dolcezza prendimi fai d'un azzurro mare la mia litanìa il mio altrove d'un senso rosso sfumami quando brucia se vivere mi graffia così che lo si veda dove tramonta e forse quando basta












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