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             Detto non detto

 

 

ilgrandesonno

          

 

 

 

Te l’ho detto: «..Qualche volta sei perfetta, riesci ad indovinare quel che mi sta passando per la mente». Basta un occhiata e ne ridiamo insieme. Soffi una bolla di calore intorno a noi. Uno scudo protettivo come solo una mamma sa inventarsi per proteggere  la propria creatura. A volte invece lasci che tutto si raffreddi, come un distratto commensale che bada più alla lettura del quotidiano che a quel che si trova nel suo piatto.
Così alternante tra il caldo ed il freddo sei disponibile senza eccessi, intermittente, presente, latente, intensa, fugace, incontenibile, effimera. Nuotiamo nel lattemiele assaporandone il delizioso gusto o affondiamo nell'affanno, nell'ansia di una spina nel fianco, nella delusione e nel cruccio.

Mi ostino a vivere alla giornata mentre reminiscenze d'immaturità prendono il posto del conformismo maturo cui la cautela del tempo, la sensatezza, l'avvedutezza, non certo la saggezza,  dovrebbero avermi abituato per premunirmi dalla dipendenza - dipendente da chiunque, quando da chiunque non posso avere più granché - che mi sono io stesso creato.
Non te ne voglio per questo. Anche tu non hai scelto niente, anzi, forse sei stupita che si possa aver bisogno delle tue parole o della tua presenza.

Tu non hai bisogno di me. O almeno non più.
Intanto piove.  Il cielo grigioscuro è basso rasoterra. Non penso a nulla.
Ho la testa vuota. Vuoto o leggero?
Ritorna sempre l'idea della pesantezza della leggerezza (o della vuotezza, appunto). Insostenibile, aggiungerei.
Voglia di mare, di giornate lunghe e senza pendenze, iniziate con il profumo di caffé', finite con la stanchezza che abbassa le palpebre, mentre delle braccia ti chiudono da dietro, per proteggerti, per chiuderti da tutto.
Apro le finestre e ascolto la pioggia battente.
Le conchiglie attaccate con il filo da pesca sbattono sul vetro.  A volte, mentre dormo e sto sognando, penso siano spiriti che bussano e vogliono entrare.

Questo non te l’ho mai detto.