dall'isola





Ad occhio e croce sono sempre alto un metro ed ottanta (finora - perlo pių - sono stato lungo un metro e ottanta), ed anche se non sono proprio brutto del tutto, ho una certa espressione molto grinzosa, come un giornale di ieri dimenticato su una poltrona dove si sono sedute decine di persone, ma č colpa delle circostanze, mi dico, in cui mi trovo adesso, cerco di convincermi che sia una cosa passeggera ma sapete com'č? Non č che ci creda tanto.
Vorrei raccontare che mi trovo su un'isola, ma non ne sono del tutto sicuro: insomma č una specie di isola e se isolato vuol dire qualcosa: sono su un isola abbastanza deserta ed abbastanza senza una buca delle lettere. O meglio: la buca delle lettere c'č. Sono io che non ho molta voglia di scrivere visto che le cose sono andate sempre peggio. So che se mi ricordassi di tutte le volte che sono andate peggio di come potevano andare forse comincerebbero ad andare meglio ma gli oppiacei hanno questo difetto, ti ci abitui e non sai pių se le cose vanno meglio di per sč o vanno meglio perchč dormi in un letto che non č pių un letto e la spiaggia non č pių una spiaggia, non sono pių contento di guardare il cielo, non vado pių a guardare il mare eppure quelle cose hanno i miei nomi preferiti, ma non sono pių cosė certo che siano cosė importanti e nemmeno sono sicuro di respirare ancora senza quella maschera, in quel sommergibile che non naviga, quando ci penso ne sono certo di respirare, ma ci penso perchč altrimenti c'č troppo silenzio dentro di me. Non lo sapevi? il dolore silenzia tutto il resto, la profonditā del nulla diventa un buco nero e la gente in carne ed ossa non appare pių reale: vivono sullo sfondo. Insomma galleggio su una marea senza mare che si ritira ed avanza diverse volte al giorno, ma non mi bagno le scarpe. Sono asciutto fino dentro le ossa, spalle curve e testa bassa. Tanto il cielo per ora non cade.