Burrasca





Dimmi come si può tornare alla fontana intatta, dimmi come si può tornare a navigare le schiume bianche del mare rispettato ed aperto sulla rotte, dimmi se la barca fende i flutti verso l'altra riva. Dimmi se si stagliano le vele contro il cielo, quelle stoffe di nulla che nessun cuore tesse più, semplici esche di legami.
S'è alzato un vento scarso di passione ma, questo non è un ostacolo, non dovrebbe essere grave in un mare fatto di parole, sebbene gli uomini di guardia dormano, lassù in coffa.
Le onde s' arrotolano sulla superficie di piombo, il cielo è nero e lampi scaturiscono ad ovest del quadrante. Si direbbe che un pezzo di cielo sia appena caduto tra le onde, dice il nostromo, oppure che la luna si sia mossa ma, come dice il capitano, non è più nave che affronta i marosi se non è finito il liquore, l'essenza intensa che dona la visione, o chiamala se vuoi, miraggio, Fata Morgana, l'Isola Fantasma. Le montagne d'acqua, in fondo sollevano. Gli uomini vi si appendono e diventano leggeri.
Ma quando è la poppa che si alza anche quelli esperti si dicono ben presto addio. Il guscio molto duramente sbatte sulla superficie, la prua affonda, l'albero maestro s'abbatte strappando tutte le sue cime.
Alcuni dicono che in quei momenti si possa veder dio, se per caso si trovasse in quei paraggi.
Dimmi se di noi si perdono scie di sogni, slanci di begli abbordaggi, dinanzi a mura d'onde ingiuste e truccate cadute dall'alto. E se su di me si schiacciano le squame fredde del grande pesce triste, ciò che ho creduto e visto dai tuoi occhi dentro ai miei, umana carne a rischio denudata di fiducia. Delle belle fughe ne resta la speranza chiusa nelle sacche nere del tempo, come ondate effimere di note a momenti, lune boriose e coperte stellate.