Apprendimenti

 

 

 

La notte, lo sai, lei è uguale ovunque, fine a se stessa, silenziosa complice di tutti gli arcobaleni, di tutti i ninnoli, degli scogli e delle ondate. L'alchimia delle ore e della tramontana diaccia che sbatte nei vetri la trasformano in un pulviscolo bambagioso e le pareti dopo un po' iniziano a girare intorno a quelle tue parole: «quanto tempo? quanto? ». I tuoi occhi cercano nei miei qualche risposta, che non ho da dare perchè mai se ne sa abbastanza e del resto non ci sono decisioni da prendere per liberarsi di quel che si è, per sottrarsi agli squallori bigi dei " per qualche tempo" e trasformarli in un "per sempre". E' sempre  e soltanto una questione di sottrazione, qualcosa da togliere da qualche parte. Facile no?

«Perchè io?» mi hai chiesto, « mi hai sentito? rispondimi.» ed io avrei voluto dirti «Ti amo », ma sono parole che mi si strozzano in gola, perchè non sono risoluzioni, quelle piovono da chissà dove, non dipendono solo da me, allora dico di quel che ero e di quel che credo di essere. Così  strappi le lenzuola dal letto e ti metti seduta, « non è una risposta », dicono i tuoi occhi, invece dici: « la paura non mi passa mai », e per un attimo il cuore batte a vuoto. Ora la tua voce mi sembra quella d' una bambina appena sveglia che vorrebbe tornare nel tepore del sonno dopo un brusco risveglio e la tua guancia è fresca, liscia, seta sotto le mie labbra grinzose che come una piccola toppa cercano di coprire un graffio, almeno quello visibile. Ascolto con calma il tuo cuore interrotto ed il vento mi sbatte lontano da qualche parte dove sono già stato, dove tu sei già stata, e vorrei avere una risposta limpida, trasparente, vorrei sapere anch'io come si fa, ma non lo so, purtroppo non lo so.
Non s'impara mai a vivere, non è affatto un mestiere.