ilgrandesonno


albaverticale









i pescatori sono attenti sotto la luna
le bocce luminose illuminano la prua
ma l'immagine si confonde
e non si saprà mai
né qui
né altrove
dov' andranno i passi che trascinano
nella topografia indefinita
quelli che attraggono nell'ombra della vita
quando le mani cercano la loro ombra nelle cose
non trovando la sferzata nell'orda vitale
i denti s'aprono sulla notte
quando fili di luce per dei passi misurati
strisciano sotto la porta
parlano di bocche assenti
nel vissuto dei segreti
la lingua si perde
sul bordo della strada
oppure più lontano
tra facciate pallide
appena tinte dalla luce
ed ocra e corallo dove picchia
il primo raggio di sole
le imposte verdi e blu
il rosso scuro sotto le tegole
e l'isola è lontana pelata e grigiaincanutita
ed il sole caduto lontano
si leva sempre
e le lampade si spengono
ed il giorno s'aggancia alle dune sotto i pini
il sole è puntuale alla sua ora
si prega l'orizzonte di restare nel quadrante
al massimo provi di quadrare il cerchio
quando il cielo non è più così sicuro
malgrado la stella maris sia ancora bassa il cielo chiaro
dove si vorrebbe dimora
invisibile al ragazzo che guardava per terra
e vi cercava la realtà
senza vedere il cielo così alto
e lo sguardo chiama e non trova le sue parole
così alto il cielo sulla terra
dove la realtà s'affaccia
quando l'immagine si confonde
all'ora delle cannigiole fischianti nella palude
ed il ragazzo guardava per terra per trovare la realtà
e l'uomo almeno guardi il cielo
e pensi all'orizzonte
vecchio come la luna
così puro che la macchia
quando la mano sfiora la sua ombra
sulla tacca del giorno
e l'occhio che tace cerca la voce
al segreto d'un sorriso
tu
fragilmente forte
come la terra profonda
e ti penso umido sottile sussurro
vibrazione
all'ora delle lampade che si spengono
il silenzio dell'acqua
è per il pulsare dei motori
perduti nel giammai
nel quadrante del cielo
nel blu che si nasconde
ombroso e forte
da dove sale l'odore del mare
il rosso colorado non c'è più
o è solo dietro le vetture che passano veloci
la foglia gira e trema sul suo stelo
il gallo banderuola annerito sul camino
gira sotto il raggio di sole
e la foglia trema
il volo secco dei passeri di ramo in ramo
corre il topo sotto la vetrata
i rami agitati
rabbrividiti nel freddo dell'alba
muti per il vento
come spinti da dietro
verso la luce chiara e fresca
tagliano l'alba del giorno
come coltelli
quando il granchio sale sullo scoglio
frangiato d'alghe brune e rosse come il sangue
le pinze in preghiera ripiegate su lui stesso
vorrei scioglierti
come il vento scioglie le foglie
quando una volta si sognò d'attraversare la vita
gettando parole che solo l'occhio sapeva dire
ed ancora prima
nel momento stesso che la foglia si tendeva
quando il ragazzo sapeva solo guardare per terra
come gli uccelli si alzano in volo tutti insieme
pressati da nessuno sa che cosa
senza rumore
e ricoprono lo spazio
e le foglie salutano il raggio di sole
cadendo nel numero ormai inutile
l'erba è brinata
la schiuma calda nella tazza
il gabinetto gelato nella corte
i clienti del bar e quelli di passaggio
son pregati di lasciare il luogo pulito
nell'interesse di tutti
le case intorno squadrano un pezzo di cielo
le luci del cargo alla fonda
il rumore del treno sembra vicino
quando la voce cercava lo sguardo
ed il ragazzo sembrava ridere
e non vedeva la terra nell'ombra della mano
e non vedeva il cielo
e non vedeva la voce che cadeva
sulle luci del cargo ruzzola un dado
l'uomo dal viso invisibile conta le ore ed i tempi morti
conta il prezzo del tempo come gli uccelli cantano
popolano il mondo di grida tessute
più serrate delle radici alla terra
spiando i vermi dall'alto delle muraglia di grida
quando la canna del fucile diventa bruciante
gridano più forte per rinforzare la trama
per non sortire dall'uovo
i fili del telefono si arrampicano sul muro
ma se la voce tace
lascia tuonare solo il vuoto
più freddo del serpente
ma soffiante
danzante
all'ascolto dell'aria che si vorrebbe calda
ma anche tagliata di frescura dorata
come un serpente nell'acqua
quando la bruma sale ai tetti
carezza i campi arati
all'ora che rientrano gli attacchini incollatori
gli scarichi fumanti
le mani umide
un bambino sembra ridere
stufo di piangere all'alba fresca
é l'ora della scuola
l'uomo sulla terra
come l'uccello in cielo
senza sapere lo riempie di grida
contando le ore morte
le maglie della catena
tirando su muri su muri
torri dalle quale gettare grida ancora più in alto
cercando la propria ombra nelle cose
quando la mano si ferma
quando la voce impietrisce
quando la voce si fa minima
e cade più profonda del cielo
quando la canna del fucile brucia
l'uccello grida ancora più forte
come se la vita non possa che ferire
anche al prezzo del proprio sangue
a meno che il prezzo cambi nel tempo
ne tragga un proprio valore
contando i tempi morti
tessendo di fili telefonici le mura
e non sapendo che ferire
il bambino ride guardando per terra
non avendo niente da aspettare
per squarciare il silenzio
quando il sole squarcia il cielo
non sapendo da quale parte del giorno si cadrà
quando il sole è sempre là
ed incrocia più profondo
il solco dell'onda
come si raggrinza una fronte
quando cerca di dire ho vissuto
quando il freddo non s'immischia
così presente nella sua alba
cercando negli occhi
dio solo sa quale confessione
a barricate cadute
senza sapere più abbastanza bene
cosa ancora cadrà dal cielo
quando tutto va bene













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