ilgrandesonno


Larissa









Larissa ha 20 anni
capelligorgonia
occhi ametista
scappata dall' Irak
è nata in Persia
vive a New york
a piedi scalzi
e tutù turchese
nell'alba grigia
se la guardi sorride
Larissa ha 20 anni
1000 disegni nel cassetto
1000 idee sulle punte delle sue dita
gocce di yogurt sulle labbra

A volte l'incredibile s'ammanta di verità fuori dell'abituale. Ci sono e non ci sono, si deve o non si deve, che fare delle facilità dell'iperbole, dell'esagerazione manifesta, servono a smussare una vita forse troppo quotidiana, a metterla in evidenza, ad inventare altre parole, quelle che celano un potere imprevedibile: sfidare l'immaginazione e mettergli le ali e poi..Prendiamo il caso d' una lettrice avida. Nominiamola, a caso, Larissa. Questa Larissa è una lettrice maniacale, del tipo compulsivo: compra i suoi libri ogni settimana, li trita e li palpa, o anche di più se vi scova affinità. Certamente, il suo ragazzo, chiamiamolo Tom - dato che ci occorre certamente restare nelle alte sfere del vaghetto e romanzetto - non mostra gelosia, sebbene a volte la concupiscenza dello sguardo di Larissa che sembra spogliare i libri negli scaffali della libreria, lo punge un po', ma infine si sa, quando si è giovani si può esser gelosi un po' di tutto.
Una chiara sera d'estate, in assenza del suo ragazzo, Larissa si dilettava con un breve romanzo di Robert Sheckley offertogli da uno dei suoi colleghi un po' malandrini, poiché occorre che abbia almeno alcune qualità, questo giovane collega. Leggendo sorrideva ma, il diavolo sa bene perché, il suo sorriso aveva di quello strano ricamo leggermente rauco, più vicino a qualcosa che arrossisce piuttosto che ad un franco sorriso naturale. Si sarebbe potuto dire che sognasse.
Improvvisamente, dietro la sua poltrona, intese una voce acida ed anche un po' viziosa che le diceva: " Ho voglia di scopare. Disegnami una pecora. Marziana" . In circostanze normali, questo tipo di frase l' avrebbe fatta ridere e le avrebbe fatto cercare facezie varie nello sguardo del suo interlocutore. Ma in quel preciso momento, nella quiete d' una sera ormai quasi notte e solitaria, il suo sorridere sottovoce le morì in gola e si voltò.
Vide un satiro cornuto dai colori un po' sgualciti, dallo sguardo malizioso e con gambe e petto nascoste da un cespuglio di pelacci nerogrigi intirizziti. Non gli mancavano gli zoccoli, la barba appesa sotto il mento aguzzo, le corna piegate all'indietro e la punta d'una coda un po' spelacchiata. In breve, un satiro comune: in ogni caso, comune in certi romanzi tra leggende e fantasia, più di rado negli appartamenti. Il satiro parlava, le parlava proprio nel suo appartamento. Da dove veniva? Lei non aveva bevuto né fumato, ne era certa: in ogni caso, non quel giorno, perché era giorno di vigilia, ma infine passiamo oltre. Era anche equilibrata per la sua età, sana di corpo e di mente, in tutto casi quel tanto che era possibile per una punk tendente al dark. Certamente aveva avuto un morbillo virulento ma era ormai caduto in proscrizione da venti anni. Tuttavia, ne arrossiva ancora a volte. In quel preciso istante vi posso assicurare che aveva superato di gran lunga il rubicondo.
Riassumiamo: un satiro le aveva chiesto di disegnargli una pecora marziana per scoparla. Normale. Dunque, dialoghiamo, comunichiamo e risolviamo. «Chi sei? Cosa ci fai qui?» Domande pertinenti, si dirà, ma mormorate con una voce un po' in falsetto e tinta di un imbarazzo che non nuoceva,fortunatamente, alla loro pertinenza ed alla loro brevità.
«Tu divaghi, devii o disegni? fammi vedere cosa sai fare! Allora, me la disegni questa pecora marziana?»
La voce acida gli surriscaldava gli orecchi e la pazienza non era realmente una delle qualità di Larissa, ma poiché era una brava disegnatrice ed anche servizievole, dato che aveva frequentato le elementari a Bagdad, si mise al lavoro. Però, invece d'una pecora marziana - aveva le sue buone idee sull'argomento animali in genere - il suo spiritello maligno le fece disegnare un bambino zombie, con tutti i suoi begli annessi e connessi: carne pustolosa e sguardo demoniaco, il più possibile coperto di rosso sangue, il che corrispondeva maggiormente a certe sue memorie di gioventù ed alle fotografie che non aveva incollato nell'album di famiglia dato che i suoi genitori non potevano impedirsi di trovarle una rassomiglianza certa con la loro idea islamica del demone: era allora il suo periodo punk. Gettò il disegno in faccia - viso sarebbe insufficiente e la bocca verrebbe un po' male - del satiro, presa di colpo da una certa rabbia, ed in quell'istante lo zoccoluto per istinto di difesa chiuse rapidamente gli occhi.
Si stenta a crederlo ma il bambino-zombie aveva preso macabra consistenza e malgrado la strenua resistenza del satiro si stava impossessando del suo corpo peloso. In realtà, lo mangiava. No, non immaginatevi un pasto civile e degno, al coperto d'una mano, e tovagliolo al collo, soprattutto quando il piatto principale urla con sua voce acida e prova a fuggire su gambe ormai mozzate, impresa senz'altro delle più notevoli: ha lasciato nelle mandibole del suo aggressore un considerevole pezzo di coscia sanguinolenta. Sorvoliamo anche sulla descrizione riguardante la trippa del satiro, effettivamente un po' grasso, la sua enucleazione ed anche sulla sua castrazione - e quello era in effetti un bel boccone - poiché Larissa aveva chiuso gli occhi, disturbata dalla sinistra macelleria in atto nel suo appartamento. Li riaprì tuttavia, intendendo un pianto strappacuore di bambino: un mezzo pianto, in effetti, poiché solo una metà di bambino continuava ad esprimersi. L' altra metà giaceva a terra, troncata o per meglio dire tagliata in due parti simmetriche da una spada massiccia ed ampia. Il suo sguardo risalì lungo lo spadone, raggiunse un braccio muscoloso eppur gentile, scivolò su un petto imponente e depilato, appena ricoperto da un rinforzo di maglia di ferro, in gran parte piena di buchi. E non parleremo delle cosce vigorose, del quasi perizoma di morbida pelle e d'altre pelli, del suo sorriso di smalto e degli occhi splendidamente verdi sotto una criniera rossa, non descriveremo insomma tutte quelle cose che Larissa apprezzava vagando con lo sguardo man mano che il dio le si avvicinava.
No, non evochiamo neppure quel che si verificò in seguito: precisiamo soltanto che più volte, quella notte, Larissa superò il rubicondo ed i do di petto da soprano.
Tom la svegliò al mattino presto. S'accorse del viso un po' pallido di Larissa e lei gli raccontò la sua storia notturna cominciando con "Stranamente..". Tom la osservava con una certa commiserazione mentre lei gli descriveva alcuni dettagli della scena orribile alla quale aveva assistito, dimenticando - la memoria gioca di questi scherzi - di precisare ciò che era accaduto in seguito. Gli disse però che tutto doveva essere successo per colpa della sua divorante immaginazione, o forse, e dico forse, per colpa del suo ciclo, «...in notevole ritardo, no non temere, non esiterei ad annunciarti la mia gravidanza se si verificasse», ma il sole avanza su nel cielo e si deve andare a lavorare, e c'è da fare la doccia, aggiustarsi i capelli, fare colazione e, nel solito trambusto mattiniero è impossibile scorgere alcune gocce di sangue che sfuggono da un vecchio romanzetto di Jack Williamson: " Darker than you think" e nemmeno, molto fortunatamente alcuni peli rossi che giacciono su "Gli amanti di Siddo" di Philip Josè Farmer...













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