Un Amore borghese

 

 

 

Conosceva la casa

Conosceva la casa.
Seduto in auto, con l’abitacolo pieno di fumo e la sigaretta sempre tra le labbra, vide ad una ad una  spegnersi ed accendersi le stanze. La luce sfacciata della cucina, le lampade discrete del soggiorno, le colorate luci delle camere dei ragazzi.
Se ne stava tranquillo ad aspettare che si spegnesse anche la luce tenue nella camera da letto.
Poi sarebbe sceso dall’auto, occultata lontano dalla luminosità dei lampioni al freon, avrebbe percorso con passo felino e fintamente tranquillo il breve tratto di strada fino alla villa.
Avrebbe trovato il cancello aperto, come sempre, e dopo aver attraversato il giardino si sarebbe diretto sul retro, dove avrebbe trovato un portone di servizio appena accostato, come sempre.
Dietro l’anta socchiusa, nell’ombra, avrebbe trovato lei, i suoi sussurri, le sue labbra umide e calde, il suo profumo, i suoi lunghi capelli biondi, il suo corpo nella vestaglia sulla quale i suoi polpastrelli sarebbero scivolati cercandola. Le avrebbe preso un lobo tra le labbra mormorandole quanta voglia aveva di lei. Poi sarebbero saliti nella camera dai mille specchi.
L’attesa non gli dispiaceva. Faceva parte della loro storia sommessa e clandestina.
Erano sempre stati molto attenti e scaltri. Del resto, occasioni come quelle andavano prese al volo. Il marito era fuori, all’estero, per lavoro (diceva lui), ma dopo il paio di mutandine da donna che aveva trovato nella sua valigia, tra i panni da lavare, lei sapeva bene che quei viaggi d’affari avevano anche il loro piacevole diversivo, per il consorte, che ignaro, forniva loro squisite occasioni per incontri che invece di saziare la loro sete, sempre più ne generava.


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