i film di
Gianfranco Mingozzi



 


Le italiane e l'amore 
(episodio "Le tarantate") 1961
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto e sceneggiatura: G. Mingozzi; consulenza: Ernesto De Martino; fotografia: Ugo Piccone; musiche originali
: Diego Carpitella; montaggio: Eraldo Da Roma; origine: Italia; produzione: Magic Film; durata: 35mm B/N, 8’ minuti.


Le italiane e l'amore


«Le Tarantate si basa su di un materiale girato da Mingozzi in Puglia durante la ricerca documentaria sulle origini e le cause del tarantismo, fenomeno studiato anche attraverso il libro “La terra del rimorso” dell’etnologo Ernesto De Martino, suo consulente. Mingozzi enuclea il suo episodio attorno alla danza di una tarantata, utilizzando il materiale documentario in funzione narrativa ma senza sviare la realtà e il personaggio» (Graffeo).






 


      

      Trio
(1967)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto e sceneggiatura: G. Mingozzi; fotografia: Ugo Piccone; musica: Franco Potenza; montaggio: Domenico Gorgolini; interpreti: Marisa Galvan, Walter Vezza, Mariella Zanetti, Piera Degli Esposti, Wolfgang Hillinger, Margherita Puratich; origine: Italia; produzione: IDI Cinematografica; 35mm B/N; durata: 100’.

• Settimana della critica al Festival di  Cannes , 1967
• Premio Cicae al Festival di  Pesaro, 1967
• Festival Internazionali di Mannheim e di Chicago,  1967


Trio 1  Trio 2  Trio 3 
 

«Il soggetto è stato pensato e scritto unitariamente, il film, che si compone di tre episodi indipendenti che si svolgono parallelamente, è stato girato in epoche successive e distanti l’una dall’altra nell’arco di un anno. Per ragioni finanziarie innanzi tutto e per ragioni stilistiche e tecniche poi il primo episodio – sulla cantante Marisa Galvan – è stato girato in 16 mm e suono diretto ed ha fatto da supporto con il suo abbondante materiale “dal vivo” alla elaborazione in sede di sceneggiatura prima e di montaggio poi agli altri due episodi girati a 35mm» (Graffeo). «Trio ha molte qualità; si giova di uno stile sciolto, alla Godard, per capirci. Poi mostra originalità di soluzioni, particolari inediti incisivi. Il merito maggiore tuttavia Trio lo possiede come film “in progress”, che cerca di comprendere il variopinto incoerente gioco dei giovani, in cerca di ansiosa, e qualche volta in forme patologiche, di nuovi valori, Gianfranco Mingozzi ha avuto la mano felice anche nella scelta degli interpreti» (Bianchi).

Trio 4










Sequestro di persona
(1968)

Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto: Ugo Pirro; sceneggiatura: U. Pirro, G. Mingozzi; fotografia: Ugo Piccone; musica: Riz Ortolani; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Franco Nero, Charlotte Rampling, Frank Wolff, Pierluigi Aprà, Ennio Balbo, Steffen Zacharias; origine: Italia; produzione: Clesi Cinematografica; 35mm colore; durata: 105’.

• Festival di Karolovy Vary,1968
• Premio la "Noce d'oro" dell' Associazione giornalisti cinematografici, 1968

 
Sequestro 1  Sequestro 2  Sequestro 3


«Con Sequestro di persona cerco di delineare uno spaccato dell’Isola attraverso una vicenda gialla che vuole risalire all’origine dei sequestri. Non è una storia all’antica, di “disamistade”, dunque: poggia su basi completamente diverse.
Un film sulla Sardegna, oggi, se vuole essere valido, non può collocarsi in una prospettiva verista (di ritardo storico rispetto allo sviluppo culturale italiano), e in una prospettiva meridionalista per quello che concerne l’aspetto sociale, denunciatario. [...] Nel mio film parto dalla constatazione che qualcosa è cambiato nella realtà sarda, ed in modo evidente. Non sono mutate le strutture economiche: è mutata la mentalità. L’introduzione della civiltà dei consumi pone nuovi miti, crea bisogni fittizi, spinge il pastore ad allinearsi attraverso esigenze che non sono le sue» (Mingozzi). Dopo aver rappresentato l’Italia al Festival di Karlovy Vary, il film ha vinto la Noce d’Oro ’68, votata dall’Associazione dei giornalisti cinematografici, come miglior film dell’anno.







 


Morire a Roma
( La vita in gioco,1973)

Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto: Lucia Drudi Demby, G. Mingozzi; sceneggiatura: Tommaso Chiaretti, Lucia Drudi Demby, G. Mingozzi; fotografia: Luciano Tovoli; musica: Nicola Piovani; montaggio: Antonio Siciliano; interpreti: Mimsy Farmer, Giulio Brogi, William Berger, Paolo Turco, Enrico Ostermann, Marisa Fiorentini; origine: Italia; produzione: Cineprintemps Coop; 35mm colore; 105’.

• Quinzaine des realisateurs, Cannes 1963

La vita in gioco 1  La vita in gioco 2  La vita in gioco 3
 
 
«La vita in gioco è nato nel 1968 (come soggetto); è cresciuto nell’estate del ’69 a sceneggiatura; è passato attraverso i trenta tentativi di realizzazione con altrettanti produttori, ed è stato infine girato, con soli 90 milioni (ma di interessi passivi ne ha accumulati 10) e formula cooperativa, partecipazione di regista, operatore, attori e un piccolo finanziamento della Banca Nazionale del Lavoro tra l’inverno del 1972 e la primavera del 1973. E lì si è arenato. Perché come questa esperienza dimostra ancora una volta, è durissimo, se non impossibile, realizzare in Italia un film senza che la distribuzione partecipi alla fase produttiva e si senta così impegnata, dai soldi investiti, a portarlo fin sugli schermi. Ma La vita in gioco ha avuto degli intoppi [...] con la censura vera e propria. Perché il film intreccia la storia di una coppia di giovani che vuole suicidarsi [...] a quella di un professore omosessuale [...] e di un giovane amico di tutti e tre, che con il professore ha una relazione» (Bignardi). Il film riuscirà a uscire nelle sale nel 1975 col nuovo titolo Morire a Roma.











Flavia la monaca musulmana
(1974)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto: Raniero Di Giovanbattista, Sergio Tau, Francesco Vietri; sceneggiatura: Fabrizio Onofri, Bruno Di Geronimo, G. Mingozzi; fotografia: Alfio Contini; musica: Nicola Piovani; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Florinda Bolkan, Maria Casarès, Claudio Cassinelli, Anthony Corlan, Spiros Focas, Diego Michelotti; origine: Italia/Francia; produzione: P.A.C., Cinéphonic, R.O.C.; 35mm colore; 100’.

• Premio per il colore al Festival di Barcellona 1974


Flavia 2

 
«È una storia del ’300 ispirata alle vicende di una monaca realmente esistita, Flavia Gaetani, che abbandonò il velo impostole dal padre per seguire le truppe musulmane durante una delle loro innumerevoli scorribande lungo le coste della Puglia. Una rivolta disperata, solitaria che non potrà che finire tragicamente. [...] Ho cercato di raccontare questa complessa materia (il mondo medievale, il mondo orientale che irrompe nella chiusa Italia del Sud) come una favola drammatica in cui gli elementi tipici, obbligati (personaggi violenti, battaglie, visioni, fanatismi, torture, sesso, sangue...) perdessero i connotati di una realtà immediatamente riconoscibile, ma si presentassero tutti assommati come un grande quadro, in cui a poco a poco i singoli episodi si evidenziassero da soli e si disponessero secondo un ordine dato dalla loro forza visiva, di colore, sonora» (Mingozzi). Il film ottiene un grande successo di pubblico e risulta campione d’incasso della stagione ’73-’74.


Flavia 1





 

 
 



Gli ultimi tre giorni
(1977)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto: Lucia Drudi Demby, G. Mingozzi; sceneggiatura: T. Chiaretti, L. Drudi Demby, G. Mingozzi; fotografia: Safai Teherani; musica: Nicola Piovani; montaggio: Sergio Nuti; interpreti: Franco Lotterio, Lina Sastri, Claudio Cassinelli, Benedetto Simonelli, Filippo De Gara, Luigi Casellato; origine: Italia; produzione: Antea Coop., Rai Tv; 35mm colore; durata: 115’

• Festival Internazionali di Taormina, Locarno, Chicago, Melbourne 1977,1978


Ultimi  3 giorni 1  Ultimi  3 giorni 2  Ultimi  3 giorni 3   Ultimi  3 giorni 5


«Il film è liberamente ispirato alla vicenda di Anteo Zamboni, vissuto a Bologna dal 1910 al 1926. Il 31 ottobre del 1926 fu sparato un colpo di pistola contro Mussolini in visita a Bologna. La reazione dei fascisti presenti al corteo si rivolse, immediata, contro il ragazzo sedicenne, che cadde sotto quattordici colpi di pugnale» (Graffeo). «La vocazione di Gianfranco Mingozzi è di tipo visionario, il suo è un cinema dell’immagine più che della parola: tutto ciò che appartiene a questa vena, in Gli ultimi tre giorni, è di rara qualità» (Kezich). «Molto bello, raccontato assai sobriamente e intensamente, il film illumina ogni sottigliezza e tortuosità di rapporti e di sentimenti che si delinea dietro alla vicenda e ne accompagna il corso fino alla sua tragica conclusione» (Ginzburg).







 




 



La vela incantata
(1982)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto: Lucia Drudi Demby, G. Mingozzi; sceneggiatura: L. Drudi Demby, Tommaso Chiaretti, G. Mingozzi; fotografia: Luigi Verga; musica: Nicola Piovani; montaggio: Alfredo Muschietti; interpreti: Massimo Ranieri, Monica Guerritore, Paolo Ricci, Lina Sastri, William Berger, Antonio Marsina; origine: Italia; produzione: Antea Cinematografica, Rai 2; 35mm colore; durata: 112’.

• Quinzaine des realisateurs, Festival di Cannes 1982
• Premio per la miglior regia, Festival di Valencia 1982
• Gran Premio al Festival di Prades 1983
• Festival Internazionali di Cinema Giovani di Torino, Viennale, Los Angeles, San Francisco, Mosca

La vela incantata 1
 
«Fra le tematiche “giovanili” il film che si stacca di gran lunga sugli altri è quello di Gianfranco Mingozzi, La vela incantata, che nel maggio scorso era al festival di Cannes e che, dopo Torino, è stato anche visto e premiato al Festival di Valencia: un film molto acuto e ben fatto, che è insieme dichiarazione d’amore al cinema e segnalazione critica sui modi – sbagliati o utili – di usare il cinema.


La vela incantata 2  La vela incantata 3  La vela incantata 4
 

Mingozzi si giova molto bene della linea del documentario, da un lato, e di invenzioni fantastiche e figurative dall’altro: sullo sfondo dell’autobiografia ci sono i tratti di una violenza e di una dittatura che si impone e che segnerà tutta una generazione:
La vela incantata è senz’altro il lungometraggio a soggetto più maturo di un regista tanto scrupoloso e serio quanto appartato, che anche nel documentario ha offerto risultati di grandissimo rilievo [...].
Ma anche in assoluto La vena incantata (di produzione Rai) rientra fra le poche opere di cui il cinema italiano può vantarsi, opere d’autore che rispondono ad una vera ispirazione e non agli opportunismi di circostanza» (Gambetti).



 
 


 








L’iniziazione
(1986)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto: tratto dal libro "Les exploits d’un jeune don Juan" di Guillaume Apollinaire; sceneggiatura: Jean Claude Carrière, Peter Fleishman, G. Mingozzi; fotografia: Luigi Verga; musica: Nicola Piovani; montaggio: Alfredo Muschietti; interpreti: Fabrice Josso, Claudine Auger, Serena Grandi, Marina Vlady, Alexandra Vendernoot, Bérangère Bonvosin; origine: Italia/Francia; produzione: Antea, Orphée-Arts; 35mm colore; 100’.


L'iniziazione 1  L'iniziazione 2

 
«Cos’è L’iniziazione ovvero Le imprese di un giovane Don Giovanni? È soprattutto un gioioso film d’estate ispirato ad un romanzo libertino del poeta Guillaume Apollinaire dove l’aggettivo “libertino” riacquista qui tutto il suo valore originario che aveva in epoca illuministica cioè fautore della libertà di pensiero. [...] Che cosa mi ha attirato in questa storia? I motivi di sempre di molti miei film: l’affacciarsi alla vita di un adolescente, la scoperta del mondo sconosciuto degli adulti, lo scontro tra i sogni e la realtà... Ma a differenza del ragazzo de Gli ultimi tre giorni, tragicamente strumentalizzato a sua insaputa, o del giovane de La vela incantata che vede infrangersi le sue speranze sulla bianca tela dello schermo, l’adolescente de L’iniziazione i suoi desideri li vede realizzati tutti come in un incredibile e divertente sogno erotico all’alba prima del risveglio (la guerra? la vita?)» (Mingozzi).



 
 
 



 
 


Le lunghe ombre
(1987)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto e sceneggiatura: Lucia Drudi Demby, G. Mingozzi; fotografia: Luigi Verga; musica: Egisto Macchi; montaggio: Giancarlo Raineri; interpreti: Lina Sastri, Antonio Degli Schiavi, Leonardo Ferrantini, Tobia Hoesl, Nicola Farron, Francesco Guccini; origine: Italia; produzione: Rai 2; durata: 115’.

• Premio Italia, Vicenza 1987
• Festival Internazionali di Valencia, Annaba, San Francisco 1987

 
Lunghe ombre 1 

«Come regista stimo Mingozzi da anni (Trio, La vita in gioco, Gli ultimi tre giorni, La vela incantata). Ha un modo fine di far cinema (per il grande e il piccolo schermo), segue sempre i suoi personaggi con sottili intuizioni psicologiche, privilegia – in questa epoca di clamori – i sottotoni e gli accenti raccolti. Alcune di queste sue doti si ritrovano anche in questa sua ultima impresa, soprattutto però nell’ambito dei modi di rappresentazione, come veri e propri tocchi di regia.


Lunghe ombre 2  Lunghe ombre 3

Le cornici, intanto: un appennino invernale con un senso bucolico ed insieme di guerra, distanziato nel tempo, filtrato attraverso la memoria: poi le due famiglie, quella cittadina e quella di campagna, con attenzioni speciali per i caratteri degli sfollati, due genitori, una nonna, sulle prime spaesati dalle nuove abitudini quindi a poco a poco pacificati, coinvolti [...]. Mingozzi, lavora di fino, sfuma i dettagli, regge sempre le fila dei tempi giusti, chiede alla fotografia di Luigi Verga un contributo di immagini metà sognate (o ricordate) e metà reali, misura le pause e, quando si fanno avanti le azioni di guerra, le affida a meditate dinamiche, con tutti gli scatti e le tensioni necessari» (Rondi).


 

 


 



Il frullo del passero
(1988)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto: dal racconto Il polverone di Tonino Guerra; sceneggiatura: T. Guerra, G. Mingozzi, con la collaborazione di Roberto Roversi; fotografia: Luigi Verga; musica: Lucio Dalla, Mauro Malavasi; montaggio: Alfredo Muschietti; interpreti: Philippe Noiret, Ornella Muti, Nicola Farron, Claudine Auger, Chiara Agnelli, Sabrina Ferilli; origine: Italia/Francia; produzione: Basic Cinematografica, Reteitalia, Candice Production, Initial Groupe, T.F.1 Film Production; 35mm colore; durata: 106’.

• Festival Internazionali di Istanbul, Madras, Cairo 1988
 

Il frullo 1  Il frullo 2  Il frullo 3
 

«Tonino Guerra è scrittore che si muove a proprio agio nella favola d’amore; scruta i personaggi, mette a nudo le anime, coglie il versante poetico della realtà. Mingozzi ne ha intuito perfettamente l’ispirazione ed ha aggiunto alla magia della pagina il fascino del paesaggio romagnolo, la dimensione ineffabile di quel piccolo paesino [...]. Il frullo del passero è un film intenso, appassionante nella sua castità che accenna senza svelare, intriga senza turbare, sussurra senza scadere nell’indiscrezione. Se la fotografia di Luigi Verga accende il racconto coi bei colori italici, le musiche di Dalla e Malavasi mimano il canto degli uccellini chiusi in gabbia e ne fanno l’allegoria sonora dell’abbandono sensuale. Il film, per altro, ottiene smalto e carisma dai due eccellenti interpreti: Philippe Noiret, che è un Gabriele riservato, ancora curioso verso tutto ciò che esalta la sua virilità non spenta, eppure tenero, mai sguaiato, sempre disponibile ad un dialogo tenero con quella creatura giovane ed inquietante. Lei Ornella Muti, è la preda più ghiotta di una macchina da presa che la ritrae in fotogrammi di alta suggestione» (Napoli).

Il frullo 4














 
 


L’appassionata
(1988)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto e sceneggiatura: Lucia Drudi Demby, G. Mingozzi; fotografia: Luigi Verga; musica: Nicola Piovani; montaggio: Fernanda Indoni; interpreti: Piera Degli Esposti, Nicola Farron, Federico Provvedi; origine: Italia; produzione: AB Cinema, Rai  2, Istituto Luce, Italnoleggio Cinematografico, Pegaso Intercommunications; 35mm colore; durata: 92’.

• Primo premio al Festival del Cinema di Villerupt 1988
• Premio per la migliore interpretazione femminile al Festival di Valencia 1988
• Festival Cinema Europeo di Bari, Rio de Janeiro, Istanbul, Cairo e Annency
• Settimane del Cinema italiano a Tokio, Dakar, Charleroy, Fortalesa, Città del Messico


Appassionata 1  Appassionata 2


«È possibile [...] rappresentare romanticamente l’amore romantico totale e totalizzante, privo dei freni del senso critico che oggi rendono comico o addirittura grottesco ogni tentativo di arrivare direttamente alla tragedia senza la meditazione della ragione? Dopo avere visto L’appassionata di Gianfranco Mingozzi, si direbbe di sì. Ma a patto però che l’amore romantico diventi follia e la follia diventi, a sua volta, romantica. A patto pure di affrontare la laidezza della follia e l’indecenza dell’amore [...]. L’appassionata è un film singolare nel quale si conferma il rapporto stretto tra opera di fine secolo e verismo. Già, perché piuttosto che ad un film, anche per la struttura teatrale, viene fatto di pensare ad un’opera nella quale grandeggia Piera Degli Esposti, in una interpretazione eccezionale per sofferta intensità» (Moravia). Il film ha vinto il Primo Premio al Festival del Cinema di Villerupt 1988. Sempre nello stesso anno Piera Degli Esposti ha ricevuto il premio per la migliore interpretazione femminile al Festival di Valencia.



 

  
 






Tobia al caffè
(2000)
Regia: Gianfranco Mingozzi; soggetto: tratto da un racconto di Marco Lodoli; sceneggiatura: M. Lodoli, Silvia Brembilla, con la collaborazione di Angelo Orlando e Gianfranco Mingozzi; fotografia: Luigi Verga; musica: Nicola Piovani; montaggio: Alfredo Muschietti; interpreti: Roberto Citran, Nicola Russo, Federico Galante, Candice Hugo; origine: Italia; 2000; 35mm colore durata: 102’,

• Festival Internazionali di Taormina, Toronto, Sana'a
 
Tobia 1  Tobia 4  Tobia 2


Tobia diventa la mascotte del Caffè Quattro Palme, elegante locale frequentato da anni da aristocratici e borghesi in pensione. Ma un giorno i simpatici vecchietti lasciano il loro posto di turisti distratti e poi di barboni.


Tobia 3

«Registra fine, Mingozzi ha diretto un film in cui il registro favolistico e le gustose caratterizzazioni approdano ad un apologo che ha sottintesi esistenziali e trasparenze storiche, qualcosa di inedito nell’odierno panorama cinematografico nazionale» (Argentieri).