Sign for La politica deve essere fatta con le mani pulite Berlusconi si dimetta

INTERVISTA A ANTONIO INGROIA, PM ANTIMAFIA DI PALERMO

"Senza intercettazioni non saremmo mai riusciti a catturare nè Riina, nè Provenzano, nè Lo Piccolo, nè Brusca, insomma tutti i latitanti più di spicco. I risultati più importanti nella lotta alla mafia si sono conseguiti con la cattura dei latitanti e le intercettazioni sono state fondamentali". Antonio Ingroia, pm antimafia di Palermo, denuncia il rischio della paralisi delle indagini con il blocco delle intercettazioni.

Lei ha detto che lo stato ha già tagliato i fondi per affittare le apparacchiature per le intercettazioni e che sta per bloccarsi tutto a Palermo.
Sì da qui a un mese non ci saranno piu' intercettazioni. Le ditte private dalle quali la Procura di Palermo noleggia le apparecchiature hanno dato un ultimatum, non sono più disposte a farci credito e questo è il risultato di due cose: il taglio di bilancio sulle spese della giustizia e la miopia politica che ha fatto sì che per anni andasse avanti il sistema del noleggio, che è costosissimo, invece di pensare all'acquisizione da parte dello stato delle microspie e delle apparecchiature che servono per le intercettazioni. Un taglio che non è dell'ultima finanziaria ma che negli ultimi anni c'è stato e in modo progressivo e che dunque attraversa anche i governi del centrosinistra. Si parla tanto di emergenza intercettazioni, ma bisognerebbe invece pensare a come impiegare risorse per continuare a farle.

Ma quanto costa una intercettazione, in che ordine di grandezza siamo per una indagine che duri sei mesi, un anno?
Una intercettazione può costare svariate decine di migliaia di euro e certamente, nel caso di acquisizione delle apparacchiature da parte dello stato, si spenderebbe molto meno. Si spenderebbe una volta per tutte, ma poi basterebbe la manutenzione ordinaria delle macchine, molto meno onerosa del noleggio. Lo stato, tra l'altro, non si è mai curato di stipulare convenzioni con le compagnie telefoniche e quindi paga per ogni intercettazione a tariffa piena, perchè per fare una intercettazione si paga anche la compagnia telefonica...

Quanto contano le intercettazioni nelle indagini di mafia?
Senza intercettazioni non saremmo mai riusciti a catturare nè Riina, nè Provenzano, nè Lo Piccolo, nè Brusca, insomma tutti i latitanti più di spicco. I risultati più importanti nella lotta alla mafia si sono conseguiti con la cattura dei latitanti e le intercettazioni sono state fondamentali.

Ma il governo ha detto che la stretta sulle intercettazioni non riguarderà la lotta alla criminalità organizzata
E' vero che le intercettazioni per i fatti di mafia dovrebbero essere sempre possibili, ma ci sono anche le intercettazioni relative a quelli che io chiamo 'reati satellite', che sarebbero abolite. Penso, per esempio, ai casi di estorsione, di usura, allo sfruttamento della prostituzione, ma anche alla bancarotta fraudolenta. Tutte forme di criminalità economica legate alla mafia. Per tutte queste indagini non saranno possibili e talvolta si arriva a una indagine di mafia proprio partendo da un reato minore. Non sarà più possibile farlo.

Si è detto che il blocco dei processi previsto nel decreto sicurezza riguarda solo i reati "meno gravi" con pene fino a 10 anni e solo quelli commessi fino al giugno 2002. Ci fa qualche altro esempio di reato per il quale un cittadino potrebbe vedersi bloccato il processo?
Il blocca processi riguarda le estorsioni, l'usura, lo sfruttamento e l' istigazione alla prostituzione, ma anche i maltrattamenti, le violenze in famiglia. Anche l' associazione per delinquere, anche se non quella di stampo mafioso. Ma c'è un altro profilo da mettere in rilievo: si fermano i processi della giustizia quotidiana, quella da cui tanti cittadini aspettano giustizia. Si dice, anche giustamente, che la giustizia italiana è lenta e che l'aspettativa del cittadino di avere giustizia viene frustrata. Ma se noi sospendiamo i processi, seppure per un anno, non facciamo altro che frustrare ulteriormente la gente che è in attesa di una sentenza, allargando ancora di più la frattura che già c'è tra i cittadini e i palazzi di giustizia.

Si ricorre ai decreti quando ci sono i requisiti di necessità e urgenza. Secondo lei il decreto sicurezza soddisfa questi requisiti previsti dalla Costituzione?
Ripeto che la scala delle priorità deve essere quella di restituire dignità ed efficacia al processo penale e alla giustizia penale. La giustizia italiana è stata più volte condannata a livello europeo per la sua lentezza e non mi pare che nel decreto sicurezza ci siano misure che accelerano i processi. L' Associazione nazionale magistrati ha consegnato un documento al Guardasigilli, quando c'era un principio di dialogo, dove venivano indicate delle misure precise e concrete con lo scopo di eliminare alcuni formalismi nelle varie fasi delle indagini e dei processi che ne rallentano l'iter. Per esempio la lunghezza dei tempi di impugnazione: in Italia una sentenza definitiva si forma dopo più di 10 anni. C'è da rivedere il processo penale in tutti le sue fasi, mantenendo le garanzie per l' imputato, ma rendendolo efficiente al livello degli standard europei. Fino a che la giustizia sarà un terreno di scontro, di rivalsa nei confronti della magistratura, o un terreno di ricerca di spazi di immunità e di impunità non si riuscirà ad andare da nessuna parte.

Arriveranno i soldati in Sicilia per combattere le cosche. Nel 92, lei ha dichiarato recentemente, la cosa funzionò ma oggi non serve a nulla. I tempi erano quelli degli attentati a Falcone e Borsellino. Perchè i militari non servono più? La mafia colpisce in modo diverso lo stato, oppure ha meno bisogno di colpire lo stato?
La mafia più insidiosa è soprattutto finanziaria, la mafia degli affari non quella militare nè quella stragista. Avremmo più bisogno di eserciti di consulenti finanziari che di uomini armati per le pubbliche vie, di esperti in materia finanziaria che ci consentano di colpire il sistema economico mafioso che, in questo momento, condiziona larga parte del sistema economico siciliano e nazionale.


ADERISCI ALLA CAMPAGNA - Marco Travaglio

Citizen Berlusconi (il presidente e la stampa)

« Silvio Berlusconi, unfit to lead Italy - inadatto per guidare l'Italia »
(The Economist 8 maggio 2003)

Citizen Berlusconi (il presidente e la stampa) è un documentario del 2003, diretto da Andrea Cairola e Susan Gray. Si tratta di inchiesta giornalistica prodotta dalla televisione pubblica norvegese, programmato da diverse emittenti americane ed europee; finora non è ancora andato in onda su un emittente televisiva italiana. Si tratta di un’analisi approfondita e documentata dell’ascesa del cavaliere dalla televisione al vertice del governo italiano. Contro questo documentario si sono mossi all’estero anche ambienti diplomatici di Roma pur di evitarne la diffusione; tuttavia è andato in onda in molti paesi ed è possibile venirne a conoscenza liberamente tramite alcuni siti internet. Questo documento è stato trasmesso per la prima volta il 21 agosto 2003 nel corso del programma Wide Angle di Thirteen/Wnet New York, la maggior emittente della tv pubblica americana Pbs.

La mafia conferma il suo potere

La mafia vatican-berlusconiana ha vinto. Ha sancito il suo status di dominus sull’Italietta distratta dai reality, favorita da splendidi assist della sinistra. Che ora riposa in panchina.

Ha vinto la Lega Nord, evoluzione del nuovo fascismo pedemontano, federale di facciata ma fedele alla miglior tradizione “romanladrona” grazie ai 70 miliardi di tangente del Nano. Nonostante 15 anni di presenza la Lombardia rimane la regione più tartassata d’Italia, mentre i cittadini, veri federali, s’arrangiano coi referendum per cambiare regione. La Lega può ricevere solo inchini dal piduista, espressione liftata della Casta mafiosa e corrotta. E’ grazie al capo chino dell’ex ministro dell’ingiustizia Roberto Castelli se la cosca berlusconiana è al riparo dalle patrie galere.

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Castelli ora si candiderà al posto di Formigoni qui a Milano. Darà voce alla Lega che predica coi “serenessimi dialetti” ma razzola in romanesco. Sono le frasi dei leghisti come il trevigiano Gentilini che cavalcano gli umori degli imprenditori arricchiti: “ai stranei mè sparaga come tati oseleti” rimane una sua riflessione celebre.
La Lega traduce in “devolution” l’insicurezza percepita, ben diversa da quella reale visto che i reati contro la persona sono calati rispetto a 5 anni fa. La Lega rappresenta lo scudo morale dell’Italia a maggioranza religioso-scaramantica: quella che individua in “Striscia la Notizia” fenomeno di costume prima di sciropparsi i Pippo Baudo e le Paole Perego.

Leghisti sono i sindaci pratici di Caravaggio (BG) e Cittadella (PD) che vietano la residenza agli stranieri senza reddito o non sposano gli immigrati col permesso. Il piduista ringrazia il loro operato sottobanco con una dose di sensazionalismo cavalcato ad arte e a iosa dalle sue televisioni.
Senza i voti della Lega il Pdl avrebbe si e no un punto di vantaggio sul Partito democratico. Che ora si prepara a 5 anni di comoda opposizione relegando a ruolo di “radicali” gli uomini di Di Pietro che rappresentano un considerevole frangente di italiani fedeli all’etica, alla fedina penale e al merito.

Un partito come L’Italia dei Valori che predica legalità non dovrebbe esistere in un paese civile. Ora dovrà vedersela col centinaio di inquisiti, corrotti o mafiosi che hanno pendenze con i Tribunali poiché a somme fatte, Forza Italia e Alleanza Nazionale hanno incrementato i voti di un punto percentuale rispetto alle politiche del 2006.

Fini finisce alla presidenza della Camera, Silvio Berlusconi farà il premier per 5 anni. Il pallino, o i pallettoni padani, Umberto Bossoli li posiziona in mira alla stecca di Berlusconi. L’affare è fatto. Le multe della par condicio violentata le ripianerà coi rimborsi elettorali, col Lodo Maccanico ancora in vigore che lo metterà al sicuro da tutti i processi. Querela di Antonio Di Pietro compresa!

Berlusconi vuole passare alla storia come uno statista che ha cambiato il suo Paese (cosa che ha già fatto).
Berlusconi vuole riformare la Costituzione (cosa che ha già fatto). Berlusconi giura di non andare a letto una sera senza aver realizzato “qualcosa di positivo” (di leggi vergogna ne ha già partorite a decine).
Berlusconi metterà a frutto la sua esperienza che sarà decisiva per “l’ammodernamento del Paese”.
Berlusconi intende far sparire il pattume dalla Campania e comprarsi l’Alitalia.
Berlusconi parla di giovani e famiglie ma la prima Legge vergogna che emanerà sarà il divieto di pubblicare le intercettazioni telefoniche dei politici.

Gli italiani, grazie a Berlusconi portano in Parlamento un centinaio di figuri che hanno condanne e problemi con la giustizia.
Berlusconi ringrazia e abbraccia tutti gli italiani: anche quelli che hanno professato il non voto, utile per lui e i suoi amici mafiosi.
La mafia ha vinto spodestando destra e sinistra. L’Italia onesta ha perso. Si salvi chi può.

(15 aprile 2008) ...dal blog di Daniele Martinelli

Libera informazione in libero Stato


Abolizione dei finanziamenti pubblici all'editoria
Abolizione dell'ordine dei giornalisti
Abolizione della legge Gasparri


Scarica il volantino del V2-Day

"Il 25 aprile si terrà il V2 Day sulla libera informazione in un libero Stato. Il cittadino informato può decidere, il cittadino disinformato "crede" di decidere. Disinformare è il miglior modo per dare ordini. Si raccoglieranno le firme per tre referendum: l'abolizione dell'ordine dei giornalisti di Mussolini, presente solo in Italia, la cancellazione dei contributi pubblici all'editoria, che la rende dipendente dalla politica, e l'eliminazione del Testo Unico Gasparri sulla radiotelevisione, per un'informazione libera dal duopolio partiti-Mediaset."
Beppe Grillo


Vday
Vday

John Nash genio e follia

di Piergiorgio Odifreddi
Ottant'anni vissuti tra schizofrenia e invenzioni fondamentali per il genere umano. Qui il grande matematico dialoga con Piergiorgio Odifreddi. Sulla sua vita, le teorie, la malattia, gli scacchi, il Nobel. Colloquio con John Nash

Un libro, di Sylvia Nasar e un film, diretto da Ron Howard,entrambi intitolati 'A Beautiful Mind' e di grande successo, hanno raccontato la storia di John Nash, il genio che ha legato il suo nome a una serie di risultati ottenuti nel giro di una decina d'anni e pubblicati in una decina di articoli, un paio dei quali gli sono valsi il premio Nobel per l'economia nel 1994.

È una tragica ironia del destino che un uomo (oggi 80enne, è nato nel 1928 a Bluefield in Virginia) che ha vissuto 25 anni da squilibrato, soffrendo di schizofrenia paranoide e credendosi l'imperatore dell'Antartide e il Messia, sia passato alla storia per aver introdotto la nozione di 'equilibrio' che porta il suo nome, ed è universalmente usata nella teoria dei giochi (che analizza le situazioni del conflitto cercandovi un apporto di razionalità): di un comportamento, cioè, che non può essere migliorato con azioni unilaterali, nel senso che lo si sarebbe tenuto anche avendo saputo in anticipo il comportamento dell'avversario. Questa 'mente meravigliosa' ha partecipato lo scorso anno al Festival di Matematica di Roma, e la cosa dev'essergli piaciuta: ci ritorna quest'anno per una conversazione pubblica con Robert Aumann, anch'egli un teorico dei giochi premiato col Nobel per l'economia nel 2005. Per l'occasione abbiamo chiesto a Nash di ripercorrere con noi alcune delle tappe della sua vita e della sua carriera.

Professor Nash, l'anno scorso al Festival lei ha giocato una partita a scacchi con l'ex campione del mondo Spassky. Com'era andata?
"Come principiante non ho potuto fare molto. Quando Spassky ha fatto una certa mossa con il suo alfiere, ho pensato che ci fosse un tranello e non ho risposto nella maniera ovvia. Invece il tranello era appunto quello, che non c'era tranello".

Gli scacchi possono essere una metafora della matematica, o viceversa?
"Ci sono molte somiglianze tra un teorema e una partita: ad esempio, nella precisione e nella bellezza. Giocare bene è come fare una bella dimostrazione".

A proposito di giochi, lei ne ha inventato uno chiamato Hex.
"Sì, all'inizio dei miei studi, nel 1949. L'ho fatto per illustrare in pratica alcuni concetti teorici. È un gioco in cui il primo giocatore ha un vantaggio teorico nei confronti del secondo, ma non sa come sfruttarlo in pratica".

L'ha mai commercializzato?
"A Princeton è stato molto popolare al dipartimento di Matematica. Ma quando cercammo di venderlo a un editore, scoprimmo che qualcuno in Danimarca lo aveva già introdotto".

Lei ha studiato a Princeton quando Einstein insegnava lì. Lo ha mai incontrato?
"Sì. All'epoca riflettevo anche sulla cosmologia e sulla gravitazione, e sapevo che lui aveva una personalità stimolante. In fondo anche lui era un matematico, e i suoi studi sullo spazio-tempo erano dei pezzi di bravura matematica".

Spiegò le sue teorie ad Einstein, dunque?
"Sì, ma lui non aveva molto tempo per ascoltare. Mi disse che avrei dovuto studiare di più".

In pratica, la rimandò a scuola?
"Sì, diciamo così".

Nel film 'A Beautiful Mind' c'è un'unica scena in cui si accenna alla teoria dei giochi.
"Ho apprezzato molto il lavoro del regista e dello sceneggiatore. La teoria dei giochi non è che si possa applicare a qualunque cosa, ma in quella scena del film sono riusciti a concentrare l'attenzione su alcuni interessanti elementi psicologici".

Sono riusciti a spiegare la sua teoria, dell'equilibrio di Nash? "Non credo che ci abbiano seriamente provato".

Perché non prova lei a spiegarcela, in quattro parole?
"Un gioco può essere descritto in termini di strategie, che i giocatori devono seguire nelle loro mosse: l'equilibrio c'è, quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare, occorre agire insieme".

Italo Calvino, ha scritto una frase che molti usano per descrivere la teoria dell'equilibrio di Nash: a volte nella vita non riusciamo a raggiungere il meglio, ma almeno possiamo evitare il peggio. È una buona descrizione della sua nozione?
"Direi di sì. Perché unilateralmente possiamo solo evitare il peggio, mentre per raggiungere il meglio abbiamo bisogno di cooperazione".

Ci vuole parlare delle sue vicende personali?
"Allude alla mia malattia? Ebbene, era l'anno 1962. Avevo 34 anni. Successe qualcosa che mi portò lontano dalla matematica: incominciai a soffrire. Mi hanno diagnosticato un tipo di schizofrenia molto raro".

Aveva allucinazioni, visioni, come nel film?
"Visioni no, almeno non agli inizi: non è che quando si sta male si abbiano necessariamente illusioni visive, come nel film. Le allucinazioni, più che su qualcosa che si vede, sono su qualcosa che si pensa. In seguito le mie furono anche uditive, sentivo delle voci".

Lei da malato riusciva a fare matematica?
"Il delirio non era continuo, ma intermittente: le crisi andavano e venivano, e quando accadevano mi sentivo come sotto tortura. Si trattava di stati di irrazionalità che io stesso, nei momenti di lucidità, non accettavo. E quando tornavo razionale, ero pronto a lavorare e a fare ricerca" Questo avveniva negli anni '60. E negli anni '70?
"Negli anni '70 non ho lavorato. Negli anni '80 coltivavo i miei hobbies, dall'informatica ai programmi statistici. Passavo da un'attività all'altra".

Si può dire che la matematica le sia stata d'aiuto per la sua malattia?
"Se una persona ha problemi mentali è come se fosse scollegata dalla realtà, e qualunque tipo di terapia psicologica può esserle di aiuto. Quando, in concomitanza con la farmacoterapia, si è introdotta anche la psicoterapia, l'interazione fra le due cose è sicuramente stata di aiuto".

Ha detto prima che a un certo punto ha cominciato a sentire delle voci. Nella storia ci sono altri esempi: il Socrate platonico, ad esempio, diceva anche lui di sentire una voce.
"Sì chiamavano demoni, all'epoca. E si parlava di sogni in cui uno aveva l'impressione di ricevere il messaggio di Dio".

Sogni e voci, però, sono cose diverse.
"Un sogno non è considerato un'allucinazione, ma se ci si crede, l'effetto potrebbe essere lo stesso. Se Dio non esiste, ma tu hai l'impressione di sentire la voce di Dio, cosa cambia?".

Possiamo allora classificare come schizofrenici tutti quelli che nella storia hanno sentito delle voci?
"Forse sarebbe esagerato, ma certo sentire delle voci non è un fatto positivo".

Com'è avvenuta la sua ripresa?
"È stata una ripresa progressiva. Mi sono reso conto che certe cose non erano fondate".

E alla fine sono arrivati il Premio Nobel e la fama.
"Il Nobel mi ha dato la possibilità di portare avanti il mio lavoro. Mi sono occupato di nuovo di teoria dei giochi e di cosmologia, e ho sviluppato qualche idea nuova".

Quanto è cambiata la sua vita, dopo il Nobel?
"Per molti il Nobel non ha cambiato molto la loro vita, o solo in misura molto modesta: avevano già avuto i loro risultati, e il premio ha solo aggiunto un onore. Per me invece è stato diverso,perché nel 1994 io non avevo neppure un lavoro. E dopo l'ho avuto. Forse, se non avessi vinto il Premio Nobel, per me ora sarebbe tutto diverso".
(11 marzo 2008)

LEGGE 194: LE PROPOSTE UAAR

Gli ultimi due mesi sono stati contrassegnati dalla proposta di moratoria sull’aborto avanzata da Giuliano Ferrara, e dal dibattito sempre più acceso sull’eventualità di modificare la legge 194. Si sta parlando di una legge di trenta anni fa: non si può non tenere conto che da allora sono cambiate diverse cose. L’UAAR ha pertanto formulato alcune proposte migliorative:
- abolizione dell’obiezione di coscienza;
- accessibilità concreta all’uso della pillola RU-486;
- garanzia della prestazione del servizio in tutti i nosocomi italiani;
- piena attuazione del «diritto alla procreazione cosciente e responsabile», riconosciuto dalla legge, da garantire attraverso la presenza capillare di consultori pubblici sul territorio italiano, assicurando un accesso sicuro alle giovanissime e alle donne straniere;
- rafforzamento della prevenzione, con avvio di politiche governative a favore della contraccezione;
- interventi decisi per far terminare il fenomeno dei rifiuti di somministrare della pillola del giorno dopo.

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