LA SFIDA
"La speranza è la decisione militante di vivere con la certezza che noi non abbiamo esplorato tutti i possibili se non tentiamo l'impossibile" (R. Garaudy)
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DRYDEN
Uno dei libri che più ho amato e riletto da ragazzina. Era il mio periodo "country", quando mi divertivo a ricoprirmi di collanine di perline colorate, compravo mensilmente la rivista Airone ed ero appassionata di trekking e verde di ogni sorta. Con un umorismo fine Durrell descrive animali ed esseri umani, sottolineando gli aspetti negativi dell'umanità. E riesce, attraverso l'uso di magiche parole, a far "vedere" al lettore gli angoli di una meravigliosa Corfù degli anni quaranta. Ne fa respirare profumi di brezza marina e piante mediterranee. La famiglia di cui voglio parlare oggi però è un'altra. Ricordo che nell'azienda in cui lavoravo a Bari questo concetto era molto speso, talvolta abusato. Di fatto quell'azienda era nata negli anni ottanta grazie all'iniziativa privata di un imprenditore che, insieme a sua moglie e pochi progettisti fidati, aveva messo in piedi una piccola attività nel campo dell'automazione. L'azienda è sempre stata vissuta come una famiglia, anche quando i dipendenti sono diventati da dieci, più di cento. Il concetto, se da un lato presenta i suoi lati positivi, dispone ad un clima lavorativo più sereno, dall'altro dà l'impressione di qualcosa un po' troppo alla buona, carente di gerarchie autoritarie e organizzazione. Non pensavo di poter ritrovare quest'idea di familia nel freddo Nord. Oggi mi viene recapitata una busta. Apro e ne fuoriesce un CD raffinato, copertina bianca e nera. E una lettera, accipicchia, del direttore generale in persona. "Cari colleghi, è con vero piacere che voglio donarvi in anteprima una copia della nuova opera del gruppo La Stanza. Alle percussioni, come sapete, un componente della nostra famiglia aziendale" . . . e bla bla bla bla Rigiro il regalino tra le mani e salta immediatamente all'occhio una canzone che porta il nome della direttrice di stabilimento. Lo faccio notare al mio collega: "Hai visto P. c'è una canzone dedicata a lei!" Serafico e imperturbabile, senza distogliere lo sguardo neanche per un attimo dal suo pc, mi fa: "Certo, esattamente tra le due canzoni Ansia e Pazzo. Vorrà dire qualcosa?" La musica dei "parenti" è allucinante: grunge, rock, psichedelica. Sarà per scaricare le tensioni del lavoro? Sarà che fanno troppi test di qualità del caffè a Bologna? Comincio a dare credito ad un altro collega che due giorni fa si è preoccupato di scrivermi: "Che hai oggi? Hai l'aria così imbronciata! Non è che per caso ti stai domandando in che gabbia di matti sono finita?" Può darsi, ma sempre meglio della gabbia in cui ero da sola fino a qualche mese fa.
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;)
basta che non mi licenziano sennò vi costringo a comprare il CD :))