LA SFIDA

SESTO

Sono andata a dormire presto quel 24 luglio di sei anni fa.

E mi sono svegliata tardi il giorno dopo.

Ho parlato al telefono qualche minuto con il mio futuro marito, raggiante.

Ero serena, di una calma talmente avvolgente che se fossi stata mia madre avrei dovuto dire: "Mi sento talmente calma che quasi quasi mi innervosisco."

E' arrivata la ragazza per pettinare i capelli a mia madre e mia sorella.

"Non sei emozionata?"

"No perché dovrei esserlo? Sto benissimo oggi."

Sono andata dal mio solito parrucchiere: "Francesco, oggi devo fare da testimone di nozze a mia cugina, fammi bella."

Tornata ho trovato la casa piena di parenti venuti da Taranto.

Attorno un'allegria incredibile, hanno mangiato, bevuto e intanto il tempo è passato.

Si sono talmente rilassati da non rendersi conto più di che ora fosse.

Nessuno si ricordava più di me.

Sono salita al piano di sopra, fatto la doccia, indossato l'abito.

Avrei voluto un semplice abito da sera chiaro, ma poi ho visto quello in una vetrina.

Siamo entrate, mia madre ed io ed ho detto:"Voglio quello."

La commessa non riusciva a capacitarsene:"Signorina, ma la scelta dell'abito da sposa è importante, le faccio provare altri modelli."

Un sorriso: "Lei non mi conosce signora, voglio quello, non cambio idea dovessi provarne anche altri centomila, inutile che le faccia perder tempo."

E' il mio brutto carattere: se mi frulla un'idea in testa, non ho pace fin quando non si realizza.

Unico strappo a tanta determinazione è stato il velo, sempre odiato.

La mamma aveva un viso talmente convincente, non ho potuto che accontentarla.

Indossato l'abito sono ritornata al piano inferiore e chiesto di sistemarmi il fatidico velo.

C'è stato un fuggi fuggi generale, tutti hanno guardato l'orologio presi dal panico.

Sono stata talmente puntuale che in chiesa non c'era ancora il prete!

Il marito si, talmente bello nel suo abito verdino chiaro.

Cerimonia commovente.

Un breve ricordo di mia sorella che avrebbe compiuto in quel giorno quarantasette anni.

Canti meravigliosi, niente fiori e fronzoli, solo un piccolo vaso di gerbere gialle.

Un libretto della messa fatto in casa con carta riciclata.

Una preghiera per la mia futura famiglia scritta al termine.

E poi la festa, in campagna.

Un barbecue tra i trulli, vino e dolci a volontà.

Nessun fotografo professionista a immortalare le scene, ma un cesto colmo di macchinette fotografiche usa e getta per tutti.

Nessun tavolo riservato, neanche per gli sposi.

Una vera festa, allegra, partecipata.

Pochi parenti del cuore, tanti amici sinceri.

La luna, le lucciole, il profumo dell'erba, il suono di mandolino e fisarmonica e la luce di mille candele lungo i bordi del prato.

Un bonsai di melograno, una margherita di confetti e un vassoio di dolci di mandorla per lasciare ai nostri ospiti il ricordo di quella serata.

Finita con una pioggerellina sottile.

Che si dice porti fortuna alle spose . . .