Mi metto in situazione di pericolo da sola con questo post, ne sono consapevole.
E' dai lontani mondiali del 1978, come dire dalla tenerissima età di sette anni, che nutro un'avversione profonda per il tifo, in particolare quello calcistico.
Nello specifico non sopportavo all'epoca e non sopporto ancora adesso il tifo di mia madre, che assomiglia poi a quello di buona parte dei connazionali.
Li conoscete anche voi, o lo siete in prima persona magari, quelli che Donadoni e perfino Bearzot gli fanno un baffo.
Quelli che si e no sanno che la squadra è composta di undici giocatori e cominciano a disquisire di schemi, tattiche, io avrei fatto questo, avrei scelto quel giocatore, non era rigore, il goal non era assolutamente da annullare e via discorrendo.
E poi frasi come: "Un partitone, dovevi vedere Cassano quando incitava il pubblico a battere le mani!"
Che poi, tu per sopravvivere fai finta di ascoltare mentre in realtà stai pensando a tutt'altro, e all'improvviso ti ritrovi a domandarti mentalmente: "Cassano chi?" e ti ricordi che quel tale Antonio lo riconosci solo in qualità di conterraneo, per giunta di Bari vecchia!
E hai fatto di tutto per non vedere la partita e loro continuano con la cronaca per giorni, al telefono, davanti alla macchinetta del caffè, in fila alla cassa del supermercato.
Il tutto condito da occhi sbrilluccicanti di emozione e mani che tremano.
Per non parlare delle urla gioiose quando gli azzurri segnano un goal o delle esclamazioni eleganti, con lo stesso o superiore numero di decibel, rivolte ad arbitri e giocatori avversari.
Ecco, sono antipatica, lo so, ma sono una che va a fare la spesa all'ora di pranzo per evitare la confusione, sono quella che di continuo non fa che abbassare volume di radio e tv, sono stata un'unica volta in discoteca in vita mia e mi è bastato per capire che preferisco i pub, le luci soft e la musica dal vivo.
Amo i luoghi silenziosi, la tranquillità e le persone pacate, forse perché di mio non lo sono molto.
Potete immaginare cosa mi prende quando, com'è abitudine in particolare di noi meridionali, si rafforzano le urla con suoni e strombazzate di clacson e quale trauma posso aver subito allorchè, a quel mio primo lontano mondiale, mia madre saltò in aria dalla gioia, ricadde pesantemente sulla poltrona grigia di cui mi raccontava storie e favole, e la sfondò causa il suo peso non proprio piuma e la perdita di lucidità, effetto collaterale del tifo sfrenato.
Tanto che ai mitici mondiali del 1982 cominciai a schierarmi dalla parte di Camerun e Brasile.
E questo perché, sappiatelo, sono monella e dispettosa, e di conseguenza mi divertivo un sacco a vedere mia madre diventare verde di rabbia.
Pensavo fosse finita con ieri . . . e invece l'Italia fa sempre così, mi illude della sua esclusione e poi si riprende quando ormai è data per spacciata contro ogni ragionevole probabilità statistica.
Mi toccherà continuare ad ascoltare pazientemente cronache entusiastiche e fare finta di esserne contenta per evitare la lapidazione.
Buon divertimento tifosi, e che vinca il migliore!
Emozioni mondiali 1
Emozioni mondiali 2