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Creato da nnsmettodsognare il 17/03/2008

LA SFIDA

"La speranza è la decisione militante di vivere con la certezza che noi non abbiamo esplorato tutti i possibili se non tentiamo l'impossibile" (R. Garaudy)

 

« ANSIA DA PRESTAZIONESONO TORNATA »

Case Economiche Popolari - Terza (e ultima) parte

Post n°50 pubblicato il 14 Giugno 2008 da nnsmettodsognare
 

 

Maria Cristina ha ereditato dal padre generale l'attitudine al comando.

"Chiara sono sei mesi ormai che sei qui, oggi vai a prendere Angela, Maria e Tommaso. Chiedi di salir su."

Non saremo mai amiche io e lei.

Ha questo modo di fare, è incontestabile.

Non mi va giù il fatto che non comprende Beppe; impegnato con gli esami in questo periodo, manca da qualche settimana.

D'altra parte l'ammiro incondizionatamente.

Senza di lei non ci sarebbe la scuola popolare.

Continuo ad andare nel quartiere e trascuro lo studio.

A volte credo che i bambini soddisfino soltanto il mio bisogno egoistico di sfuggire alla realtà che mi attende a casa.

Voglio che tutto sia normale, continui, mi sembri accettabile. Riesco a non pensare.

Angela è figlia di un operaio.
Casa sua è una casa come tante, semplice e ordinata.
Sua madre mi accoglie tranquilla e sorridente.
Agli occhi del mondo però Angela è una "ceppista", abitante del quartiere, di sicuro ignorante e delinquente.
La fama del quartiere distrugge le vite delle persone prima ancora che comincino.

A casa di Maria c'è una gran confusione.

Suo padre è ambulante, vende "gnumeriedde" sul lungomare di Fesca, spiedini di coratella e altre interiora di agnello arrostiti sulla brace.

Il tavolo della cucina è ricoperto di carne sanguinolenta; la madre prepara la merce per la sera.

C'è un odore nauseabondo.

Vengo attratta da una fila di candele sulla dispensa.

"Non abbiamo pagato la bolletta questo mese, ci hanno staccato la luce. Maria non può studiare, anche perché ci sono rimaste solo queste due sedie. Le altre le ha sfasciate mio marito."

Guardo la mamma di Maria, solo ora mi accorgo di un grosso livido sul braccio e delle labbra gonfie.

"Domani venderò la fede di mia madre buonanima e pagherò la bolletta."

Nessun suono riesce a uscirmi dalla bocca.

Mancano le sedie, non il televisore, un videogioco, un computer, mancano due sedie e non si trova modo di comprarle o ripararle se non vendendo i ricordi di famiglia.

Mancano le sedie e si respira violenza.

"Non si preoccupi signora, chiederò io a qualcuno di procurargliele."

La terza casa è quella di Tommaso, il bambino dell'incidente, nella parte più brutta e desolata del quartiere.

Si entra direttamente in una cucina. Segue un corridoio stretto e corto che sembra portare solo ad una camera e un bagno.

Mi accoglie il bimbo, dice che la mamma arriva subito.

C'è sporco e disordine dappertutto.

La finestra della cucina ha il vetro rotto: "Tommaso quando si è rotto quel vetro?"

"Non ricordo, l'ho rotto io con la palla mesi fa, non glielo dire alla mamma che mi riempie di nuovo di botte."

Lo accarezzo, sedie mancanti e vetri rotti.

Arriva la mamma di Tommaso in vestaglia, i capelli spettinati, occhiaie profonde.

Suo marito è in carcere per spaccio. Lei sembra decisamente fatta.

"E tu ci si?"

"Signora sono Chiara, della scuola popolare, mi scusi, Tommaso ha detto che potevo salire."

Mi spinge il bambino contro: "Portatelo, che ho da lavorare ora."

Sulle scale incrociamo un uomo. La mamma  di Tommaso gli apre la porta.

Una sola camera. Fino a che ora lavorerà? E negli altri giorni?

Tommaso piccolo mio.

"Bambini oggi ho portato un bel libro. Si chiama Bari e parla della nostra città e della sua storia."

Nino ridacchia.

"Cosa c'è di tanto divertente Nino?"

"Hai detto la nostra città, noi siamo al CEP qui, non a Bari."

"E' per quello che ho portato il libro. Intanto siamo al quartiere San Paolo e non al CEP. CEP è una sigla, significa case economiche popolari, perché questo quartiere è fatto di case che il comune ha dato alla gente."

"Ma ci sta disce Chiara? CEP vuol dire centro elementi pericolosi."

Mi copro gli occhi con le mani e faccio finta di piangere: "Che paura, che paura che mi fanno questi bambini pericolosi!"

Ridono tutti. Nino si alza, viene verso di me e mi abbraccia forte.

Lo siedo sulle mie gambe, comincio a sfogliare il libro.

"Guarda questo è il centro, il lungomare, il teatro Petruzzelli. Su questa pagina ci sono i nomi dei quartieri, leggiamo insieme, Ma-don-nel-la, Pi-co-ne, Li-ber-tà……San Paolo…."

"Oh Chiara, tenevi ragione allora, c'è scritto pure San Paolo."

Sorrido: "Visto? Tu sei barese come me e la prossima volta andiamo tutti a mangiare una pizza in centro."

Mi guarda contento. Lui in centro non ci è mai andato.

Sapevo che sarebbe arrivato.

Il momento in cui Maria Cristina mi avrebbe invitato a partecipare alla preghiera.

Hanno avuto in comodato una piccola chiesa abbandonata nella città vecchia e si riuniscono lì per pregare.

"Ci farebbe piacere, sono mesi che sei con noi. La preghiera è di sabato e poi rimaniamo lì, compriamo qualcosa da mangiare e passiamo la serata insieme."

"Ti ringrazio Cristina, ci devo pensare, lo sai che io non sono credente."

"Non devi pregare se non te la senti. Vieni, una serata insieme."

Arriva il sabato, non ho voglia di nulla in questo periodo.

Voglio stare a casa e voglio fuggire allo stesso modo.

Una preghiera, una preghiera a chi?

Dio non può esistere perché se esistesse non sarebbe così crudele.

Non ci tormenterebbe con mesi di cure e sofferenze, non ci illuderebbe per poi farci ripiombare nel baratro, non ci costringerebbe ad ascoltare urla disumane di dolore nella notte, non obbligherebbe mio cognato a lasciare il lavoro per assistere sua moglie tanto che ora li ospitiamo entrambi a casa nostra perché i soldi sono finiti.

E anche la speranza.

Non ha più un occhio mia sorella, mangia solo roba liquida, non riesce a parlare a lungo.

Io la ricordo sul suo cavallo, forte e libera.

Nascondo il mio dolore perché voglio che tutto sia normale, continui, mi sembri accettabile. Riesco a non pensare.

E poi il dolore fa paura, non ho trovato nessuno con il coraggio di accoglierlo e di ascoltarlo.

Sarebbe bello se Dio esistesse ed ascoltasse, almeno lui.

Entro in quella piccola chiesa ed è come un ritorno all'infanzia: la scuola dalle suore, la domenica delle Palme unico giorno in chiesa con mio padre, i pensierini scritti con la mano ancora incerta su fogli a righe e bruciati per arrivare in fumo a quel Dio che non ricordo.

Seduta a terra su stuoie ruvide con accanto un Vangelo consunto, ascolto il canto, poi il brano.

“Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me”

Forse è solo questo Dio, è ascolto ed accoglienza, è il dolore della gente, sono mani, visi, occhi.

Gli occhi di quei bambini impressi come un marchio a fuoco sul cuore.

  

Nino girò un cortometraggio che partecipò ad una delle edizioni di Cinema Ragazzi e Giovani grazie alla collaborazione con l'Associazione Fantarca.

Io lasciai la scuola popolare dopo circa tre anni per riprendere a studiare. Continuai da sola l'amicizia con loro per altri due anni.

Spero che tutti abbiano una vita migliore oggi.

Il mio augurio grande va ai ragazzi di Sant'Egidio che continuano in tutto il mondo a dare testimonianza di quel Dio amico.

Per chi avesse tempo e voglia, alcune delle loro attività:

qui    qui    qui    qui

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Commenti al Post:
EvolutionMoka
EvolutionMoka il 14/06/08 alle 14:54 via WEB
I bambini hanno una luce speciale negli occhi e spero ogni volta che quella luce non si possa mai spegnare... ma poi... perchè la vita non può essere come le favole? Bel finale
 
 
nnsmettodsognare
nnsmettodsognare il 15/06/08 alle 08:54 via WEB
Gli occhi dei bambini sono laghi di profonda saggezza nonostante i loro possessori non abbiano ancora visto e conosciuto il mondo. Gli occhi dei bambini sanno leggerti dentro e mostrarti i sentimenti e le emozioni che neanche tu sapevi di provare. La vita è quello che è, un misto di bene e male, di gioia e dolore, come le favole che si distinguono solo per il lieto fine assicurato. Il dolore aiuta a crescere, spesso però non nel modo migliore. Soprattutto quando è un dolore creato dal'uomo incapace di costruire un mondo equo per tutti. A quel punto cessa il suo valore pedagogico e resta solo una inutile ingiustizia. Chi lo sa, forse la vita è l'inizio di una favola, di cui conosceremo la fine, lieta, dopo la morte. Sono contenta che ti sia piaciuto il finale, ero convinta che non sarei stata capace di trovarlo :-). Oltre questo racconto e quello per Writer, ne ho scritto solo un altro in tutta la vita, quindi già tanto che sia riuscita a trovarlo un finale :-). Un abbraccio.
 
MARA_MAO
MARA_MAO il 14/06/08 alle 16:40 via WEB
Bel post, interessanti anche i video, meno male che ci sono queste associazioni di volontari, altrimenti se aspettiamo aiuti dallo stato siamo freschi!!! Un caro saluto e un felice weekend gioia e sorrisi da *MARAMAO*
 
 
nnsmettodsognare
nnsmettodsognare il 15/06/08 alle 08:57 via WEB
Lo stato in questo caso è il primo generatore di problemi visto che i quartieri ghetto li costruisce lui. Però senza lo stato non si va da nessuna parte, dovrebbe esserci secondo me una maggiore collaborazione tra enti pubblici e associazioni per la soluzione dei problemi. Noi ad esempio facevamo spesso colloqui con le assistenti sociali e le maestre per delle strategie comuni per i bambini. Un abbraccio :)
 
upmarine
upmarine il 15/06/08 alle 02:33 via WEB
Che gran bella donna sei. Mi hai commosso. E' un peccato che il nostro sud ti abbia perso. Ed il nord non ti sappia valorizzare come meriti. Un abbraccio. UP.
 
 
nnsmettodsognare
nnsmettodsognare il 15/06/08 alle 08:59 via WEB
Devo sperare in un futuro trasferimento al Centro o Isole allora :) I complimenti mi imbarazzano molto anche perchè non credo di meritarli davvero. Si è quello che si è in base alla sofferenza che la vita ti regala e agli incontri positivi che si fanno. Che a mio parere non avvengono mai a caso. E quindi oggi sono contenta di aver incontrato anche te :) Un abbraccio!
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 15/06/08 alle 17:14 via WEB
Mi sono commossa anch'io. Se penso che tu non eri più credente e ora... tutto questo deve avere un senso, un significato, forse hai ragione tu. Un abbraccio forte.
 
 
nnsmettodsognare
nnsmettodsognare il 15/06/08 alle 18:49 via WEB
Due parabole mi colpivano a quell'epoca: quella del seminatore (Mc 4, 1-9), ascoltata in forma di canto e quella dei talenti (Mt 25, 14-30). Leggile se ti va, poi mi dirai. Credo che Dio ci parli attraverso le persone che incontriamo, sta a noi metterci in ascolto, scoprire e far fruttare il talento speciale per il quale siamo stati messi al mondo. Un abbraccio forte anche a te. PS: visto che me l'avevi chiesto alla prima puntata :), il mio amico Beppe lasciò ingegneria e si laureò in scienze geologiche. Non si è mai sposato, credo non abbia trovato una donna sufficientemente all'antica! Lui e Giovanni abitarono per un periodo in una seconda casa di mio padre. Visto che entrambi avevano perso il padre ed erano tarantini, si può dire che mio padre in qualche modo li "adottò". Tanto che con lui si sentono ancora e hanno notizie di me per tramite. Una volta, ero incinta del grande, l'ho incontrato in una trattoria, dove suonava la chitarra per hobby. Ricordammo i vecchi tempi e poi annunciò a tutti gli avventori che avrebbe cantato una canzone in mio onore e per il bambino che aspettavo.
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 16/06/08 alle 08:35 via WEB
Bellissimo, sia il racconto che le esperienze di vita...Un abbraccio!;-)
 
 
nnsmettodsognare
nnsmettodsognare il 16/06/08 alle 16:15 via WEB
Grazie, un abbraccio anche a te e in bocca al lupo per la trasmissione :)
 
quotidiana_mente
quotidiana_mente il 19/06/08 alle 13:12 via WEB
Mi è piaciuto molto...
 
ilmondodiAle
ilmondodiAle il 20/06/08 alle 00:25 via WEB
Hai raccontato un'esperienza di vita davvero significativa. Questa terza parte mi ha profondamente colpito, in particolare quando parli della negazione del dolore. Io non sono una fervente credente, anzi ho qualche buon motivo per essere 'arrabbiata' con Dio, però, in fondo, lo so..."Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me". E' scritto a caratteri piuttosto grandi nell'androne del centro di accoglienza diurna che di tanto in tanto frequento....Ciao Sogno, ti abbraccio, Ale:-)) P.S. Anche se non ho avuto modo di passare lunedì scorso, sappi che ho davvero incrociato le dita per te:-))
 
 
nnsmettodsognare
nnsmettodsognare il 20/06/08 alle 16:02 via WEB
Ognuno fa un percorso ed è bello riuscire poi a coglierne i significati. Grazie!!! Non avevo dubbi, sei un tesoro, un abbraccio :)
 
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