LA SFIDA
"La speranza è la decisione militante di vivere con la certezza che noi non abbiamo esplorato tutti i possibili se non tentiamo l'impossibile" (R. Garaudy)
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Bisogna riconoscerlo. I comunisti almeno una cosa buona l'hanno fatta. Hanno saputo scegliere il meglio che la piazza offriva in fatto di esperti di qualità e dopo ben quattro tornate di selezione, che neanche dovessi essere assunta alla Nasa, mi hanno finalmente formulato una proposta di contratto. E mi hanno lasciato il tempo di questo weekend lungo di fine maggio per pensarci su. Ora, loro sono comunisti, quindi non fanno differenze sociali tra l'essere maschio o femmina, chimico o ingegnere. Non importa se scelgo di cominciare a lavorare alle nove del mattino purchè in sei ed in seguito otto ore, a scelta anche senza pausa pranzo, porto a termine i compiti che inizialmente mi saranno assegnati e successivamente dovrò assegnarmi da sola come responsabile del reparto. Non è un impedimento il fatto che io abbia due figli, piuttosto grave dubbio è stato l'essere sposata a un dirigente. In effetti, da comunista mi sarei chiesta anch'io se per caso questa parentela con gli odiati padroni, si fa per dire, visto che mio marito è un dipendente come chiunque, possa alla lunga influire pesantemente sulla mia mente insana. Siccome sono comunisti e producono tra le altre cose caffè, in modo democratico lo offrono gratis come incentivo ai loro dipendenti nelle macchinette predisposte nel sottoscala. Direi che è un ottimo motivo per lavorare lì. E ci hanno tenuto a sottolineare che, al contrario di altre aziende, favoriscono la formazione degli stessi dipendenti, non negando loro alcun corso se necessario. E vorrei ben vedere, questo nell'azienda in cui lavoravo prima, nel primitivo e incivile Sud, era talmente scontato da non essere neanche citato! Ora, quello che mi domando è: perché, da bravi comunisti, sono così convinti che l'equa distribuzione della ricchezza sia un valore, tanto da offrirmi, dopo anni di studio universitario, un master, sei anni di lavoro nel settore, di cui uno nel ruolo di responsabile, per un'azienda più grande della loro, tecnologicamente più avanzata e con clienti di fama internazionale, un miserevole stipendio di meno di mille euro netti mensili che non prendevo neanche con il mio primo contratto trimestrale? Così è la vita. Non vedo l'ora di ri-cominciare.
PS: prima che questo post assuma il sapore della lotta politica e veniate tutti qui con clave e bastoni a darmi addosso, vi assicuro, io non ce l'ho con nessuno, tanto meno con i comunisti; per qualche anno della mia vita ho perfino votato per loro. E' soltanto il mio modo per sdrammatizzare su quella che comunque ritengo un'indegnità del sistema italiano del lavoro. |
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la libera professione oggi è l' unica soluzione per un relativo benessere.
Ci hai mai pensato..?
:)
Paradossalmente io ho faticato parecchio nel trovare dipendenti o collaboratori qualificati, settore informatico, alla faccia della sete di lavoro...
:(
Il fatto che non si trovino collaboratori qualificati, per quello che vedo, è in parte responsabilità delle stesse aziende. Quante di loro investono in formazione? E quante ci tengono davvero ad offrire al proprio cliente un servizio d'eccellenza? Si accontentano di operatori non qualificati e neanche li fanno crescere. Un po' tutti sopravvivono e questo crea poi la situazione generale di un mercato del lavoro instabile e senza grandi prospettive di crescita. A questo aggiungi che c'è tanta gente in giro purtroppo con la mentalità del lavoro statale, devo lavorare il minimo indispensabile, essere pagato il massimo possibile e avere tutte le assicurazioni sindacali e pensionistiche possibili. E lì come fai? Alla faccia della fame di lavoro piuttosto che fare sacrifici se ne stanno a casa.