LA SFIDA

ANGELI MIEI

Tra meno di dieci giorni sarà il compleanno di mio figlio.

Sono già passati cinque anni, non mi rendo conto.

Ieri mi sono ritrovata a chiamare la scuola dove intendo mandarlo per le elementari.

Crescono, tanto in fretta, imparano, ti sorprendono con i loro ragionamenti da adulti, ti fanno ridere, ti fanno disperare, ti asciugano una lacrima invisibile e te ne procurano un'altra.

Ho rischiato la vita per metterlo al mondo.

Era lì appena nato, così piccolo, aggrappato alla mia pancia con i suoi occhi seri e dolci che mi fissava in silenzio.

Suo padre piangeva di gioia, io mi sentivo fuori dal mondo, senza un'emozione particolare, attonita più che altro.

Non dormiva mai, né il giorno, né la notte, alla continua ricerca di attenzioni e di contatto.

Ancora oggi è così, ha bisogno di fiducia, di complimenti, di coccole continue, di un compagno di gioco adulto che lo assecondi e lo aiuti.

La seconda è nata due anni e mezzo dopo: non mi ha guardata, teneva gli occhi chiusi e tirava fuori la lingua quasi a sbeffeggiarmi.

Dormiva sorridente.

Non mi cerca mai, quando lo fa è per dare coccole, non per riceverle.

Canta, parla, è una lucciola smorfiosa e allegra.

Rimango lì a guardarli la sera addormentati nei loro lettini e rimarrei ancora, per non abbandonarli al buio della notte, la mia stellina lucente e il mio principe.

Rimango, pregando che stiano sempre bene, lontani dai pericoli della vita, che crescano coraggiosi, sani, pieni di amore da donare.

Rimango ad ascoltare i loro respiri ed i miei sensi di colpa.

Vi amo bambini miei, siete la mia vita.