LA SFIDA

CARAMELLE DI COLOMBO

Che ci siano purtroppo enti ed enti di certificazione della qualità mi era chiaro da un pezzo.

Che in Italia sia tutto molto soggetto ad interpretazione, adattamento e fatta la legge trovato l'inganno e tutto ha un prezzo basta avere Master Card, era limpido come acqua di sorgente.

Che la sicurezza sia un concetto multiforme non basato tanto su leggi e controlli ma su sensibilità e sensazioni personali, mi era risultato evidente quando multarono le suore dell'asilo per scarsa informazione alle maestre sui rischi in caso di gravidanza e lasciarono l'Ilva a corrodere alberi, tombe e persone.

Che la qualità sia un'opportunità seria ed efficace e venga troppo spesso vissuta come un finto obbligo burocratico, se ne è accorta anche la direttrice dalle risposte date da altri frequentatori del corso di aggiornamento.

A sentir pronunciare certe domande idiote mi sono sentita grata di quello che ho imparato e della fortuna che ho avuto a lavorare in belle aziende finora.

Mi aspetto di tutto ormai, altro che Cina in certi mondi.

Ero pronta ma non abbastanza evidentemente.

Visita ad un'azienda chimica certificata che ci rifornisce di materie prime per i nostri prodotti.

Sostanze corrosive in cisterne di ruggine per le quali si impone (immediatamente) a data da destinarsi sostituzione; il serbatoio dell'acqua ha un cartello mezzo cancellato che riporta l'indicazione acqua ossigenata.

I sacchi di prodotto sono aperti e in alcuni casi non identificati, polvere che potrebbe essere allo stesso modo innocua saccarina come pericolosa soda caustica è sparsa per terra.

Altri sacchi sono parzialmente rappezzati con nastro adesivo, altri ancora ricoperti di strati di sozzume nero.

Il capannone, fuori da ogni norma di sicurezza, pare prossimo al crollo.

Si stanno attrezzando per ottenere il certificato prevenzione incendi!

Si stanno attrezzando? Un'azienda a elevato rischio?

I piccioni stazionano tranquilli sui cornicioni, svolazzano qui e lì sui prodotti destinati, attenzione, a noi del settore chimico-cosmetico e udite udite alle aziende alimentari.

Vi pare bucolica questa immagine?

Il motivo della mia visita ispettiva è stato aver respinto all'arrivo merci due sacchi giunti ben decorati da cacca di uccello. Immaginate uno shampoo al guano di colombo . . . lasciamo perdere se poi fosse una caramella!

Ah ovvio al reclamo non hanno risposto. Han detto che se proprio proprio si impegneranno a ripulire con un panno la merce prima di mandarcela. E un sacco bucato?

Ah ovvio ho mandato circa una decina di mail tra agosto e dicembre per ottenere informazioni sui test animali fatti sui prodotti che acquistiamo e non mi hanno risposto.

Salvo ad arrabbiarsi poi,  a loro dire l'avevano già fatto; indaga qui, indaga lì, una risposta parziale l'avevano data in effetti, nell'aprile 2007. Obsoleta, inutile e insufficiente.

Ah ovvio, il depuratore dei reflui a detta del mio collega dieci a uno che non funziona da come si presenta.

Ah ovvio, quella roba lì  forse non trattata adeguatamente, viene scaricata in canale.

E han pure avuto il coraggio di salutarci augurandosi la nostra soddisfazione.

Un'azienda certificata ha d'altra parte un unico obiettivo: la soddisfazione dei suoi clienti.

Ho steso il mio rapporto da vigile urbano: "Il fornitore non possiede i requisiti minimi per mantenere lo stato di qualificato. Si suggerisce di valutare al più presto uno o più fornitori alternativi per la sua sostituzione."

Ora intendo far segnalazione anche all'ente di certificazione.

Perchè la qualità non sia solo un astratto concetto ma uno strumento.

Ho steso il mio rapporto, segnalerò, ho risposto ai miei reclami e ho dato le dimissioni