LA SFIDA

PARI OPPORTUNITA'

Ieri sono stata in visita alla Butterfly Arc.

Mi piace da sempre fare foto, mi piacerebbe imparare, al momento mi limito a cercare di cogliere l'attimo e seguire le sensazioni e le emozioni.

Mi è capitata questa foto, una splendida Morpho deidamia erica brasiliana.

Una farfalla su un cartello UFFICIO.

Ha il profumo della primavera.

E ha la nostalgia del passato.

Mi è tornato in mente che, a parte qualche uscita poco piacevole della direzione di quando in quando, ho avuto l'opportunità di lavorare in un'azienda che, per essere del settore metalmeccanico, si distingueva per l'attenzione alle persone oltre che per la pulizia e la sicurezza dell'ambiente.

Che sono stata fortunata e credo di essere cresciuta più come persona che come tecnico grazie al mio lavoro.

Che sono rare le aziende in cui viene data pari opportunità alle donne, a prescindere che decidano di sposarsi durante un contratto di formazione o di mettere al mondo un secondo figlio dopo una proposta di promozione.

Ho dovuto lasciare mio malgrado quel lavoro.

Ora mi scontro con la quotidiana realtà di essere scartata ancora prima di ottenere un colloquio; tutte le volte che rispondo a un'offerta sui siti specializzati della rete.

O di sentirmi chiedere sistematicamente quanti figli ho e che età hanno prima ancora di sapere delle mie esperienze e delle mie conoscenze, quando, raramente, quel colloquio riesco a farlo in qualche agenzia di lavoro temporaneo.

Il massimo che riescono a propormi è di fare l'operatrice di call center per qualche promozione pubblicitaria. Con tutto il rispetto per chi quel lavoro è obbligato a farlo, con il rischio di morire ugualmente di fame e di essere sottoposto a uno stress non indifferente, non ritengo sia una proposta accettabile per chi ha dedicato anni allo studio e ancora anni di dedizione alla professione.

Farei volentieri anche l'operaia, piuttosto sarebbe più pertinente, ma anche lì incredibilmente, non riesco ad ottenere colloqui.

Ora sono fuori dal mondo del lavoro da quasi due anni.

La domanda che mi viene rivolta, oltre a come penso di gestire i figli, quasi fossero un inutile fastidio da risolvere, è "come mai lei non lavora da tanto tempo?".

Fanno trasparire insomma una certa sfiducia sulla persona, come se avessi qualche grave difetto nascosto che mi impedisce di trovare un lavoro.

L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.

Spero che qualche politico di turno se lo ricordi seriamente dopo questo 14 aprile.