LA SFIDA
"La speranza è la decisione militante di vivere con la certezza che noi non abbiamo esplorato tutti i possibili se non tentiamo l'impossibile" (R. Garaudy)
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Questo blog partecipa al gioco letterario "incipit" promosso da Writer Era una magnifica giornata, tiepida e trasparente. Quella vacanza la sognava da tanto. La piscina riscaldata sulla terrazza occhieggiava promettente dall'opuscolo sulla scrivania. Lavoro, solo lavoro. E la madre. Sua sorella se ne era presto lavata le mani. "Silvia non puoi capire. Tu non hai figli. Luca è in prima media, un'età critica. Tuo cognato è votato al lavoro. Devo preoccuparmi di tutto." Non capiva, non riusciva a comprendere affatto come si potesse abbandonare un genitore a quel modo. Fargli visita ogni dieci giorni e neanche ascoltarlo. Passare il tempo a lamentarsi di ogni cosa o persona. Senza saperne di conti minuziosi per arrivare a fine mese, di un lavoro noioso e ripetitivo, dell'odore dei medicinali e della fatica. Il morbo aveva ridotta la vecchia peggio di un bambino. Difficile riconoscere in quei tratti abbruttiti dal male e dall'età la dolce mamma che asciugava le lacrime per ogni ginocchio sbucciato. Sua sorella glielo aveva concesso. "Ho pagato un'infermiera. Luca è in gita scolastica per fortuna. Sia chiaro, solo per questa volta Silvia." Inizialmente aveva pensato di poter prendere lezioni di sci. Amava il movimento fisico, quel tepore che ti prende dopo che hai fatto uno sforzo, quel senso di rilassatezza ed insieme di energia. Chissà se sarebbe stato possibile. Doveva proteggerlo in tutti i modi. Erano anni che lei e Gianfranco lo aspettavano. Tentativi inutili, delusioni continue. Si era perfino convinta che era giusto così. Come avrebbe fatto con un bambino? Come sarebbe cresciuto in quell'ambiente, sarebbero bastati i soldi? Quando aveva visto lo stick colorarsi di rosa era scoppiata in un pianto interminabile senza sapere se le lacrime fossero di gioia, incredulità o preoccupazione. Quella mattina aveva l'ecografia. Gianfranco l'abbracciò forte sulla porta prima di andar via: "Piccola non sai quanto mi dispiace. Non posso mancare, avere le ferie per la nostra vacanza è stato difficile. Chiamami appena hai finito." Allacciò la cintura, accese il motore dell'auto. Come sarebbe diventata tra qualche mese? Ce l'avrebbe fatta ad aiutare sua madre a lavarsi, a sollevarsi dal letto? Pensieri, pensieri, se solo ci fosse stato un modo per spegnerli. Un interruttore della mente magari. "Prego signora si distenda e scopra la pancia." Il contatto con il gel freddo le provocò un brivido lungo la schiena. Il medico cominciò a maneggiare la sonda sul ventre, insistette in silenzio. "Qualcosa non va dottore?" Sentì ancora quel brivido leggero. "I parametri indicano che la gravidanza si è interrotta. Programmiamo un raschiamento." Non poteva essere, no non poteva. "Quali parametri dottore? Sono incinta di tre settimane si e no." "Che lavoro fa signora?" "Addetta alle paghe." "Lei faccia il suo lavoro che io faccio il mio. Vedo centinaia di pazienti l'anno. Tutti con la denuncia pronta. Ha avuto disturbi, perdite di sangue?" "No nessuna perdita, sto benissimo. E' di mio figlio che stiamo parlando. Le sembra assurdo che voglia capire? Come fa ad esserne sicuro?" "Succede di non avere disturbi. E' un feto, non un figlio signora. Se non vuole rischiare la sua salute deve fare un raschiamento. Si metta d'accordo con la segretaria all'uscita." "Come fa ad esserne certo? C'è qualche altro esame che posso fare?" "Ha fatto le analisi del sangue?" "No, non ancora." "Avrebbe dovuto farle prima di decidere di mettere al mondo un figlio." "Non ho deciso un bel niente dottore." "Faccia il dosaggio del beta hcg se vuole. E fissi un appuntamento con la segretaria, è meglio." Vedeva solo quel bambino, pochi millimetri che vivevano e crescevano. C'era, doveva esserci. La ragione sosteneva che si stava inutilmente illudendo. Non c'era. Un ventre vuoto come vuota la sua vita di giornate uguali. Telefonò al laboratorio per le analisi. Guardò le montagne innevate. Immaginò di trovarsi al caldo davanti al caminetto. Domani, doveva aspettare solo l'indomani. Sua madre dormiva. Le accarezzò dolcemente il viso rugoso: "Se solo potessi parlarti mamma." Lo sguardo si posò sul comodino: "Accidenti, le medicine." Riprese l'auto. Come sarebbe diventata tra qualche mese? Ce l'avrebbe fatta ad aiutare sua madre a lavarsi, a sollevarsi dal letto? Pensieri, se solo ci fosse stato un modo per spegnerli. Tornavano. Un interruttore della mente, ecco cosa ci voleva. Era una magnifica giornata, tiepida e trasparente. "Piccola, finalmente. Quanta paura amore mio. Sei in ospedale. Hai avuto un incidente." Ricordava solo il comodino vuoto nella camera di sua madre. Un medico sorridente le rivolse la parola: "Signora sono felice di trovarla sveglia! L'ha scampata bella lo sa? L'avete scampata." Vedeva solo quel bambino, pochi millimetri che vivevano e crescevano. |
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E tu sai e comprendi perché non commento di più... non riesco a prenderlo come un racconto per il gioco. Un abbraccio forte alla forza del tuo amore che sapeva
C'era
Lo sguardo si posò sul comodino: "Accidenti, le medicine." Riprese l'auto. Come sarebbe diventata tra qualche mese? Ce l'avrebbe fatta ad aiutare sua madre a lavarsi, a sollevarsi dal letto? Pensieri, se solo ci fosse stato un modo per spegnerli. Tornavano. Un interruttore della mente, ecco cosa ci voleva. Era una magnifica giornata, tiepida e trasparente. Guardò l'orologio affisso sulla parete. Le otto del mattino. "Piccola, finalmente. Quanta paura amore mio. Sei in ospedale. Hai avuto un incidente."Ricordava solo il comodino vuoto nella camera di sua madre.
Durante l'ecografia il medico le dice che la gravidanza si è interrotta e che per esserne certi di questo si può fare un'analisi specifica, un dosaggio di un ormone. Il medico dà per scontato che quest'analisi non sia necessaria. Lei torna a casa, prepara ciò che serve per il viaggio programmato, prenota l'analisi. Va in camera di sua madre e si accorge che ha dimenticato di comprare le medicine. Così esce di nuovo e siccome non fa altro che pensare a questo bambino che secondo lei c'è ancora e non è morto in grembo, e alle difficoltàche dovrà affrontare quando nascerà, ha un incidente. Ecco cosa rovina la vacanza, la serata. Si ritrova in ospedale il giorno dopo e scopre che aveva ragione. Un altro medico le dice che è ancora incinta. E così riprende a pensare solo a quel bambino e non ai mille problemi della sua vita.
Grazie Writer, fa piacere che comunque sia piaciuto. Ciao.
solo una donna può raccontare così bene una donna, e solo un uomo può essere str@@zo come quel medico :) (ho conosciuto un medico così, che mi portò ad una scelta che ancora oggi mi trafigge il cuore. ma ne ho conosciuto uno che mi ha salvato la vita). un bacio meraviglia.
mi è rimasto impresso il comportamento abominevole del primo medico, va bene che non si può partecipare sempre al dolore di tutti, ma un minimo di compassione e pietà per chi aveva voluto una gravidanza con tutta se stessa.....eppure certi medici esistono purtroppo