LA SFIDA
"La speranza è la decisione militante di vivere con la certezza che noi non abbiamo esplorato tutti i possibili se non tentiamo l'impossibile" (R. Garaudy)
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Trasferta per lavoro in quel di Magenta. Nata più per un dispettuccio della direttrice al responsabile commerciale della divisione detergenza e sanificazione che per un problema reale. Una contestazione ad un nostro terzista: detersivo con odore variabile da lotto a lotto, senza che l'odore sia un qualcosa di standardizzabile o un parametro che si possa davvero misurare. Partiamo, io, il collega della ricerca, il responsabile commerciale, da noi soprannominato Lupo Alberto, per la sua capacità di rizzare i quattro capelli che non ha al solo passaggio di un essere qualsivoglia di genere femminile. Soliti caffè e brioche in autostrada, solita fila in tangenziale a Milano. L'azienda, definirla stravagante è poco. Lettere giganti e colorate all'ingresso ricordano a chi passa di lì che qualità e rispetto dell'ambiente sono la missione a cui tendere. Un pianoforte verticale nero accanto ad una bilancia analogica con tanto di cartellino "strumento non soggetto a taratura". Quadri ovunque. Comodini dell'ottocento misti a cimeli di vario genere. Una gigantesca statua dorata. Domando a Luca se siamo finiti in un albergo, un teatro o cos'altro. Ci accoglie la ricercatrice insieme ad un tecnico del controllo qualità con i capelli grigi dritti "come se avesse messo le dita nella presa", commenterà poi il proprietario quando si unirà a noi. "Ma sapete lui in realtà è un'artista, suona e canta, ecco perché ha questi capelli." Pacche sulle spalle: "Perché loro sono la mia ricchezza, i miei collaboratori e una pacca sulla spalla non bisogna mai farla mancare a nessuno." Chi parla è il titolare, da me subito identificato come "el cummenda". Abito grigio completo di panciotto, fazzoletto nel taschino, pelato, gli occhiali, bassino e robustello. Scarpe nere laccate con tanto di fibbia argento e, scoprirò quando ci accompagnerà al ristorante, classico trench anti pioggia e cappellino stille mille miglia in pelle. La croce dei cavalieri di Malta spicca sul bavero della giacca. Quattro ore e mezzo di viaggio per mezzoretta scarsa di riunione del tutto inutile come previsto. Chiediamo di visitare almeno la fabbrica: "Mi dispiace ma oggi ho una produzione segreta per un cliente con il quale ho firmato un accordo di riservatezza. Non posso far andare nessuno. Magari la prossima volta." Insiste perché pranziamo tutti insieme. "Salve commendatore, prego prego, accomodatevi." Il cameriere si rivolge a noi: "Sappiate che quest'uomo è l'unico vero signore che sia passato da qui negli ultimi dieci anni." El cummenda si rivolge alla ricercatrice, una donna minuta e silenziosa di circa quarantacinque anni, come ad una figlia: "Maria Grazia, su dai, prendi qualcosa. Bevi qualcosa. Lei è con me da venticinque anni, per me un orgoglio, io non ho più bisogno di arricchirmi, voglio solo mantenere la posizione che ho raggiunto. Il resto lo divido tra i miei collaboratori, sapete che vuol dire se qualcuno rimane con te per venticinque anni?" La bottiglia di Bonarda si svuota pian piano, noi abbiamo rifiutato, il bicchiere riempito è quasi solo il suo. Nasce una disputa sul problema degli extracomunitari. Maria Grazia ed io difendiamo strenuamente la posizione che certo le regole servono, ma l'accoglienza deve venire prima di tutto. Si parla dei loro paesi, delle storie che pare solo noi due conosciamo, delle guerre, della fame, dei bambini e dell'assurdità che un medico debba denunciarli se clandestini. El cummenda non si espone più di tanto. Lupo Alberto conferma la sua vuotezza di idee e di cuore. Si cambia discorso: "L'ho convinto a dare le dimissioni. Me lo avevano consigliato quelli dell'Associazione industriali. Ma non capiva niente e destabilizzava l'ambiente. Eppure veniva da una grande azienda e parlava benissimo l'inglese. Io lo parlo male l'inglese ma faccio i fatti. Diffido sempre di quelli che parlano inglese. Voi lo parlate?" Risate. Luca dice che ha rischiato di non superare il colloquio di selezione per questo handicap. Io rispondo che ho studiato francese a scuola. "E si vede. Luca ad esempio si capisce che è competente nella materia. Serve saperne di chimica in questo mestiere, poche chiacchiere. E ci sono tanti ciarlatani. Tanti sottoscalisti che ti tolgono poco a poco il margine di guadagno con prodotti sotto costo che sono solo acqua e profumo." E poi racconti sulle sue amicizie con alcuni grandi nomi dell'industria italiana. Interviene Maria Grazia: "Non il ministro, voleva dire il funzionario del ministro . . . " "Si, si va bene, ma era quello che contava. E ha chiesto scusa. Perché noi in Italia abbiamo ancora certe leggi. Io sono decorato secondo un regio decreto. Umberto primo è morto da un pezzo." "No, ora tira fuori la storia del re!" La ricercatrice sorride, lui ringrazia per averglielo ricordato ma poi non continua. Rimane il dubbio che el cummenda sia un nostalgico monarchico. "Una volta ho preso per socio in un'azienda uno che me l'ha portata al fallimento. E sapete chi li ha pagati i debiti? Seicento milioni, tutti io. Ero socio di minoranza, potevo far finta di niente. Non volevo che poi rientrasse nel fallimento la mia azienda ed i guai li avessero anche i miei dipendenti.Il socio aveva una casa di proprietà. Avrei potuto dirgli che me la doveva e fargli pagare l'affitto. Non l'ho fatto, non mi interessa la vendetta. Ho pagato e basta. Perché un giorno voglio andare tranquillo davanti a Dio, di non aver tolto niente a nessuno, ma aver guadagnato solo con l'onestà il giusto e aver dato ai miei collaboratori." In macchina ancora elogi per Maria Grazia: "E' una brava ragazza, ha idee di sinistra ma io senza di lei non sarei nulla. E' un orgoglio." Ci guardiamo lei ed io e sorridiamo. Penso ancora una volta che i militanti di sinistra e i cristiani abbiano molto in comune nonostante tutto. Torniamo in azienda. Suo genero, della famiglia Ferrari quelli degli spumanti, ci dice che stiamo esagerando con il costo che chiediamo per il nostro prodotto. "Alberto, mi fai fare brutte figure con lui. Tu lo sai la soda e la potassa stanno arrivando a prezzi incredibili e sono introvabili ormai. Il prezzo l'ho fatto io con te e sono stato rimproverato. Sono sempre dell'idea che gli impegni si onorano. E non vado in Cina a reperire le materie prime, non mi fido della sicurezza." Chissà cosa diventerà quest'azienda in mano alle nuove generazioni dall'occhietto furbo e l'attenzione tesa al costo più che all'impegno preso. El cummenda ci lascia sulle scale di quell'azienda così strana: "Io sono cavaliere di Malta. E viaggio parecchio. Ho visto posti nel mondo che non dovrebbero esistere. Dove le persone muoiono e soffrono. Dovete ringraziare di essere nati qui e pregare sempre per tutti e ricordatevi non è il guadagno che ci rende migliori." Lupo Alberto ci racconterà in auto della tragica fine del figlio dell'imprenditore, morto a soli diciannove anni per un incidente con la moto appena ricevuta in regalo da suo padre. Dell'ufficio invaso dalle foto del ragazzo e del rimorso mai sopito per quel maledetto dono. Non ho risolto il problema inesistente, lunedì mi sorbirò le ire della direttrice. Di questa trasferta mi è rimasto molto di più di una semplice verifica: il contatto con una persona d'altri tempi. Una pacca sulla spalla ed uno stipendio equo possono fare davvero miracoli. |
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