LA SFIDA
"La speranza è la decisione militante di vivere con la certezza che noi non abbiamo esplorato tutti i possibili se non tentiamo l'impossibile" (R. Garaudy)
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Cercavo l'immagine di un pianoforte per annunciare la notizia. L'ha fatto accordare! Dopo ventinove anni mia madre si è decisa a rimetterlo a nuovo. Dice: "In effetti ormai la Pastorale sembrava altro. Non potevo suonarvela a quel modo." E cercando ho visto subito l'immagine della tastiera con su quelle magnifiche scarpette rosse da danza classica. Ricordo che avevo chiesto di andarci da bambina, poi non so cosa successe, la scuola non piaceva a mia madre o era troppo cara. Andai a lezione di pianoforte, quello che suonava lei. Il mio profilo riporta tuttavia tra i difetti l'impazienza. E' qualcosa di insito nel mio carattere, si manifestava già allora all'età di otto anni. Riesco ad evitarla solo se sono sorretta da infinita passione o da orgoglio. Non ressi a lungo l'insegnante dolce che continuava a farmi studiare solo solfeggio, una noia che non vi dico, e mi offriva del thè con biscotti al burro in un grande salotto arredato in stile ottocento al termine della lezione. Per un anno sono andata avanti così. Il pianoforte lo vedevo soltanto in un angolo buio della camera della maestra, nero, lucido , con il suo metronomo che ticchettava indisponente. A casa ritrovavo il mio Kaps verticale, color noce, accordato per l'occasione da un vecchietto cieco ma con orecchie sopraffini. E finalmente giunse il tempo di suonarlo: un po' di Bach semplice semplice, Mozart, un meraviglioso notturno di Chopin, qualche Schumann e sempre tanti esercizi di solfeggio. Fin quando la pazienza terminò e dissi alla mamma che ero stufa di ripetere sempre gli stessi pezzi e non riuscire a imparare altro. Lasciai perdere, come feci con il nuoto, il tennis, e avrei fatto lo stesso con ingegneria se non fosse stato per l'orgoglio di dimostrare a mio padre diffidente ma speranzoso che ce l'avrei fatta. Punendolo il giorno della laurea con il divieto assoluto di festeggiamenti, nonostante l'affatto disprezzabile voto finale. Ammiro tantissimo chi riesce a dare un'anima ad un pezzo di legno e delle corde metalliche. Avrei potuto almeno imparare a suonare la Pastorale. Questo Natale sarebbe stato bello sostituire la mamma per i miei bambini o fare una suonata a quattro mani. Ma più di tutto mi rimane il desiderio di quelle scarpette rosse e di danze leggere ed eleganti come nuvole primaverili. Chopin - Notturno Op.9 N.2 |
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anche la danza per un periodo, ma breve. poi surclassata dagli sport. e poi la pallavolo è stata il mio pane quotidiano per anni, fino a quando mio figlio, che aveva 2 anni, cominciò a chiamarmi zia, perchè non mi vedeva mai, fra il lavoro e gli allenamenti 4 volte a settimana. allora decisi di appendere le asics al chiodo. e poi ero troppo androgina e mascolina nell'animo per il solo immaginarmi in tutù. ora però sto rimediando...coi balli di gruppo! sai quelli che quando li vedi sulle spiagge, nei locali, nelle feste, storci il naso e pensi: che deficienti! ecco, quelli :) però mi diverto, e soprattutto, il mio angolo è quello all'angolo, appunto, dove lo specchio non arriva, sennò se mi guardo comincio a ridere e non penso ai passi. un due tre ..mambo!
(però non saper suonare mi spiace davvero)
ciao tesoro, un bacio.