Si apre ufficialmente stasera nella tradizione popolare tarantina il periodo di Natale.
Dopo la loro prima apparizione il 22 novembre, giorno di Santa Cecilia, ritornano sulla tavola della festa le pettole.
La cena della vigilia dell'Immacolata è sottolineata dal profumo delle verdure stufate e dal calore di queste frittelle appena preparate.
Stesso rito si ripeterà anche per il pranzo della vigilia di Natale.
Si digiuna in vista del cenone serale e per "tenere lo stomaco", si gradiscono le pettole in versione salata o dolce secondo gusti e preferenze.
Vi lascio le dosi della mamma.
Molte versioni nel Salento e anche a Bari prevedono un quantitativo maggiore di farina, fino a mezzo chilo circa, in modo da formare un impasto consistente.
Io preferisco questa ricetta che le lascia molto leggere, quasi vuote all'interno.
200 g di farina bianca setacciata
200 ml di acqua tiepida
1 panetto di lievito di birra (25 g)
1 pizzico di zucchero (che quello lei lo mette ovunque tanto che per anni ci siamo lamentati della sua focaccia, buona si, ma troppo dolce)
Olio per friggere
I passaggi per la preparazione sono magistralmente descritti nel video "very original" al termine del post.
Le versioni salate possono essere molteplici.
Si ottengono aggiungendo all'impasto olive nere leccesi (le stesse da utilizzare per il calzone di cipolle), baccalà cotto in umido, alici, cavolfiori al vapore.
Quelle dolci prevedono una semplice spolverata di zucchero semolato, l'aggiunta di uva passa all'impasto, il condimento della pettola con vino cotto.
Quest'ultimo serve anche per le cartellate, tipico dolce natalizio del quale potete trovare numerose ricette in rete.
Questi nastri di pasta arrotolata sono inzuppati di vino cotto o di miele spolverato con cannella.
Un dolce molto simile nella versione miele, cannella e altre spezie esiste anche nella cucina tradizionale del Marocco.
Il vino cotto si fa normalmente con i fichi ma ne esiste un tipo più pregiato e costoso che è quello di mosto d'uva.
Quello di fichi è piuttosto amaro con un retrogusto dolciastro, molto denso e scuro.
Si può usare anche per condire la ricotta o altri formaggi freschi preparando così un gustoso dessert di fine pasto.
La preparazione è lunga e laboriosa, occorrono dieci chili di fichi per ottenere un litro scarso di vino cotto.
Però ragazzi che bontà!
Vado, a cercare di mantenere le tradizioni e le origini.
Pettole - Spiegazione in dialetto tarantino