LA SFIDA
"La speranza è la decisione militante di vivere con la certezza che noi non abbiamo esplorato tutti i possibili se non tentiamo l'impossibile" (R. Garaudy)
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Tre giorni di malattia e c’è il rischio che salti tutto ciò che hai programmato al lavoro. Comincio a sentirmi meglio dopo il tour de force di recupero per prepararmi in due mezze giornate. Che se c’è una cosa che proprio non potrei sopportare è di non rispettare i programmi o di arrivare impreparata per qualcosa. Stravolte le slide per la formazione della collega di Bologna, dal contenuto alla grafica. "Ma mi hai cambiato anche lo sfondo?" "E certo a me quel verdino ospedale non piaceva mica sai. Già noi della qualità passiamo per degli esseri noiosissimi, così li fai dormire!" "Si dai hai ragione, un po' di giallo e di arancio ravvivano l'atmosfera. E poi hai aggiunto quelle diapositive sulle richieste del cliente. Sai che sono proprio carine? Te le rubo eh per la prossima volta." La roba della qualità non piace a nessuno. Ai produttivi meno che mai. Sei lì che annaspi su ciò che vuole il cliente e perché devi controllare e perché non devi sbagliare e perché devi comprendere ciò che fai. Quando poi gli ricordi: "Devi segnalarmi se hai fatto un errore!", li scopri tutti a occhi bassi come a scuola. E ti viene da ridere che ti senti tanto la maestrina dalla penna rossa e tu proprio a far la maestra non ci sei portata. Ci credo talmente tanto nel senso del mio lavoro che vorrei riuscire a trasmettere più che i concetti l’entusiasmo. Che basta quello a volte per risolvere tanti problemi. E poi ti tocca aggiungere, contro le tue abitudini e metodo di lavoro e contro tutto quello che pensi e hai imparato nell'altra azienda: "Me lo devi segnalare con il modulino predisposto a questo." Ho imparato che la qualità non è burocrazia. La qualità va vissuta e sentita, la gente deve essere motivata, deve capire il senso di ciò che gli chiedi e la vita bisogna semplificargliela. Preferirei che mi avvertissero di un problema a voce, per telefono, per mail, alla macchinetta del caffè, su un tovagliolo di carta o con una scritta a penna sulla mano come i bambini. Non sono certo un vigile urbano che vuol fare la multa, sono solo una povera sciocca che ancora insiste per risolvere i problemi. Invece no. Dove lavoro adesso questo è inaccettabile. Si usa il modello che preparò più di dieci anni fa il direttore generale. Una roba talmente complicata che perfino io che mi occupo solo di questo ho avuto difficoltà all'inizio a comprendere. Provato a semplificare, eresia!! Quello l’ha fatto il direttore non sia mai a toccarglielo. E dire che la qualità avrebbe come obiettivo il miglioramento. Ti credo che la gente si rifiuta, nasconde, evita, non dice. E poi si sa, la cosa più difficile per chiunque è dire ho sbagliato, trovarsi un difetto, un limite. Così mi è sembrata perfetta la risposta che ho trovato in un questionario preparato per il corso. "Cos'è una non conformità?" (è il mancato soddisfacimento di una richiesta del cliente, è un problema, un'anomalia, qualcosa che va per il verso storto, un errore) Risposta: "E' un lavoro che non rientra nello standard di produzione." E certo. E bravo. Dirò che ha risposto bene. E' una perdita di tempo per chi lavora! Compilare il modulo s'intende! Oggi poi verifica ispettiva interna. "Come siamo andati?" "Tutto sommato non ho granchè da rilevare. Ora le alternative sono due: o io non sono in grado di controllare il vostro lavoro o voi siete bravi! Quindi mi riservo di tornare a sorpresa un lunedì mattina alle otto!" "No dai per favore. Allora vuoi proprio fare la cattiva. Come minimo non troveresti tutto pulito e in ordine come oggi che ci hai avvisato. "Appunto." E ora a noi ispettori della Lega Antivivisezione. Vi aspetto giovedì. Non ci posso far molto se a questa cosa del divieto di test su animali non ci crede nessuno, io per prima, se le dichiarazioni che mi hanno rilasciato in merito i fornitori lasciano il tempo che trovano, se non esistono in alcuni casi alternative per garantire la sicurezza per l'uomo se non uccidendo il coniglietto. Il mio impegno ce l'ho messo come sempre. Se troverete qualcosa che non va cercheremo di risolverla. E d'altronde non posso dar troppo credito a chi, per guadagnare più soldi di trasferta, chiede di fare due verifiche quando ne basterebbe una e, dopo aver pianto lacrime di coccodrillo sul povero coniglietto, chiede di essere accompagnato al ristorante per mangiarselo in salmì. |
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Io ho cominciato grazie ad uno stage che terminava un master post laurea sull'argomento. Sono poi stata assunta da quell'azienda, settore automotive. Progettavamo e realizzavamo macchine e linee per montaggio e prove di componenti automobilistici, ad esl. cambi, frizioni, ecc. Ho lavorato lì sei anni, come assistente, poi responsabile gestione ambientale e alla fine responsabile sia qualità che ambiente. Ora lavoro da sei mesi in un'azienda che ha due sedi: la prima qui in Veneto fa cosmetica, l'altra vicino Bologna alimentare. Prodotti a marchio per la grande distribuzione :-) Io ci credo nell'efficacia delle norme ISO; ho vissuto il passaggio dalla precedente versione burocratica del 1994 a quella più futurista del 2000. Credo che lo spirito non sia stato ancora compreso. Si è rimasti a data, firma, evidenza. Non si è capito quanto si può ottenere con poco se si comprende lo spirito dei principi della norma. Che poi io cerco di applicare un po' ovunque, non soltanto al lavoro :-) L'azienda dov'ero prima era molto evoluta da questo punto di vista, quella dove sono ora per niente. Ogni proposta di miglioramento viene bocciata. E d'altronde ci sono enti ed enti di certificazione. Quello che dà il certificato qui non è secondo me tra quelli migliori. Quando mi sono trasferita in Veneto avevo pensato di fare la consulente ma poi non ho avuto abbastanza coraggio. Magari il prossimo autunno che abiterò a un centinaio di chilometri da dove abiti tu e sarò di nuovo disoccupata mi offrirò per farti da segretaria :-) Ricambio il tuo sorriso!